Obbligo o verità?

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"Yacht di famiglia un paio di palle, questa qui è una cazzo di nave!" La voce squillante di Bokuto, rimbombava nelle orecchie di Tendo più forte di quando lo sentiva cantare al microfono.
"Abbassa la voce cazzone! Quale parte di dobbiamo mantenere un profilo basso non ti è chiara?" Iwaizumi tirò un pugno in testa al grigio.
"Cazzone a chi? Anche tu stai urlando!"
"A te! Smettila di attirare l'attenzione!" Continuò imperterrito il moro, senza rendersi conto di tutte le persone che li squadravano da capo a piedi.
"Voi due siete sempre irrecuperabili." Li zittì alla fine Tsukishima, facendo ridere sonoramente il rosso.
I quattro ragazzi si trovarono ad aspettare sulla passerella del molo qualcuno che li facesse entrare, perché dal loro aspetto nessuno aveva creduto che anche loro fossero stati invitati.
Ovviamente non che Tendo si aspettasse un ingresso sul red carpet -d'altronde era più probabile che Osamu li gettasse tutti e quattro in mare- però la maggior parte degli invitati della nave  sembravano tutti riccastri di alta società e il rosso avrebbe giurato di non aver mai visto nemmeno una di quelle facce bazzicare al Rocket.
"Si può sapere perché questo stupido buttafuori non può farci entrare?" Sospirò scocciato il grigio.
"Mi sembra quasi stiano facendo una cena di gala qua dentro, altro che affari loschi." Gli rispose Tsukishima.
"Non so se sia un bene o un male." Ridacchiò invece il rosso.
"Prendila così, se non ci ucciderà Miya, lo faranno gli sguardi di questi bastardi." Concluse il gufo.
"Bokuto cerca di stare calmo."
"Iwa-bro per questa gente siamo parassiti! Hai visto come ci guardano dall'alto in basso?" Il grigio si accese una sigaretta e rimase a sbuffare fumo per qualche minuto.
Tendo dal canto suo non aveva avuto dubbi sulla sua reazione: Bokuto provava un odio viscerale verso i ricchi, sosteneva che fosse colpa loro e di quella società ingiusta in cui vivevano, se suo padre era stato arrestato.
I suoi amici avevano provato mille volte a convincerlo che fosse solo colpa della merda che vendeva, ma Bokuto non aveva mai smesso di mettere i soldi da parte per pagare la cauzione, alla fine però, aveva dovuto rendersi conto che ci sarebbero voluti anni per riuscirci con le sue sole forze e questo non aveva fatto altro che ampliare ancora di più quel suo odio.
E magari i ricchi non hanno la colpa di essere nati ricchi, ma i poveri che cazzo ci fanno con una scusa del genere quando astento si permettono un piatto caldo?
Iwaizumi si avvicinò al gufo per farlo ragionare, gli poggiò una mano sulla spalla, ostentando una -finta- sicurezza, che tirava fuori solo quando aveva gambe e braccia coperte e sì, Tendo lo aveva notato che da qualche giorno si tagliava anche sulle braccia e la cosa gli pesava come un macigno sulle spalle.
Disse al suo migliore amico di aver bisogno di rinfrescarsi un po' le idee e si allontanò lungo il pontile, avvicinandosi sempre di più a quel super-yacht che probabilmente superava i duecento metri di lunghezza.
Osservò attentamente il parapetto e le poche persone poggiate ad esso, intente a guardare il molo, mentre i led della barca illuminavano l'acqua del mare in cui era immerso.
La sua attenzione fu attirata da uno smoking bianchissimo che -in mezzo al buio della notte- era l'unica cosa a brillare di luce propria, mentre il suo proprietario procedeva a passo sicuro fino ad un angolo isolato della nave e Satori non ebbe il minimo dubbio su chi fosse quella persona, perché l'avrebbe riconosciuta tra mille.
Approfittò della poca attenzione delle guardie verso quella parte in penombra della nave e si avvicinò di soppiatto.
"Sei più bello che mai, Wakatoshi-kun." Esclamò, allargando il suo classico ghigno storto quando il castano cominciò a guardarsi intorno alla ricerca della fonte di quella voce.
"Sotto di te."
Gli occhi smeraldini di Ushijima combaciarono con i suoi, mentre il ragazzo col completo si sporgeva ancora un po' dal parapetto per guardarlo meglio. In quell'istante i led della nave cambiarono colore, passando dal blu al rosso e creando un effetto particolare sul volto del Guess Monster.
"Cerca di non cadere in acqua baby, piuttosto, c'è qualcosa che puoi usare per farmi salire?" Gli chiese col tono di voce più basso di un'ottava.
Ushijima si guardò intorno perplesso, prima di fare cenno al rosso di seguirlo lungo il ponte.
E mentre gli occhi di tutti erano puntati altrove, il castano calò una scaletta di legno a pioli e il rosso non se lo fece ripetere due volte, imboscandosi su uno yacht privato con un ghigno malefico sul volto.
Ushijima non gli diede nemmeno il tempo di parlare, trascinandolo verso una cabina vicino alla sala di comando vuota.
"Che ci fai qua?"
"Potrei farti la stessa domanda se questa non fosse una barca per ricconi." Biascicò il rosso, stringendo la presa sulle spalle del suo capitano.
"I miei sono stati invitati in segno di amicizia per festeggiare i trent'anni di attività della ditta di trasporti Miya." Spiegò il castano, capendo che l'unico modo per avere risposte da Tendo, era quello di scoprire per primo le sue carte.
"Ditta di trasporti?" Chiese incredulo il rosso.
"Atsumu non te l'ha mai detto? Al di là di tutti i locali che possiedono come fonte secondaria di introito, i Miya curano praticamente ogni tipo di trasporto, che sia in giro per il Giappone o all'estero non ha importanza."
"Avevo sentito che fosse una grande ditta ma non mi aspettavo che una catena di trasporti potesse essere ricca quanto la casa farmaceutica dei tuoi."
Ammise il rosso, avrebbe sicuramente dovuto parlarne con il suo caro capo di quella storia.
"Non mi hai detto che ci fai qua." Puntualizzò duro Ushijima, come a non voler continuare quel discorso sulla sua famiglia.
"I Bison sono stati invitati come ospiti al piano di sotto." Ammise finalmente, passando subito dopo a far scendere le mani lungo le braccia del compagno.
"Ma non capita tutti i giorni di vedere Wakatoshi-kun in tiro per una festa, dovevo pur approfittarne." Sorrise storto, per poi avvicinare il suo volto al collo del compagno, sfregando il naso sulla sua pelle per sentire il buon odore che emanava.
Ushijima sospirò sotto le attenzioni di quel diavolo tentatore, i nervi fino a quel momento tesi si stavano sciogliendo piano piano.
"Sotto alla sala c'è il casinò di Osamu." Riuscì a dire tra un sospiro e l'altro, mentre Tendo aveva preso a sbottonare i primi bottoni della sua camicia per avere una porzione più grande del suo collo a disposizione.
"Gioco d'azzardo?" Chiese abbastanza tranquillo, leccandogli lentamente la pelle.
"Non solo, sette e mezzo, roulette, serate a luci rosse, fanno di tutto là sotto."
Pronunciò il castano, prima di buttare la testa all'indietro, facendo ingrandire ancora di più il ghigno storto del rosso.
"Con i Miya non sai mai cosa aspettarti." Disse con fare ironico, per poi attaccare le labbra alla base del collo del suo capitano, iniziando a succhiare.
Ushijima ormai si era già perso da un po' in quel mondo in cui solo Satori sapeva trascinarlo.
"Non ci sono regole in mare aperto." Sussurrò appena, incastrando i suoi occhi verdi in quelli cremisi del compagno, notando distintamente un guizzo di luce attraversarli.
"Che ci siano o meno, me ne fotto lo stesso." E questa volta anche le labbra del serio e composto Wakatoshi Ushijima si inclinarono leggermente verso l'alto, nell'attimo che precedette lo scontro con quelle del rosso.
Fu un contatto profondo, con la bocca famelica del middle bloker che si spingeva con foga sulla sua, con le sue braccia avvolte intorno al collo sottile del rosso e quelle del compagno strette ai suoi fianchi.
Erano talmente presi l'uno dall'altro in quel momento, da non accorgersi della porta della cabina che si apriva lentamente.
"Non mi fraintendere Ushijima-san anche io vorrei essere da tutt'altra parte, ma devo ricordarti che non puoi permetterti di limonare il tuo fidanzato proprio ora." Gli disse la voce ilare del grigio.
Tendo non sembrò fare una piega, facendo girare la lingua in bocca a Wakatoshi ancora per un po' prima di decidersi a staccarsi da lui per fissare i suoi occhi in quelli smeraldini del mezzo-russo.
"Avevo dimenticato che anche tu fossi qua tra i ricchi, non fraintendermi ma il ruolo del pusher ti sta molto meglio." Scherzò Satori, squadrando da capo a piedi il completo elegante di Fendi che incorniciava perfettamente la figura del novellino dalla Nekoma, era proprio vero che i russi amavano la moda italiana.
"Stai tranquillo sono sempre fornito, poi ti immagini che figata vendere la coca con questo stile?"
E Satori rise sonoramente a quell'uscita, poggiando un braccio attorno alle spalle di Ushijima che si era ricomposto in silenzio. Il telefono nella sua tasca posteriore aveva preso a vibrare, segno che anche per lui era ora di aprire le danze.
"Vi lascio alla vostra festa allora." Ghignò ancora il rosso, per poi sussurrare qualcosa direttamente nell'orecchio del suo capitano.
"Se hai bisogno di me, sai dove trovarmi." Soffiò suadente, per poi sparire oltre l'oblò.
Wakatoshi finalmente alzò il capo, trovandosi la faccia divertita di Lev che lo sovrastava di appena qualche centimetro.
"Sta per piantare qualche casino?" Chiese il grigio curioso, puntando le iridi sulla figura del castano che aveva ritrovato nel giro di poco tutta la sua austera compostezza.
"In mare non ci sono regole." Ripeté per la seconda volta, affiancando il grigio per tornare alla sala della cena, con il cuore finalmente più leggero grazie al suo Lucifero.

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