Nine

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Where's My love Piano Solo
SYML
(Leggete a fine capitolo.)

Ho perso la paura di perderti, nel momento in cui ho ascoltato la tua voce, ma poi, hai avuto paura anche tu e ci siamo persi entrambi.

«Ricapitolando, sei andata a casa sua e siete finiti a letto insieme?»
«In un certo senso.»
Posò la tazza nel lavandino, le mani le tremavano ancora dalla sera prima, la testa a stento rimaneva sulle spalle e il respiro le mancava ogni trenta secondi.
«Voi due siete così scontati, non è la prima volta che vi vedete per parlare e finite per giocare al dottore insieme.»
«Jennifer!»
La bionda rise mordendo una fetta di pane e alzò le mani con un grande sorriso, con tanto di fossette.
«Cos'è quel sorriso? Non credo proprio sia perché io e Niall abbiamo giocato al dottore, dio non posso credere di averlo detto ad alta voce.»
Lo sussurrò quasi a se stessa e prese un ennesimo sospiro, prima di voltarsi e appoggiare le mani sui fianchi asciutti.
«Non è niente, piuttosto sei pronta per sta sera?»
Strinse le braccia al petto e si morse il labbro inferiore pensando a quando quella sera avrebbe varcato le porte del concerto di Niall.
«Dimmelo subito Jennifer e no, ovviamente non sono pronta. Ma non è questo il punto, oggi vado in ufficio per prendere dei fascicoli e sono proprio curiosa di sapere la causa di quel sorriso.»
Jennifer tornò seria qualche istante e passò un tovagliolo sulle labbra rilasciando un sospiro.
«Non penso sia il caso, devi andare in ufficio o farai tardi questa sera.»
Abigail le afferrò prontamente il polso prima che potesse anche solo superarla e la guardò dritta negli occhi.
«Jen, sono la tua migliore amica e puoi dirmi qualsiasi cosa quindi, apri quella bocca e dimmi cosa succede.»
Gli occhi azzurri di Jennifer si chiusero pochi istanti e rilasciando un respiro che aveva trattenuto per qualche minuto, annuì alle parole dell'amica.
«D'accordo, ieri sera sono rimasta da Tristan a dormire, era in bagno e mentre gli sistemavo la giacca è caduto un cofanetto. Ho tentato di fare la brava e non guardare ma, c'era un anello, credo voglia chiedermi di sposarlo.»
Sapete quella sensazione che si ha da bambini, quando vi cade un lecca lecca e allora vostra madre lo raccoglie, dicendovi che non è più buono e che va buttato? Ma poi vi promette di comprarvene un altro il giorno dopo, quindi non ci restate più male e decidete di andare a letto senza delusione.
Abigail aveva appena fatto cadere il suo lecca lecca, però non poteva comprarne un altro il giorno dopo e sarebbe stata costretta ad andare a letto delusa.
Le si fermò il cuore, pochi istanti, il tempo di capire che fosse ancora viva, quando quella sofferenza coprì ogni centimetro del suo petto, come del ghiaccio istantaneo.
Voleva essere felice, voleva saltarle al collo e saltare di gioia per quella stupenda notizia eppure si sentiva, come se le avessero strappato di mano il suo giocattolo preferito e lei non potesse far nulla per riprenderlo.
«Non avrei dovuto, Abigail mi dispiace forse nemmeno è per me, io mi dispiace Ab.»
Abigail scosse la testa, lasciando cadere le mani sui fianchi e sorrise, uno dei più grandi sorrisi che avesse potuto fare e l'attirò in un abbraccio, profondo, necessario.
«Sono contenta Jennifer, sono contenta e sono sicura che quell'anello sia tuo.»
La voce scricchiolava, come una vecchia maniglia bisognosa di un po' d'olio.
Il corpo era momentaneamente in arresto, era cosciente di farne parte ma senza farne parte davvero.

Funziona così, senza nemmeno rendertene conto, una parte di te rimane incollata a quel lecca lecca caduto.
Ti chiedi se avresti dovuto prestare più attenzione, guardare dove mettere i piedi e tenerlo più stretto fra le proprie dita.
Abigail guardava il viso di Jennifer, che straparlava di come in realtà si sentisse entusiasta e lei, si sentiva in una vasca di acqua ghiacciata.
In totale ipotermia, tra la vita e la morte, cercando una via d'uscita per riemergere dalla vasca e cacciare un urlo, ora libera di soffrire.
Ma il fatto era che non aveva la capacità di decidere da che parte stare, se fra quella dei vivi o dei morti, non aveva le redini e se c'erano, non erano abbastanza forti.
Strinse le mani in due forti pugni e con tutto il coraggio in corpo, ebbe la forza di alzarsi e uscire da quella casa, come se nulla fosse davvero successo una mezz'ora prima.
Allacciò la cintura di sicurezza e girò la chiave accendendo la macchina, le mancò il respiro e scoppiò in lacrime, con la testa appoggiata al volante e il cuore, che lentamente si scongelava lasciando un vuoto più profondo di quanto immaginasse.
Il mondo le cadde addosso e si rese conto di quanto non fosse davvero felice per Jennifer e si sentì egoista, una pessima amica.
Era arrabbiata perché lei si meritava un lecca lecca il giorno dopo e avrebbe dovuto fingere che tutto quello non sarebbe stato un problema e che quando avrebbe incrociato lo sguardo di Niall, quella sera, non si sarebbe sentita morire.
Portò i palmi delle mani sugli occhi e strinse i denti, sentendo il petto bruciarle forte, come se qualcuno ora avesse incendiato e sciolto quel ghiaccio.
Si sforzò di non dar retta a quanto ora i polmoni si sforzassero di fare un buon lavoro e guidò verso l'ufficio, mentre tutto era appannato e fin troppo visibile per quanto avrebbe voluto vedere la realtà.
Si appoggiò alla parete dell'ascensore e si guardò allo specchio, il mascara sulle guance e un dolore lancinante allo sterno.
La sua testa era confusa, tanto da perdere il suo piano e finire con il sedere a terra e fare su e giù per ogni piano, evitando lo sguardo della gente curiosa e impicciona.
Afferrò il cellulare e quando andò sulle ultime chiamate, tentennò di schiacciare sul numero di Niall e dirgli quanto non se la sentisse di presentarsi quella sera.
Perché era una codarda che non era in grado di fingere che stesse bene, che non era in grado di far vivere la felicità altrui senza mettere la sua sofferenza al primo posto.
Desiderava davvero avere un pulsante e fermare il tempo, perché continuava a scorrere e lei rimaneva bloccata senza averne il comando.

New Year, second part// N.HDove le storie prendono vita. Scoprilo ora