Seventeen

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Flicker
Niall Horan
(Leggete a fine capitolo.)

Poi ricordo l'inizio,
e fa eco una scintilla e ricordo l'elettricità magica.
Poi quando guardo dentro il mio cuore, c'è ancora una luce nell'oscurità.
Ancora un barlume di speranza che mi hai dato per la prima volta che voglio mantenere, quindi per favore, non andartene.

La quotidianità dei gesti diventa il nostro pane quotidiano, così quando qualcosa distrugge il nostro equilibrio tutto diventa una grande nuvola di fumo nero.
Fitta al punto da poterla dividere in due con un coltello, la parte della razionalità e quella dell'irrazionalità.
Negli ultimi mesi la prima prevaleva sulla seconda in qualsiasi gesto, parola, sospiro, bacio, carezza.
Il cinismo era la prima portata di ogni pensiero che cancellava ogni briciola di coraggio e la capacità innata di essere coraggiosi.
Ma per la prima volta in settimane, quando Niall affondò le dita sui fianchi di Abigail, tutta quella nuvola si ritirò in una bolla di sapone.
Li avvolse, chiudendosi attorno ai loro corpi stretti sotto le lenzuola, ovattando il mondo che li circondava, fermando ogni voce, ogni pensiero, dando spazio ad ogni movimento.
Silenzioso, profondo e intoccabile, forte da essere indelebile e debole da essere vulnerabile.
Con Beatrice era stato tutto in discesa, era stato semplice quando l'aveva conosciuta.
Era scattata subito la scintilla e la rossa non aveva perso tempo a cominciare qualcosa che sarebbe iniziato tanto velocemente quanto sarebbe altrettanto finito.
Con Abigail era stata una faticosa salita, si era dovuto scontrare con un carattere più delicato, con delle mancanze affettive che con Bea non aveva avuto.
Ma a distanza di ormai tre anni, nonostante tutti gli avessero detto fin dall'inizio che Abigail era diversa, non era mai stato così felice di aver scelto l'irrazionalità.

Tracciava le lentiggini sulla sua schiena, cercando di creare un disegno immaginario, una sorta di "unisci i puntini".
La pelle chiara risaltava fra le lenzuola blu che ricoprivano ogni centimetro di quel letto ormai disfatto e caldo.
Il viso rilassato, dormiente appoggiato contro il proprio braccio, che stringeva con le sue delicate dita ricoperte di smalto.
Niall scosse la testa pensando che se avesse continuato a guardarla sarebbe impazzito per quanto ogni angolo del suo corpo l'amasse.
Aveva sentito il mondo cadergli addosso quando un anno prima si erano separati e allontanati, fino a non vedersi e sentirsi per mesi, interminabili.
Non desiderava altro che averla sotto le sue lenzuola, incollata al proprio corpo e rimanere ore ad annusare il suo profumo, a stropicciarle il viso sulla pancia e a provare quella sensazione di infinita estasi mentale.
Ma quando la tua fidanzata è malata, non puoi avere la certezza che la mattina dopo sarà ancora in quel modo.
Ad essere onesto niente era mai una certezza, ma in quei mesi più di quanto lui volesse, nulla poteva essere tanto sicuro da metterci la firma.

Per cui ogni minuto passato lontano da lei era una tortura, ogni secondo che sprecava distante da Abigail, per Niall era diventato insopportabile.
Passava la giornata a cercare di farla ridere e a prenderla in giro sul fatto che dopotutto amasse le sue battute squallide.
Abigail amava l'odore della pioggia, le ricordava quei giorni in cui tornando dall'università, l'asfalto era umido e tutto sembrava in pace.
Come se la pioggia avesse spazzato via ogni residuo di negatività all'interno del piccolo paesino in cui viveva.
Al contrario Niall diventava nervoso quando il tempo non era dalla sua parte, con gli anni si era adattato sempre di più all'idea di un clima prevalentemente invernale vivendo a Londra da quando era diciottenne.
Ma negli ultimi tempi era restio al buon umore e un cielo scuro aumentava solo di gran lunga il suo irritabile atteggiamento.
«Niall, smettila di tenere quel broncio, siamo venuti qui per divertirci e tu te ne stai lì in silenzio a fissare la televisione.»
Scrollò le spalle e si alzò dalla poltrona camminando in fretta accanto al corpo di Abigail, era stretta in una pesante coperta e stava leggendo uno dei suoi libri preferiti.
«Penso solo.»
«A cosa, babe?»
La voce di Ab uscì sottile, mentre si spostava col corpo per essere posizionata sopra a quello del moro, ora impegnato a passare i palmi delle sue mani sulla schiena della fidanzata.
«Solo che mi manca la vita di prima, non che ora io non sia felice, ma penso a come mi sentirei se partissi per alcune settimane e ti lasciassi qui da sola. Non ora, non adesso non voglio.»
«Niall se ti mancano i concerti io te l'ho giá detto-..»
«No, no diamine Abigail a me manca la mia vita con te, mi manca svegliarmi al mattino e non pensare all'idea che potresti andartene da un momento all'altro. L'idea di essere solo mi fa sentire così piccolo e vulnerabile e non mi piace.»
Avrebbe dovuto sentirsi male per le sue parole, ma la verità era che anche lei era terrorizzata dall'idea che un giorno tutto smettesse di muoversi e si ritrovasse a non essere più protagonista della sua vita.

New Year, second part// N.HDove le storie prendono vita. Scoprilo ora