26)-Azael Von der Ahe.

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Azael's pov

Mi chiamo Azael Von der Ahe, sono una ragazza tedesca, e sono satanista.
Buffo dire una cosa del genere, perché mia madre è molto, molto cristiana, ed è consapevole delle mie scelte religiose; comunque...Incominciamo dall'inizio.

Io e mamma ci siamo trasferite da pochi mesi in questo quartiere di Los Angeles, qualche anno dopo il suo divorzio con papà. Hanno divorziato quando avevo forse 7/8 anni, e ciò non mi ha fatto né caldo, né freddo: per mio padre io non sono mai esistita, sin dalla mia nascita. Egli inanzitutto avrebbe desiderato un maschio come primogenito, ma io non solo non ero un maschio, ma la mia era anche una gravidanza non programmata. Mia madre decise di non abortire, e mi accolse con tanto amore quando naqui; per questo motivo, anche se è una donna cristiana, non potrei mai e poi mai odiare mia madre.
Quindi, quando naqui, il 2 Febbraio 1994, iniziarono tutti i nostri problemi. Mio padre non parlò a mia madre per un mese intero, non la aiutava in nessun modo in casa, e stava sempre fuori a fare qualsiasi cosa pur di non rientrare. Un po' mamma fu aiutata da sua madre, quindi mia nonna, mentre i genitori di papà erano entrambi morti.

Quando ero bambina, mia madre non era così fanatica del cristianesimo, certo, era comunque cristiana, ma non mi fece mai battezzare..forse perché voleva che lo facessi io, forse per dimenticanza.

Ricordo tutte le volte che le chiesi, da bambina che non sapeva esattamente quello che era successo:

"Mutter, perché papà non mi risponde?"

Mio padre dopo questa domanda, prendeva i piedi e se ne andava o fuori casa, o in un'altra stanza. E mia madre mi prendeva in braccio, stringendomi a sé, accarezzandomi la nuca o la guancia. Il suo profumo penetrava le mie narici immediatamente, mamma indossava sempre un profumo alle azalee, è il suo fiore preferito, da questo derivava il mio nome, così mi disse.
Quando finiva di accarezzarmi, mi diceva sempre:

"Vater non merita di rivolgerti la parola, sei una creatura troppo preziosa, e non dovresti nemmeno sprecare del fiato per della sua attenzione."

Da piccola non la capivo mai, quindi in qualche modo provavo lo stesso a parlare a mio padre, ma non ottenevo mai niente. Perciò non mi affezionai mai ad egli, non avevo memorie con lui, non mi aveva mai mostrato un minimo di affetto, e tutti i soldi per nutrirmi provenivano dal lavoro di mamma.

Il giorno del loro divorzio, io ero a casa da sola, seduta sul tavolo a disegnare. Stava passando tanto tempo per me, e impaziente mi alzai e iniziai a girovagare per casa. Andai nella camera dei miei genitori, e iniziai a frugare nei cassetti dei loro comodini.

Nel comodino di mamma, trovai un rosario, una piccola bibbia, dei fazzoletti, e un burrocacao; rimisi tutto apposto, a parte per la bibbia, che poggiai sul letto per qualche minuto.
Nel comodino di papà, c'erano almeno tre pacchetti di sigarette, due accendini, e un anello: sì, era il loro anello di matrimonio.

Richiusi il suo cassetto, non toccai nessuna di quelle cose; ripresi la bibbia, e mi sedetti a terra a leggere pagine a caso.
Ricordo che, pur non capendo tutte quelle parole, rimasi disgustata in qualche modo da quello che avevo letto, questo personaggio "Gesù", o questo "Dio". Mentre menzionavano spesso anche un altro uomo, "il diavolo", è lui che attirò la mia attenzione. Nel libro si diceva che era un personaggio cattivo, ma personalmente trovavo del fascino in egli, in qualche modo.

Rimisi poi la bibbia al suo posto, ed uscì dalla stanza. Rincominciai a disegnare, disegnai me e quello che descrivevano come il diavolo, e lo appesi in un muro della mia stanza. Poi tornai in salotto, e, quando stavo per sedermi sulla poltrona, entrò finalmente mia madre in casa.
Ricordo che aveva un sorriso stampato in faccia sin dall'inizio, e quando mi vide si sedette sul divano e mi prese in braccio immediatamente. Iniziò a baciarmi il viso, stringendomi a sé, e tutto quello che usciva dalla sua bocca erano dei ringraziamenti a dio, e varie lodi a quest'ultimo. Da quel giorno, mia madre diventò davvero una cristiana fanatica.
Mio padre venne cacciato di casa, e per il mio 13esimo compleanno, mia madre mi raccontò esattamente quello che era successo. Ero felice, felice per me e felice per lei, perché tutto quello che ci aspettava erano solo cose buone e nuove, senza tutto quello di negativo che ci dava mio padre. 

Ma quel compleanno non fu l'ultima volta in cui sentii parlare di lui. Un anno dopo, una settimana prima del mio 14esimo compleanno, arrivò un'altra notizia su mio padre. Mamma era molto seria al riguardo, ma non era esattamente triste..me lo disse la sera di quel giorno, dopo essere tornata da lavoro: mio padre era morto. Si era buttato da un ponte, dopo aver perso anche il suo lavoro, e molti dei suoi amici.
Da quel giorno, io e mamma non lo menzionavamo quasi mai, e continuammo a vivere la nostra vita in tranquillità.
Mi avvicinai molto alla religione satanista in quel periodo, e mia madre lo scoprì dopo qualche mese.
Provò a farmi tanti discorsi, cercando di farmi cambiare idea, ma ormai avevo già deciso, e quindi perse le speranze, ma non il suo amore per me.

Due anni dopo, ci trasferimmo qua a Los Angeles. Mamma trovò un nuovo lavoro, e passava anche molto tempo in chiesa. Io invece, mi dedicai alla mia religione. Appena arrivate in questo nuovo luogo, mamma stava ancora cercando una scuola dove potermi iscrivere, ma ancora non aveva trovato niente. La nostra casa qui è più piccola rispetto a quella che avevamo in Germania, ma la trovo molto più confortevole e carina; l'unico problema, è che non avevo amici lì, ero completamente sola, e per questo non aspettavo altro che entrare a scuola.

Pensavo molto a questi ultimi fatti, ed era un periodo in cui comunicavo molto con padre Asmodeo, lui mi capiva parecchio, mi trattava bene.

E una Domenica mattina mi svegliai, erano le 9:00, mamma era in chiesa. Il mio letto era molto comodo e soffice, così soffice che il mio peso sprofondava leggermente ogni volta che mi ci coricavo. Ma quella mattina, mi resi conto che sentivo un peso in più alle mie spalle; pensavo fosse mia madre, anche se mi pareva molto strano da parte sua rimanere a casa di domenica, o comunque che si trovasse nel mio letto.

Mi girai lentamente, ancora dormiveglia, e vidi un uomo enorme e muscoloso dalla pelle color rosso fuoco dormire beatamente. Aveva delle lunghe corna ai lati della fronte, altrettanto lunghi e mossi capelli scuri, lentiggini nere qua e là sul viso. Non sapevo esattamente come reagire in quel momento, sapevo che era un demone, e pensavo di star ancora dormendo ovviamente, ma no.

Avvicinai la mano sotto il suo naso: respirava.
Quindi la spostai sul suo viso, e lo accarezzai lentamente, incredula di quello che stava succedendo. Chiusi e riaprii gli occhi, ed era cambiato.
Adesso era un ragazzo dalla pelle scura, dai capelli lunghi e rossi, e sempre con tante lentiggini. Era umano stavolta.

Mise una mano sulla mia e iniziò a ridacchiare con la sua voce scura, prendendomi poi per i fianchi e stringendomi a sé.

«Ancora 5 minuti, Azael..»

E passarono 5 minuti. 5 lunghi minuti in cui le mie braccia stringevano egli, sentendo ogni singolo muscolo; sentivo il suo respiro caldo sulla mia fronte, mi faceva sentire al sicuro.

Quando si svegliò mi lasciò andare e si sedette sul letto, stropicciandosi gli occhi, e così mi alzai.

«Puoi chiamarmi Aeshma, ho sentito da un uccellino quanto eri sola, perciò sono venuto a farti compagnia. Per qualche ora, per un giorno, una settimana, un mese, un anno..Anche per sempre se desideri»

Ero più che felice di questo accaduto. Aeshma era di una bellezza ammaliante, e un demone sarebbe stato la compagnia perfetta per me. Senza esitazione, quindi, dissi:

«Per sempre va più che bene..»

E gli sorrisi. Lo presi per le mani, facendolo alzare, lo portai in bagno e lo feci sedere da una parte. Misi un po' di musica, stavamo ascoltando uno dei miei gruppi preferiti: i Rammstein. Mi spogliai davanti a lui, e mi feci una doccia. Quando finì decise di farsene una anche lui, e poi, mentre entrambi ci asciugavamo, iniziai a cantare un po' con la spazzola in mano, perché era partita “Sonne”.

Mi guardava senza dire niente, forse un po' confuso, ma continuò ad asciugarsi indisturbato.
Il giorno dopo gli comprai dei vestiti, e il seguito lo passammo a parlare e parlare senza mai fermarci, e così iniziai a conoscerlo meglio.

Mamma era sempre poco presente a casa tra una cosa e l'altra, e non è ancora a conoscenza di Aeshma, ma va bene così.
Anche quando iniziai a frequentare questo liceo non venne mai a sapere di lui, nonostante venga a scuola con me.

Natasha IvanovDove le storie prendono vita. Scoprilo ora