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La pioggia notturna scroscia violenta contro il vetro, mentre sorvoliamo l'oceano indiano. Ci manteniamo con fermezza ai sedili, sperando di atterrare presto. Fred pilota l'aereo, tenendosi sempre James come copilota per eventuali aiuti. Abbiamo trascorso due nottate intense insieme, e non posso dire di non esserci rimasta male quando ho compreso che saremmo rimasti colleghi ancora per un po'. Forse lo saremo per sempre. Adesso siede difronte a me, con lo sguardo fisso nel vuoto. Ora che indossa la t-shirt, i lividi che gli ho provocato sono ben visibili.

Mi sono lasciata trasportare dall'entusiasmo. Non potevo prevederlo. Sei anni fa, quando ho lasciato Fort Marshall, non avrei mai detto che io e lui ci saremmo ritrovati. E di certo non potevo prevedere di finirci a letto. È successo. Vorrei dare la colpa ai lunghi anni in cui non ho potuto avere rapporti, ma la situazione è leggermente più complicata. Ieri è venuto da me per mangiare una pizza.

Devo ammettere che non avevo intenzione di mangiare. Si è presentato alla mia porta al mattino, per potermi ridare il cellulare. Guardandolo negli occhi, ho compreso che mi sono trasformata in una delle sue tante conquiste. Ora che ho assaggiato quel frutto proibito che mi è stato privato per anni, necessito di averne altro. Scuoto la testa, liberandomi di questi pensieri. "Quanto manca, Fred?" domanda James, battendo il piede. "Ci siamo quasi. Non riesco a vedere ad un palmo dal mio naso con questa cazzo di pioggia". Gli ultimi minuti sono i più turbolenti. Ci manteniamo ancora, tenendo le cinture di sicurezza strette al petto. Amber mi tiene la mano.

"Non l'avrei mai detto che una spietata assassina armata di mitra, potesse avere paura dell'aereo". Lei soffoca una risata. "Touché. Questo è uno dei pochi dettagli che desideravo non condividere con nessuno. Adesso lo sapete". Anche Bridget le prende la mano, confortandola.

Nel perpetuo atterraggio che sembra non arrivare mai, Amber mantiene gli occhi chiusi, le braccia tese. Tocchiamo il suolo, come in una forte spinta verso il basso. "Siamo a terra" dichiara il pilota, aprendo lo sportellone anteriore e spegnendo il motore.

Amber si tranquillizza, lasciandoci la mano. Perlustriamo il luogo con degli occhiali per la visione notturna. Cerchiamo i resti dell'aereo per poter trovare il cargo di cui ci ha parlato Williams. Nessuno conosce il contenuto, tanto meno cosa ha intenzione di farci. "Ehi, guardate!" dichiara James alle mie spalle. Ci indica qualcosa tra i cespugli. Troviamo la scatola nera dell'aereo.

"Ricordiamocene. È fondamentale per poter capire in quali circostanze è precipitato l'aereo". Amber lascia una bandierina, proseguendo insieme a noi. Ad ogni passo, incappiamo in resti e macerie. Appena troviamo il velivolo, ci dividiamo per poter cercare il cargo. Nessuno di noi sa com'è fatto, perciò non sappiamo da dove iniziare.

Raggiungo il muso dell'aereo, torreggiando su un albero. Quando arrivo davanti al vetro, strabuzzo gli occhi perdendo per qualche secondo l'equilibrio sul ramo su cui mi trovo cavalcioni. Il pilota è morto, trapassato da una parte all'altra da un altro ramo che non gli ha lasciato via di scampo. Torno giù, e il pantalone si incastra nel tronco. Non riesco a liberarmi.

Qualcuno viene in mio aiuto, puntandomi con una torcia. James si china su di me. "Aspetta, ti libero". Stacca il tessuto dall'albero. "Il pilota è morto". "Abbiamo controllato l'interno. Non c'erano altri passeggeri". "E per quanto riguarda il carico?" mi fa un cenno con la mano, invitandomi a seguirlo. "Abbiamo trovato diversi resti. Adesso non so a cosa si riferisca il vostro boss". Soffoco una risata.

"Adesso è anche il vostro. Inizia ad abituarti ai suoi modi di fare". "Non credo che mi abituerò mai". Rovisto tra le macerie, organizzando i pezzi che sembrano più inusuali. Tra questi trovo una scatola, diverse pendrive e una cassetta chiusa a chiave. "Portiamoli tutti sull'aereo".

"E se non dovesse essere niente di tutto questo? Non credo che ci farà tornare indietro". Alzo lo sguardo verso James, abbassando gli occhiali. "Credimi, lui potrebbe chiederci qualsiasi cosa".

"Ribadisco: non mi abituerò mai". Robert e Bridget vengono da noi. "Trovato niente?" sollevo gli oggetti, mostrandoglieli. "E Williams ci ha mandato su un'isola deserta a riscuotere una scatola?". Percepisco il loro dissenso. "A quanto pare. Dev'essere molto importante".

"Riuscite a lavorare per lui anche in questo modo? Senza potervi fidare al cento per cento?" mi domanda Fred, sbuffando. "Sono le missioni che preferiamo. Almeno non dobbiamo ammazzare nessuno". All'improvviso udiamo dei rumori e delle voci in lontananza. "Forse hai parlato troppo presto, Jules" sussurra James, alzando il suo M16. Tutti ci armiamo di pistole e fucili, restando allerta. Le voci si fanno sempre più distinte, finché non ritroviamo un gruppo di uomini che tengono le loro armi all'altezza delle spalle.

"Dateci quello che avete trovato, e noi vi daremo il vostro aereo indietro" esclama uno dei nemici. Spalle larghe, giubbotto antiproiettile e due fondine ai lati della cintura. "Avete sequestrato il nostro velivolo?" Fred lo interroga, tenendo l'occhio fisso nel mirino del suo fucile. "Sì, vi conviene abbassare le armi. Potremmo arrivare ad un accordo senza dover necessariamente uccidere qualcuno".

"Chi siete?" domando, serrando le palpebre. "Oh, vedo tre ragazze tra di voi. Fortunati". Non sembrano volerci rispondere. "Sapete cosa contiene questa scatola?".

"E voi lo sapete?". Ci guardiamo a vicenda, perplessi. Si presenta come Chaz, per poi fare un cenno con la mano. I suoi uomini avanzano verso di noi. Siamo ancora allerta. "Fa fare un altro passo ai tuoi, e noi facciamo fuoco. Non scherziamo" replico, digrignando i denti. "Non lo farete, altrimenti resterete su quest'isola per sempre. Vi ricordo che abbiamo il vostro mezzo di trasporto. Consegnateci la scatola e le pendrive, o finirà male". Non esitiamo. Persistiamo nel nostro obiettivo. Ad un tratto udiamo due colpi di pistola sparati in sincrono. I proiettili si sfiorano di sbieco. Perdo l'equilibrio, cadendo all'indietro.

Un dolore atroce alla scapola sinistra, liquido purpureo che scivola lungo il giubbotto di pelle. Istintivamente mi porto una mano sul petto, ritrovandomi le dita sporche di sangue. Fred e Amber si chinano su di me, mentre gli altri sparano a raffica verso il gruppo nemico. Il colpo sparato da James ha preso in pieno uno degli uomini di Chaz, facendolo morire dissanguato.

"Il proiettile è fuoriuscito" sussurra Amber, controllandomi la spalla. "Andrà tutto bene, Jus. Ha sfiorato la clavicola. Non è grave". "Sto bene" dico tra i denti "Aiutate gli altri". Fred si alza, lasciando Amber accanto a me. "Chi ha la scatola?" domando, preoccupata. "James. Non ha esitato a sparare quell'uomo, quando ti ha colpito". Al minimo movimento, la spalla si contorce e continua a sanguinare. Amber tampona la ferita, premendo la mano sul giubbotto.

"La vostra amica morirà dissanguata se non partite immediatamente. Preferite quella scatola a lei, o al vostro aereo?". Sento Chaz parlare, dimenandomi per il dolore. Non mi sembra una cosa non grave. Per la fitta acuta e persistente, mi ritrovo a chiudere gli occhi perdendo conoscenza. Le voci si affievoliscono, le luci si spengono.

Un vento gelido mi ghermisce, lasciandomi brividi lungo la schiena. Non sento più niente, il dolore è sparito. Sono solo io, davanti ad una luce fioca e distante. È così che appare la morte, per chi è stato appena colpito al petto. Avrei dovuto indossare tessuti balistici. Ma come potevo immaginare che ci sarebbe stata una squadra sull'isola, pronta a spararci contro per una scatola?

Le voci ritornano, però non riesco a vedere nessuno. "Si è addormentata. Presto! Dobbiamo portarla sull'aereo e medicarla" riconosco la voce di Bridget. "Ma come facciamo con James?" risponde Fred. "Dividiamoci" replica Robert. James. Cosa è successo a James? "Ragazzi?" urlo, la voce rotta. Non posso essere ascoltata, ma ci provo lo stesso. "Ragazzi, cosa è successo a James?". Urlo ancora, questa volta provando una strana fitta al cuore. Dolore mischiato all'angoscia. Un senso di vuoto alla bocca dello stomaco. Il fascio di luce davanti a me si dissolve, diventando buio. 

𝐌𝐞𝐫𝐜𝐞𝐧𝐚𝐫𝐲 | 𝘚𝘦𝘣𝘢𝘴𝘵𝘪𝘢𝘯 𝘚𝘵𝘢𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora