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Faccio fatica ad addormentarmi dopo il nostro intenso e flemmatico amplesso

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Faccio fatica ad addormentarmi dopo il nostro intenso e flemmatico amplesso. Scivolo semplicemente via da lei, stendendomi alla sua destra. Le prendo la mano sotto le coperte. "Lavorare insieme non è poi così male". Jules soffoca una risata, alzando il mento. "Già. Non fai così schifo sul campo. Devi solo evitare di fare a pugni".

"Temi che mi possano rovinare la faccia?" si volta verso di me, prendendomi il mento tra le dita. "Sarebbe davvero impossibile rovinare questo bel faccino". Mi attira a sé ancora una volta, tornando a baciarmi. "Ti va di restare a dormire da me?". Non l'ho mai chiesto a nessuna donna. Di solito, dopo aver passato la notte insieme a qualcuno, prendo vestiti e scarpe e me la do a gambe levate. Ora è diverso, con lei è diverso. Mi prende le mani, avvolgendosele intorno ai fianchi. Si stringe a me, dandomi la schiena. Sprofondo il naso nella sua criniera purpurea e morbida. "Jules?".

"Mmmh?" brontola, infilando le dita tra le mie. "Devo dirti una cosa, e molto probabilmente non ne sarai entusiasta". Si svincola dalla mia presa, tornando a guardarmi negli occhi. "Io lo sapevo". Serra le sopracciglia, scettica. "Che cosa?".

"Di Vaults. Mi aveva già detto che si sarebbe ritirato, ancor prima che arrivassimo a Dallas". La vedo aprire la bocca, esitare. Poi la richiude. "James, mi stai dicendo che sapevi che avremmo continuato a lavorare insieme?". Faccio di sì con la testa, sentendomi colpevole. "Ed hai comunque flirtato con me. Hai fatto in modo che finissimo a letto insieme, nonostante ti abbia ripetuto fino alla nausea che Williams non accetta relazioni all'interno della squadra".

"Mi dispiace". Strabuzza gli occhi, innervosendosi. "Ti dispiace? Ti dispiace? Ho accettato, anzi, mi sono lasciata abbindolare dalle tue tecniche di seduzione esclusivamente perché il giorno dopo non ci saremmo più rivisti. Solo per questo".

Adesso sono io ad innervosirmi. "Beh, è passata quasi una settimana e ci ritroviamo di nuovo qui. Questa volta sei stata tu a saltarmi addosso, perciò nemmeno tu sei stata di parola". Jules si mette a sedere, sbigottita. "Non sei venuta a letto con me solo perché era la nostra ultima notte insieme. Sei venuta a letto con me perché ti piaccio". Scuote la testa, come se volesse scacciare la verità. "Oh, vuoi sentirtelo dire? Vuoi sentirti dire che sei maledettamente bravo in quello che fai, così potrai darti delle arie con i tuoi amici?".

"Non mi interessa affatto di darmi delle arie. Tu sei diversa dalle altre, Jules e te lo posso dimostrare". Mi rivolge uno sguardo triste. Quindi tiro un grosso respiro, afferrando il mio portafoglio dal comodino. Sfilo la foto che custodisco gelosamente nel taschino, porgendogliela. Lei se la rigira tra le dita, osservandola attentamente. "Chi sono?".

"Io e la mia famiglia. Eravamo in gita a Coney Island quel giorno". Mi sporgo su di lei, guardando la foto. "Questo è mio fratello. Si chiama Bradley, ha venticinque anni e soffre di autismo". Gli occhi di Jules mi scrutano. "E dov'è adesso?".

"In un centro specializzato. Vado a trovarlo un paio di volte al mese". Mi riconsegna la foto, mettendosi a braccia conserte sulle ginocchia. "Perché mi stai dicendo questo, James?".

"Perché, per la prima volta in trenta anni sento di potermi fidare di qualcuno e quel qualcuno sei tu, Jules. Non ti ho portata a letto per aggiungerti alla mia lista. Ti ho portata a letto perché non sono riuscito a toglierti dalla testa per ben sei anni, e rivederti ha acceso qualcosa".

Mi mostra un sorriso orgoglioso e compiaciuto, come se le ha fatto piacere sentire questo tipo di parole. "James Hall, non è da te parlare così ad una donna". Metto la mano dietro al suo orecchio, strofinando il pollice sulla sua guancia umida. "Tu sei l'unica donna con cui ho intenzione di parlare d'ora in avanti". Torno a baciarla, voracemente. La esploro, cercando la sua lingua e infilando le dita tra i suoi capelli sparsi sul cuscino. Ancora una volta mi prende la mano per portarsela in mezzo alle cosce. È così intraprendente, audace. Jules è sexy. È perfetta per uno come me che ha sempre cercato la perfezione nei posti sbagliati. La mia bocca guizza in ogni parte del suo corpo, lasciando piccoli baci sulla sua pelle diafana e liscia. Come avevo detto, non credo che riuscirò a chiudere occhio stanotte. 

Continuiamo a baciarci e a cercarci con avidità, facendo incastrare i nostri corpi sotto le lenzuola. Infine ci addormentiamo alle prime luci dell'alba, stretti l'una dentro l'altro. Mi sento così mellifluo, lezioso in sua presenza. Non vorrei mai perdere la mia fama da Don Giovanni, e nemmeno credo di voler perdere lei. Questa cosa, qualsiasi cosa sia, sta funzionando. Noi due funzioniamo, sul campo e fuori. Spero che Williams non lo venga mai a scoprire.

***

Faccio finta di dormire. Sono ancora turbata dalla sua confessione di ieri sera. Ha riposto una grossa fiducia in me, benché sappia che tra noi – qualsiasi cosa stia accadendo – è ancora in fase di sviluppo. Se vogliamo davvero vivere questa specie di relazione, dovremo tenerla nascosta al resto della squadra. Con Bridget e Amber potrei parlarne. Infondo sono le mie colleghe, le mie migliori amiche. Posso fidarmi. Fred sa già di noi, perciò sarebbero solo Robert e Williams all'oscuro di tutto.

No, meglio tenerlo per noi. Non lo dirò a nessuno. Un lieve sprazzo di luce giallo ocra supera la piccola apertura delle veneziane. Il braccio di James mi avvolge. Gli scocco un piccolo bacio all'interno del gomito, sentendo il suo odore addosso. L'orologio sul comodino rintocca le sette e mezza. È presto. Ho sonno ma non voglio dormire. Volgo piano lo sguardo verso James. Lui sonnecchia beatamente. Le labbra socchiuse, come se stesse soffiando. Mi ritrovo a fissarlo, trovandolo adorabile. Alzo il braccio, posando le dita sulla sua guancia. Gliela accarezzo con delicatezza, sfiorandogli la barba ispida. Sbatte le ciglia, posando gli occhi su di me. "Ehi, che fai?".

"Ti stavo accarezzando". Mi afferra il polso, portandosi la mia mano alla bocca per poi baciarne il dorso. "Ti ho sentito". Mi sorride dolcemente, stropicciandosi nel cuscino. "Volevo dire, perché lo stai facendo?". Faccio spallucce, sorridendogli con imbarazzo. "Cosa siamo, James?". Lui sogghigna, serrando le palpebre. "Vuoi sapere se ci ritengo una coppia?".

"Oddio, no. Non possiamo permetterci una relazione in questo momento. Voglio sapere se tieni abbastanza a me da voler continuare questa cosa". Risponde al mio quesito con un bacio lungo e appassionato. "Se tengo a te... ti ho appena parlato di mio fratello. Non l'ho mai detto a nessuno". Poso una mano sul suo bicipite, stringendolo tra le dita. "Provo una sensazione strana, come se dovessi raccontarti qualcosa della mia vita per poter ricambiare la fiducia che hai riposto in me".

"Non devi dirmi niente, Jules. Ho imparato a conoscerti bene quando eravamo in trincea e ho dovuto coprirti le spalle". "Quella è una delle poche cose buone che hai fatto al fronte". Lui sgrana gli occhi, soffocando una risata. "Ah, usiamo il sarcasmo stamattina". "Non vuoi sapere perché ti odiavo così tanto?".

"Me lo hai già detto. Ricordi al locale l'altra sera, prima che finissimo a fare l'amore nella mia auto?". Lo ricordo bene. Quel momento è ancora impresso nella mia mente, e non me ne libererò mai. "No, il motivo per cui ti odiavo così tanto era la tua mancanza di rispetto nei miei confronti. Io ti aspettavo per poterci esercitare insieme al tiro a lungo raggio, e tu ti scopavi l'infermiera". Lui si fa serio, portandosi una mano nei capelli. "L'hai saputo...".

"No, vi ho visti. Sono venuta a cercarti un pomeriggio, e ti ho trovato con lei nel tendone dei medici senza frontiere". Mi mostro visibilmente disgustata. "Quindi il motivo per cui mi odi è da attribuirsi alla gelosia?".

"Certo che no" sbotto, restando distaccata. Lui scosta le lenzuola, scivolando sopra di me. "Non mi prendi per il culo, Jules. Ho capito come funziona il cervello femminile. Eri gelosa?". Lo guardo dritto negli occhi, ingoiando la saliva. "Sì". Sorride, tornando a baciarmi. Il suo petto aderisce al mio seno, spingendolo verso il basso. Infila la mano sotto la mia schiena, sollevandola. I nostri corpi combaciano alla perfezione mentre lui continua a farsi spazio dentro di me, in tutti i sensi. James si è insinuato nel mio cuore e nel mio cervello, non lasciandomi via d'uscita. Sono fottuta. 

𝐌𝐞𝐫𝐜𝐞𝐧𝐚𝐫𝐲 | 𝘚𝘦𝘣𝘢𝘴𝘵𝘪𝘢𝘯 𝘚𝘵𝘢𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora