12)- Hans Artur Jäger.

115 43 0
                                    

Hans' pov

Ormai ero in fase pre adolescenziale, e avrei posto fine a quella pagliacciata.
Mio padre, Klaus Jäger, avrebbe sempre voluto una figlia femmina, così mi diceva sempre senza nascondermelo. Invece mia madre morì quando ebbi solo tre anni, perciò non ho moltissimi ricordi di lei, oltre a qualche foto sparsa qua e là per la casa, a Berlino ovviamente.
Sempre a Berlino, ero sempre stata conosciuta come una "bambina bellissima", e partecipavo molto spesso a dei concorsi di bellezza per bambine, tipo quelle classiche principessine, no? Capelli biondi e occhi azzurri.
Ma io ero eterocromatico, un occhio era verde e l'altro azzurro. E avevo le lentiggini, e il diastema. Ero tutto tranne che una principessa. E poi sono maschio, e per tutto questo tempo mi hanno sempre convinto del contrario per beneficiare della bellezza più effeminata che avevo da bambino.
Non nego che da piccolo mi piacesse giocare con le bambole, utilizzare vestitini rosa, tra l'altro molto leggeri e comodi, ma la pubertà è alle porte e non potevo continuare a vivere in questa bugia che rendeva felice solo mio padre.

Innanzitutto, ne parlai a lui e mio nonno, aspettandomi chissà quale reazione. All'inizio erano molto titubanti, almeno, mio padre non lo era tanto quanto mio nonno. Ma poi ovviamente capirono, e potei finalmente cambiare ufficialmente il mio nome e identità: non più Hilda, ma bensì Hans, Hans Artur Jäger, ma nessuno pronunciava quasi mai il mio secondo nome, il nome di mio nonno e di battesimo. Per l'abbigliamento, avrei dovuto aspettare un po', e usare la roba vecchia di mio fratello.
Ma adesso che mi trovavo in America, per me era ora di cambiare completamente.

Vado alle medie, prendo lezioni di pianoforte e sono abbastanza bravo in questo.
Non ho molti amici, forse non ne ho per niente.
Ho mio fratello maggiore, ma è un coglione, e dubito di poter definire Susan e Natasha delle amiche..E, a parlar del diavolo...Avrei dovuto incontrare quest'ultima dopo un bel po' di tempo. Lei ha qualche anno in più di me, e sono sicuro che sia cambiata tantissimo. Me la ricordo più o meno, da bambina, nonostante avesse perso un occhio, era bellissima, la bambina più bella di tutta la scuola. Ma il mio orgoglio aveva sempre la meglio, e al tempo la popolarità era molto più importante per me. Spero davvero che non mi odi.

Arrivarono di pomeriggio, erano solo lei e suo padre. E da quanto ho capito, non sta più insieme a mio fratello da molto tempo, dato che la tradì appena ne ebbe la possibilità; glielo feci sapere io stesso, come giusto che dovessi fare.
Natasha era come me l'aspettavo, forse meglio. Era cambiata, ed era bellissima nelle sue imperfezioni. Ma che stavo dicendo? Già a prima impressione sembrava mi piacesse come da una vita. Ma io sicuramente non piacevo a lei.

La osservai mentre scendevo le scale, era una persona completamente diversa. Teneva i capelli legati in una coda bassa, indossava una felpa, dei pantaloncini che le arrivavano sotto il ginocchio, delle calze che si trovavano al di sotto di quest'ultimo, un po' rovinate, e delle semplici e sporche converse nere.
Alzò lo sguardo, il suo viso era quasi cupo ma comunque le sue labbra rosee accennarono un leggero sorriso.

«Привет.» Anche la sua voce era diversa, era intensa e aveva quel qualcosa di suo.

«Hallo.»

Decisi quindi di accompagnarla nella mia stanza, non avendo molto da fare in salotto.

«E Jürgen?»

«È fuori con quella puttana.»

«Ho capito.»

Si sedette sul letto, sospirando. Anche lei, come ogni membro della mia famiglia, sapeva benissimo che ero un maschio, glielo aveva detto Jürgen. Perciò non disse nulla, si limitò a guardarsi intorno, osservando i cambiamenti della stanza.
C'era un silenzio tombale e io non avevo la più pallida idea di come rompere il ghiaccio.
Mi sedetti affianco a lei, e capii che non gradiva l'ambiente, dato che mio fratello era stato uno stronzo. Perciò la abbracciai, cercando di rassicurarla

«Senti, Natasha...è lui che ha perso qualcosa, non sei tu.»

Ci staccammo dall'abbraccio, le presi le mani e continuai a parlarle mentre mi guardava negli occhi, con quel suo unico occhio cupo e un'espressione di chi ucciderebbe a sangue freddo.

«Sei una ragazza bellissima, e questa è la tua opportunità per trovare nuovi amici, e chissà, anche un nuovo fidanzato, o se preferisci una fidanzata. Non credi?»

«Tuo fratello mi fa solo pena. È un codardo e un'ipocrita, non preoccuparti che stia male per lui. Ma apprezzo il tuo volermi confortare, Hans.
Sei cambiato molto.»

Non l'avevo mai vista così fredda. Da piccola era piena di vita ogni volta che mi ronzava intorno, e certo, era abbastanza violenta. Ma ora?
Lasciai le sue mani e abbassai lo sguardo, con il suo occhio puntato su di me.

«Ho già conosciuto nuove persone. Non è male, qui.»

Lentamente rialzai il viso, sorridendo leggermente.

«In questo periodo ho legato con Susan, ti ricordi? La figlia del Signor Jhonson.»

Annuì, avevo pochi ricordi di lei, ma non l'avevo dimenticata.

«Ecco. Siamo andate a esplorare una foresta da poco, e abbiamo conosciuto altre ragazze.»

«Mi fa piacere...Non vedo l'ora di andare al liceo come te.»

E dopo qualche ora, si concluse l'interminabile serata. Mio padre e suo padre si erano riconciliati un po', fortunatamente. Avevano avuto uno strano litigio l'anno precedente, non so per quale esatto motivo.

Natasha è così diversa, è così fredda, è sicura di sè.
È la donna più bella che abbia mai visto.

Natasha IvanovDove le storie prendono vita. Scoprilo ora