33)-Barattoli o suore.

18 5 0
                                    

Natasha's pov

Aspettavo pazientemente il ritorno di papa, mi trovavo sempre in quel grande palazzo dove avvenne quella grande cena.

Ero in un corridoio lungo, il pavimento era lucido, probabilmente cerato, e c'erano vari ornamenti rossi e d'orati. E mi trovavo lì in piedi, un po' spaesata.
Le finestre erano anche queste d'orate, dalle tende rosso scuro e soprattutto altissime. E quasi per ogni finestra...no, ma che dico, per ogni singola finestra in piedi si trovava un soldato affianco a questa; diritto e composto, nessuno si smuoveva per nessun motivo, e iniziai a pormi delle domande che forse mi sarei dovuta fare molto tempo prima.

In che genere di famiglia sono capitata?

È possibile che sia davvero così perfetta?

"Vestiti comoda, perché comunque porterò io il vestiario giusto per ciò che dovremmo fare oggi"
Così mi disse papa stamattina, quando mi svegliò alle cinque del mattino. Un orario totalmente abituale per me, dato che mi svegliavo a quell'ora anche in America.
Mi svegliavo, mi lavavo la faccia e facevo un po' di esercizio. E poi tutto il resto.

Camminai lentamente davanti a ogni soldato, per alcuni mi dilungavo di più. Ammiravo le loro divise, i loro distintivi scintillanti, i loro stivali scuri visibilmente usati ma che parevano super resistenti. Improvvisamente mi sentivo di nuovo piccola; ma non era più lo schermo della piccola TV dell'orfanotrofio a separarci, bensì pochi centimetri in cui questo povero ragazzo biondo poteva sicuramente sentire il mio respiro sulla sua pelle.
Gli toccai il viso, aveva una mascella che gli dava dei lineamenti perfetti. La sua espressione non cambiò nemmeno per un secondo, perciò passai l'indice sulla curva del suo naso perfetto. I suoi occhi erano gli unici a vagare per guardarmi, ed erano grigio-azzurri.

Lasciai perdere anche quest'ultimo, e ripresi a camminare per il corridoio.

C'erano varie stanze a cui non avevo accesso, per il semplice fatto che non avevo le chiavi; ed enormi saloni si potevano trovare facilmente, e ognuno era diverso, ma non necessariamente diversissimo, giusto quelle differenze per riconoscerli tutti.

Passando per uno di questi innumerevoli saloni, uno di questi attirò particolarmente la mia attenzione: c'era un grammofono affianco alla poltrona di velluto rosso. E per mia fortuna, anche vari vinili da inserire.
Mi sedetti per terra, e osservai le varie opzioni:
ovviamente, c'erano milioni di brani della Красная Армия, ho sentito varie canzoni dell'armata rossa da piccola, e con amarezza posso dire che nessuna di queste era brutta..davvero, nessuna.
C'era anche Миллион Роз, ma penso l'avrei ascoltata dopo questo vinile.
Sarebbe stata una buona idea, però? Alla fine lo avevano messo qui loro, quindi perché non utilizzarlo?

Quando partì la musica mi alzai in piedi, e osservai il disco girare. Sono nata 4 anni dopo la fine dello stato sovietico, e sono davvero felice di non essere nata prima.

Ma a volte mi fermo a pensare che individuo potrei essere stata in una possibile vita precedente, e ho sempre avuto la netta sensazione che avrei vissuto in quel determinato periodo. Un soldato russo, che combatte ogni giorno, è malinconico e non ama la sua vita, e l'unica luce fioca che lo guida ad andare avanti è la sua amata, la quale riceve ogni giorno lettere d'amore da lui.
E nella mia immaginazione, quest'uomo si chiama Ivan Nikolai.

«Так значит, мы всегда вдвоем, Моя любимая...»

Mi girai di scatto, era papa che cantava, e sorprendentemente bene..Teneva tra le braccia una divisa, e mi guardava con tenerezza.

«Natasha, come sei finita in questo salone? È parecchio lontano dall'entrata..»

Ridacchiò, stringendo la divisa a sè. Mi avvicinai a lui e lo abbracciai di lato, cercando di guardare meglio che genere di veste avesse tra le braccia.

Natasha IvanovDove le storie prendono vita. Scoprilo ora