Twenty three

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How to save a life
The Fray
(Leggere a fine capitolo.)

La vita è imprevedibile, cambia con le stagioni, anche il tuo inverno più freddo, accade per le migliori ragioni, e anche se sembra eterno, come tutto ciò che farai è congelare, prometto che la primavera sta arrivando, e con essa, nuovo di zecca le foglie.

Un mese dopo.

Quella fu una notte speciale, la notte del 26 maggio fu speciale.
Il respiro di Abigail era rilassato e pesante, mentre dei dolci sbuffi le sfioravano le labbra.
I palmi delle mani appoggiati sullo stomaco di Niall, anche lui profondamente addormentato sul divano.
La televisione era accesa su un canale a caso di interviste sportive ma il volume era completamente azzerato e l'unica luce proveniva appunto dallo schermo di fronte a loro.
Quindi quando il cellulare iniziò a vibrare violentemente contro il tavolino in vetro, fu questione di secondi per fargli spalancare gli occhi azzurri e gettare uno sguardo al corpicino della fidanzata stretto a se.
Portò il polso sopra le loro teste per controllare l'orario e strinse gli occhi facendo una smorfia costatando che l'orologio segnava le 3:22 della mattina.
Allungò il collo al cellulare, cercando di non svegliare Abigail e non fece in tempo a leggere chi stesse telefonando, perché anche il suo cellulare iniziò a vibrargli nella tasca dei pantaloncini e lo sfilò immediatamente.
"Jennifer", illuminava lo schermo e strisciò immediatamente la cornetta sul verde, rispondendo prima che il cellulare fosse scosso da un'ennesimo squillo.
Era davvero tardi ed era consapevole dentro di se che non avrebbe mai telefonato se non fosse stato importante.
«Gesù, Jennifer sono le tre di mattina si può sape-..»
«Niall stai zitto, sveglia Abigail per favore, ho le doglie e Tristan è letteralmente svenuto accanto a me. Ho telefonato anche a Tara e sta andando in ospedale, ma ho bisogno che mi vieni a prendere, non so come fare.»
Un sorriso buffo gli riempì le guance pensando a quando avrebbe sfottuto il migliore amico, per essere svenuto ma tornò subito serio, annuendo anche se non poteva vederlo:«Okay, arriviamo, tu non fare sforzi o insomma, non so precisamente cosa consigliarti, Dio tuo marito è davvero un'idiota. Stai lì, arriviamo.»
Niall sentì le mani prudere e scosse la spalla di Abigail ricevendo in risposta un mugugno e per pochi secondi si ritrovò
a trattenere un gemito per il freddo che colpì il suo corpo, in assenza di quello della mora.
«È tardi, che c'è?»
Restò ad occhi chiusi con il broncio stropicciato sul cuscino e le mani a conchiglia sotto le guance.
Si morse le labbra pensando a quanto fosse adorabile assonnata e le infilò le dita fra i capelli.
«Jennifer ha bisogno che l'accompagniamo in ospedale, ha le doglie e quel cretino di Tristan è svenuto.»
Una piccola risata le sfiorò le labbra e scoppiò letteralmente a ridere quando gli occhi verdi di Abigail si spalancarono e si alzò di colpo cadendo con un tonfo sul tappeto.
«Che cosa?!»
Alzò la voce e cercò di riprendere l'equilibrio, si sistemò in fretta i capelli dietro le orecchie e lo guardò confuso e altamente intontita.
Cinque minuti prima stava sognando di vivere all'interno di una nuvola e pochi secondi dopo stava cercando di metabolizzare le parole del fidanzato.
«Oh Dio, okay muoviti noi dobbiamo andare, dobbiamo decisamente andare. Oddio ma sono in pigiama, ahh.»
Ammise uno sbuffo che fece sorridere Niall, impegnato a infilarsi in fretta le
scarpe e ad allacciarsi la felpa.
«Amore, mettiti almeno le scarpe.»
Mosse gli occhi in fretta dai suoi piedi,
coperti da un paio di pantofole lilla e di come stesse indossando un piumino blu sopra il proprio pigiama.
«Cosa? No! Dio solo sa se Jennifer scopre che ho perso tempo a cambiarmi, starà già impazzendo e insultando Tristan per essere svenuto.»
Niall alzò le braccia al cielo sorridendo e afferrò le chiavi dell'auto mentre le afferrava la mano ed entravano nell'ascensore aspettando di ritrovarsi nel garage.

Abigail e Niall si ritrovano a ridere osservando i loro corpi attraverso lo specchio della cabina.
Entrambi erano decisamente troppo su di giri per rendersi conto di come in tutta quella situazione ci fosse poco da ridere.
Ma Niall non perse tempo a sfilare il cellulare e a scattare una foto di loro due, troppo poco seri anche per mettersi in posa.
La verità era che entrambi erano nervosi e agitati per poter metabolizzare che presto sarebbero entrati in contatto con gli occhi pieni di rabbia della loro amica.
Inoltre non lo avrebbero mai ammesso, ma entrambi non potevano fare a meno di pensare che prima o poi si sarebbero ritrovati loro in quella situazione.
«Niall, giuro che se..»
«Prometto di non svenire Abigail.»
Rise, afferrandole le dita della mano baciandone il dorso, concentrato a sfrecciare ad una velocità comunque adeguata, verso l'appartamento di Tristan e Jennifer.
Abigail si ritrovò a deglutire appena, immaginando come da quella notte la vita di tutti loro sarebbe completamente cambiata.
Un bambino è una cosa così grande da terrorizzare chiunque, immaginare di essere per sempre dipendente da un esserino così piccolo.
Spendere ogni energia per una vita, una vita nuova così minuscola da dover vivere per sempre con la paura che si potesse far del male o rischiasse di spezzarsi.
Per un momento non biasimò Tristan, pallido appoggiato allo schienale del divano, mentre Jennifer lo insultava con un accento irlandese decisamente stretto.
«Okay ora dobbiamo decisamente calmarci tutti. Jennifer smettila di insultare Tristan e tu, alza quel fottuto culo e raggiungi Niall in auto.»
Jennifer mugolò di dolore, appoggiandosi alla spalla di Abigail, ora piegata su di lei per aiutarla a camminare il più in fretta possibile.
Fermò i suoi movimenti, pochi metri dall'auto e la mora si voltò di scatto, terrorizzata che fosse successo qualcosa.
«Jen, cosa succede?»
Gli occhi blu della biondina, si riempirono presto di lacrime si appoggiò alla sua spalla lasciandosi andare ad un pianto pieno di singhiozzi.
«Sono solo felice che tu sia qui con me, Dio solo sa che paura ho avuto nel pensare che avrei dovuto fare tutto questo da sola, Ab. Ho bisogno di te, perché ora come non mai sto provando una paura indescrivibile.»
Jennifer era sempre stata riluttante nei confronti della malattia di Abigail, non si era mai esposta troppo.
Non le aveva mai fatto capire quanto in realtà fosse terrorizzata dall'idea di perderla, ma ora la guardava negli occhi e pensava solo a quanto fosse stata egoista in alcune circostante.
Jen era dannatamente spaventata dall'idea di perderla che non era nemmeno stata in grado di ammetterlo ad alta voce.
Si allungò per asciugarle la guancia e sorrise scuotendo la testa:«Andiamo a far nascere questa bambina

New Year, second part// N.HDove le storie prendono vita. Scoprilo ora