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Scocca la mezzanotte, la luna è alta e piena nel cielo fuligginoso e intorno a noi c'è solo silenzio

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Scocca la mezzanotte, la luna è alta e piena nel cielo fuligginoso e intorno a noi c'è solo silenzio. I trafficanti sembrano essere in ritardo. Guardo l'orologio che ho al polso. Le dodici e sette minuti. Tengo la pistola alta, e volgo la testa verso Robert. È sulla difensiva anche lui, spalle strette e la Glock tra le mani tremolanti. "Sto sudando" spiega, facendo lunghi respiri. "Si muore di caldo... il Messico non è mai stata la meta dei miei sogni". Sogghigna, guardandosi intorno. "E qual è la meta dei tuoi sogni?".

"Un luogo di montagna, vivere in una baita che dà sul lago e guardare il sole sbucare dalle cime rocciose innevate tutte le mattine". "Wow, e tu ti sveglieresti tutti i giorni alle cinque per poter guardare l'alba?" faccio spallucce, riconoscendo l'idea di una vita che non avrò mai. "Non mi sembrano le aspettative di una donna spietata come te".

"Forse è un sogno che avevo da bambina, appartiene a quella parte di me che ho abbandonato anni fa..." io amo quello che faccio, e lo faccio ogni giorno, con la consapevolezza che arriverà un momento in cui potrò non tornare più a casa. Ma, di rado, mi ritrovo a pensare a come sarei adesso se non fossi entrata nell'esercito, se i miei genitori non fossero morti, se non avessi subito un abuso. La vita è fatta di bivi. Avrei potuto prendere una singola strada diversa da quella che ho preso, e adesso sarebbe tutto diverso. "C'è movimento nel parcheggio" sibila Amber d'un tratto, facendo gracchiare gli auricolari. "Va bene. Io e Glock siamo in posizione" rispondo, sporgendomi dalla colonna per poter tenere d'occhio il perimetro. "È un gruppo. Conto sei persone. Due vengono nella vostra direzione" faccio un cenno con la testa. Amber e Fred reagiscono a distanza, puntando i bersagli con il sensore crepuscolare dei loro fucili. Per loro è più semplice muoversi nel buio. Noi ci affidiamo al nostro sesto senso. Robert mi sta dietro per pochi metri, dopo si affianca continuando a visionare il tratto che ci separa dai due trafficanti che si muovono in sordina a poca distanza da noi. "Jules, sta attenta!" mi fa un cenno con la testa, indicando un punto dietro di me. Subitaneamente mi giro di tre quarti, tenendo le braccia alzate, il dito sul grilletto. 

Scorgo delle ombre dietro ad un muro di cemento, e il pavimento scricchiola. Nelle prime ore, di questo nuovo giorno, ci ritroviamo davanti ad una rinnovata minaccia. La prima in cui mi ritrovo a presiedere un gruppo di mercenari, abili combattenti, nati per uccidere su commissione. Ma sono anche miei amici, persone che ho imparato a conoscere nell'ultimo anno. Tra di loro ne manca uno, forse il più importante. Penso che gli affiderei la mia stessa vita, se adesso ci fosse lui al posto di Robert. Tuttavia, mi fido anche di lui. Mi fido di ogni mio singolo partner, persino di Fred. Gli aggressori si muovono concitatamente, come se avessero previsto il pericolo. "Caterpillar, riscontro!".

"I quattro hanno lasciato il parcheggio. Sono nell'edificio; si sparpagliano". Robert resta attaccato a me sotto mio avvertimento. Non posso permettermi di perdere dei soldati. "Puckle gun, com'è la situazione da te?".

"Pulita. Il corridoio alla vostra destra è libero. Seguite quella direzione fino al muro di mattoni rossi. Lì dietro si nasconde il narcotrafficante". Consiglio a Robert di starmi dietro, e insieme proseguiamo a piccoli passi lungo il corridoio stretto. D'un tratto, siamo così vicini al bersaglio da essere in grado di ascoltare quello che si stanno dicendo.

𝐌𝐞𝐫𝐜𝐞𝐧𝐚𝐫𝐲 | 𝘚𝘦𝘣𝘢𝘴𝘵𝘪𝘢𝘯 𝘚𝘵𝘢𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora