Dipendente

70 5 9
                                    

Iwaizumi si svegliò di soprassalto quella notte, le spalle tremavano convulsamente, il respiro spezzato e gli occhi che bruciavano nel tentativo di mettere a fuoco la stanza buia. Sentí una mano poggiarglisi sulla coscia. Sobbalzò, fermandosi giusto in tempo dal mettersi a gridare, aveva dimenticato che quella notte Oikawa stava dormendo a casa sua.
Il moro in verità era stato contrario in un primo momento, ma poi si era reso conto che fuori continuava a diluviare e non accennava a smettere ed era fin troppo tardi per mandare Toru a casa da solo, anche se era un idiota e se lo sarebbe meritato.
"Iwa-chan." Pronunciò la voce ancora rauca e impastata dal sonno, mentre le braccia del castano si stringevano intorno alla sua vita, infondendogli la calma necessaria a regolarizzare il suo respiro, tornò a distendersi con un sospiro.
Non aveva potuto fare diversamente, continuava a ripetersi Iwaizumi, fuori diluviava e lui non aveva né una stanza per gli ospiti né un divano abbastanza grande in quella casa, era stato costretto a fare dormire Toru nel suo stesso letto, o almeno era quello di cui stava cercando di convincersi mentre il suo cuore batteva cosí forte da rimbombargli anche nel cranio.
"Hai avuto un incubo?" Chiese ancora Toru, sistemandosi meglio al fianco dell'amico, senza però staccare le braccia dalla sua vita.
"Hai appena constatato una cosa ovvia, idiota." Rispose il moro cinico, sentendo in tutta risposta le sue braccia stringersi ancora di piú intorno alla sua vita, quasi fosse una punizione.
"Va tutto bene, puoi anche lasciarmi adesso." Continuò Iwaizumi, anche perché se il grande re aveva intenzione di continuare a stringerlo aveva paura che avrebbe avuto un infarto.
Oikawa sbuffò, ma per una volta sembrò ascoltare, anche se solo in parte, di fatti staccò un solo braccio dalla sua vita, facendolo scivolare piú in basso. Con il senno di poi il moro pensò che sarebbe stato meglio lasciarglielo tenere intorno alla vita, perché nello spostare il braccio, Oikawa aveva inavvertitamente pressato i polpastrelli su qualcosa che lo aveva fatto gemere di dolore.
Vide la sua testa castana sollevarsi e osservarlo interrogativo, ma prima che potesse fare qualcosa per impedirlo, Toru aveva già abbassato la coperta e gli fissava le cosce.
Iwaizumi cercò di fargli mollare la presa e ricoprirsi, ma quella stretta era troppo forte per lui che aveva passato il giorno prima a vomitare, cosí si limitò a portarsi le gambe al petto, per nascondere il piú possibile i tagli.
"Iwa-chan..." Cominciò ancora Oikawa e il moro già sapeva che se avesse detto qualsiasi cosa sarebbe scoppiato a piangere o avrebbe probabilmente avuto un attacco di panico. Non sapeva spiegare il motivo che lo spingeva a farlo, c'erano giorni in cui si sentiva semplicemente un rifiuto e si trattava come tale e poi ce n'erano altri in cui il dolore era l'unica cosa in grado di fargli provare emozioni e allora sentiva il bisogno di appigliarsi a quello straccio di lucidità che sentiva di star perdendo completamente, bruciando i suoi neuroni con l'erba giorno dopo giorno. Si era sempre fatto schifo, ma non credeva di essersi mai odiato tanto quanto in quel momento.
Mentre i pensieri vorticavano confusi nella sua mente, alla ricerca di una scusa sensata che non riusciva a trovare. Si rese conto che non ce ne sarebbe stato bisogno, perché Toru aveva deciso di non fare domande, lo aveva solo circondato con le braccia e gli aveva sussurrato che sarebbe andato tutto bene e per qualche secondo il moro volle davvero illudersi che sarebbe stato cosí.

Mezz'ora dopo si ritrovarono ancora distesi sul letto, erano appena le cinque e mezza del mattino e Iwaizumi si era raggomitolato come un bozzolo sotto alle coperte, lasciando fuori solo la testa, mentre Oikawa se ne stava al suo fianco, le braccia piegate dietro la testa, mentre fissava il soffitto che cominciava ad illuminarsi con il sorgere del sole.
"Oi Iwa-chan" Chiese ancora il castano e se non fosse stato cosí stanco, il diretto interessato lo avrebbe di sicuro strangolato. Dopo aver ricevuto un mugugnò in risposta, Oikawa continuò a parlare.
"Quella sera al concerto, perché indossavi due ali diverse?" Chiese sinceramente curioso. Oikawa aveva passato giorni a rivedere nella sua mente l'immagine di Iwaizumi con quel costume, aveva provato una sensazione di vuoto quando lo aveva sentito cantare, aveva avuto paura, ma poi tutto lo spazio che lo circondava si era riempito solo della figura di Iwa-chan. Iwa-chan che cantava, Iwa-chan che chiudeva gli occhi per non guardare il pubblico, Iwa-chan che se ne stava semplicemente fermo sul palco, con il basso tra le mani e quelle ali maestose che lo facevano sembrare una creatura eterea.
"Perché quando Tsukki stava cercando qualcosa che andasse bene come costumi di scena ha trovato delle ali, però solo tre paia erano intatti, gli altri due erano rotti, quindi ha unito le uniche due ali intere per fare un quarto paio." Argomentò piano, finalmente si era tranquillizzato.
"E perché le hai messe tu?"
"Tendo ha insistito, ha detto che mi rispecchiano."
Il castano sbuffò.
"Cosa crede di saperne quello lì?" Iwaizumi fu tentato di dirgli che probabilmente Tendo era stato l'unico a capirlo da solo, ma se lo risparmiò perché sapeva quanto poco in buoni rapporti il suo capitano fosse con i giocatori dello Shiratorizawa.
"Credo abbia ragione in ogni caso."
"Non dire stronzate." Pronunciò ancora più indispettito il castano.
"Smettila di negare l'evidenza Oikawa, l'hai capito anche tu che c'è qualcosa che non va in me." La voce del moro era molto amareggiata, mentre si girava a pancia in su, mollando la presa sulla coperta.
"Sono un disastro e non capisco perché continuiate a starmi tutti accanto, anche se non faccio progressi, anche se continuo ad essere un fottuto coglione autodistruttivo che prima o poi si ucciderà con le sue stesse mani."
Aveva pensato ad alta voce, aveva dato fiato a cose che non avrebbe mai dovuto esprimere apertamente davanti a qualcuno, ma ormai era troppo tardi per rimangiarselo e anche per sentirsi in colpa.
Toru strinse i denti, intrappolando con uno scatto fulmineo Iwaizumi sotto di sé.
"Non provare nemmeno a pensarci! Dopo tanto tempo ho finalmente la possibilità di starti accanto e non ho intenzione di lasciarti andare!"
Lo sguardo di Toru ebbe il potere di trasmettergli -e Iwaizumi aveva sempre odiato quella innaturale empatia che nutriva verso di lui- tutto il carico emotivo, che fino a quel momento il suo capitano doveva aver provato. Riconobbe la rabbia, l'odio, la preoccupazione e più di tutto la frustrazione; quella stessa frustrazione che gli vedeva dipinta in volto solo dopo aver perso una partita. Ma infondo al suo cuore il moro già sapeva che era proprio così,
perché Iwaizumi era la persona su cui il grande re aveva scommesso, la sua quotidiana e costante sfida personale.
"Tsk ti hanno mai detto che sei un egoista?" Soffiò sconfitto Iwa-chan.
Oh eccome se glielo avevano detto, Bokuto e Tendo non facevano altro da settimane ormai.
Abbassò lo sguardo, Oikawa, puntando il volto nell'incavo del collo del moro, la pelle olivastra e cosí morbida che sembrava invitarlo a morderla.
"Non mi interessa quello che pensa Bokuto, ti voglio tutto per me Iwa-chan." Sussurrò, le labbra vicinissime al collo abbronzato lo sfiorarono appena, Iwaizumi trattenne il fiato per qualche secondo, riprendendo a respirare solo quando il grande re si sollevò dalla sua figura.
"Non credo che resisterai a lungo."
"Staremo a vedere." Ghignò divertito Oikawa e il moro seppe subito che quel suo ghigno non prometteva nulla di buono.

Marphy's law|| Haikyuu MultishipDove le storie prendono vita. Scoprilo ora