7)-Girasoli.

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Sonya's pov

Eravamo una famigliola allegra, o così dicevano. Mi guardai intorno in quella fredda e rovinata stanza, riflettendo su quello che era successo, su quel trauma. 

Inizio flashback.

"Mama! Mama! Guarda che bel fiore che ho trovato!" 

Le porsi quel bel girasole giallo ocra, il mio preferito.

"Oh, tesoro, è bellissimo, ma perché lo hai strappato?" 

Disse con voce tranquilla, mentre prese gentilmente quel regalo.

La guardai confusa, e poi mi ricordai quello che papа mi diceva sempre sui fiori e la morte.

"Oh povero fiorellino..me ne ero scordata...non lo farò mai più mamma!"

Mi guardò intenerita, e mi accarezzo i capelli, per poi invitarmi a sedermi sul suo grembo, e così feci. Mi stava facendo delle treccine ai capelli, e papa era affianco a noi, a guardarci come se fossimo due bambine in un giardino di girasoli. Quando мама finì con i miei capelli, guardò meglio occhi suo marito, e poi mi tenne stretta a sé; anche папа si unì a quell'abbraccio, entrambi mi coprivano del tutto, come se dovessero proteggermi da qualcuno, o qualcosa.

Fine flashback.

Da lì in poi, ricordo solo la voce di mia madre, che continuava a ripeterci che ci amava, e quella di mio padre, che diceva che sarebbe tutto finito presto, e che saremo rimasti insieme per sempre. Poi, sentii un botto, e svenni. Quando mi risvegliai, i miei genitori erano a terra, morti, ed io, ancora tra le loro braccia. Ma tornando al presente, una volta che mi resi davvero conto di quell'accaduto, decisi di seppellire i miei genitori in quel campo di girasoli che tanto amavano e che era sorprendentemente intatto, solo, un po' malato, come me d'altronde. La stanza del manicomio di mamma e papà era piena di fiori, e per questo adesso avevo una rosa al posto dell'occhio sinistro, e varie foglie che uscivano dalla mia pelle, ma non facevano male, non se non le toccavo. Ero traumatizzata, questo lo sapevo e ne ero al corrente, ma non riuscivo a piangere, se non dopo aver bevuto dell'acqua pulita. Mi piaceva rimanere seduta sul davanzale della finestra, al sole, mi faceva sentire viva e dimenticavo tutto. 

In quanto al cibo, c'erano delle piante da frutto intatte, comunque commestibili, e anche se avessi mangiato qualcosa di radioattivo, non sarebbe successo nulla. Папа diceva sempre che dovevo fare attenzione ai russi, ma a me piacevano, soprattutto quella bambina che avevo incontrato qualche giorno fa. Prima dell'incidente, le infermiere del manicomio, le guardie, spesso anche i pazienti nei momenti di lucidità, erano tutti simpatici con me, dicevano che assomigliavo ad una principessa, o a un girasole, tutti erano fissati con i girasoli quando mi vedevano, non per niente i miei genitori mi diedero il nome "Sonyashnyk" che in ucraino, significa appunto girasole. Dovetti riarredare la mia stanza con quello che potevo, il letto era comodo visto che usai quel materasso di riserva che le infermiere tenevano sempre in un armadio, ed usai le lenzuola che prima facevano parte del lettone dei miei genitori, perché sentivo ancora il loro odore. 

In quanto ai vestiti, pensavo di dovermeli far prestare da quella bambina, speravo che non rifiutasse la mia richiesta, e per quanto riguardava la mia igiene, potevo andare oltre Prip'jat, in dei piccoli villaggi dove la mattina tutti erano a lavoro, e potevo usufruire dei loro bagni; La strada non era lunga per me, e ne valeva la pena. Anche se potevo chiedere aiuto, rimanere in quel manicomio, mi faceva sentire al sicuro e protetta, come se ci fossero ancora tutte quelle persone, anche se ero completamente sola. E a volte, dovevo scappare via, certo, tornavo sempre, ma non riuscivo a sopportare molto di tutto quello. Pensavo spesso di porre fine alla mia vita.

Sono Sonyashnyk Gavarilyuk, o, Sunny, una ragazzina dai capelli biondo d'oro e un occhio verde chiaro. Non so cosa mi riserverà il futuro, spero solo di non degenerare mentalmente, in questo manicomio non ci sono più infermiere.

Natasha IvanovDove le storie prendono vita. Scoprilo ora