Chiasso

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Se volete, ascoltate la canzone di Random durante la lettura del capitolo, vi aiuterà a capire come si sentono Bokuto e Lev.🏵️

Basta poco per sentirsi meglio.
-A me basti solamente tu.
Sono un altro con il chiasso dentro.
-Se ti vedo non lo sento più.

Bokuto inspirò lentamente dal filtro della sigaretta che aveva in mano, la schiena adagiata contro la serranda chiusa dello studio di Atsumu alle sue spalle, stava aspettando che Tendo si facesse vivo.
Di sicuro la puntualità non era il forte di quel pazzo.
Sospirò, spegnendo la cicca sotto alle sue storiche puma grigie, quelle scarpe che gli avevano regalato Iwaizumi e Kuro per il suo sedicesimo compleanno, ormai quasi due anni prima.
Ripensò con nostalgia a quella festa improvvisata nell'appartamento del suo migliore amico, l'odore di bruciato che proveniva dalla cucina e quella "cosa" che quei due cazzoni, gli avevano spacciato per una torta, costringendolo a mangiarla.
Quelli si che erano bei tempi, si ritrovò a pensare il gufo, con gli occhi gialli ricolmi di nostalgia, se solo due giorni dopo quella maledettissima festa suo padre non fosse stato arrestato...
Venne distratto dal rombo di un motore che riconobbe subito, tornando a sorridere come suo solito alla vista del rosso.
"Bro devi assolutamente farmela guidare!" Esclamò tutto eccitato, vedendo il compagno ridacchiare.
"Se sarai una brava cavia ti faccio guidare fino a casa tua al ritorno." Propose il Guess Monster aprendo finalmente il lucchetto che bloccava la serranda del negozio.
Ovviamente gli schiamazzi di Bokuto in risposta furono abbastanza eloquenti.
Mezz'ora dopo il gufo era disteso sul lettino nello studio con Tendo che armeggiava con i colori.
"Sei proprio convinto di volerlo fare sul petto?" Chiese un'ultima volta.
"Certo bro, non voglio ricevere domande stupide dagli insegnanti come é successo a te." Provocò il capitano ridendo e contagiando poi anche il suo tatuatore.
"Guarda che fa male e poi ci sono tanti altri posti non visibili." Continuò il piú grande, anche se il suo intento non era per davvero persuadere il grigio; infatti pochi minuti dopo aveva già piazzato lo stencil per cominciare.
"Quindi fammi capire, Lev Haiba spaccia?" Bokuto era scoppiato in una fragorosa risata quando Tendo aveva iniziato a raccontargli quella storia.
"C'è poco da ridere, é in una situazione davvero di merda." Puntualizzò il rosso, placando le risa del gufo e osservandolo mentre i suoi occhi si scurivano di un tono.
"Certo che Osamu non impara mai la lezione, starà pianificando qualcosa di losco come suo solito. Tsk, un ragazzino senza esperienza, vuole forse farlo arrestare?"
Il tono era divenuto quasi amareggiato durante il discorso.
"Non credo che dovresti fare ragionamenti sull'età sai? Tu e Iwaizumi avete iniziato a spacciare al porto quando eravate ancora alle medie!" La battuta volutamente infelice del rosso, faceva intuire che non ci trovava davvero niente di bello in quella storia.
"Comunque credo di sapere quale sia il motivo, ma devo prima accertarmi di una cosa, piuttosto, vuoi spiegarmi come funziona? Insomma tu e Terushima non lavorate per Miya, eppure in queste zone la sua roba é l'unica in commercio."
Bokuto sospirò, avrebbe preferito che i suoi amici non entrassero troppo in quella storia, però sapeva di dovere ben piú di una spiegazione e che infondo lui era anche l'unico a poterle fornire.
"Questa zona é tutta sotto il controllo dei Miya, pare che abbiano l'esclusiva qui a Shibuya su alcuni stupefacenti, le uniche zone che nessuno ha mai assegnato sono quelle del porto.
É li che io e Iwaizumi spacciavamo da piccoli, certo non si ha lo stesso profitto che in città, però i fattoni della periferia ci sono e non sono nemmeno schizzinosi, qualsiasi cosa gli rifili, a loro va bene." Spiegò il gufo, l'espressione contratta dipinta in volto, ma non era per il fastidio della macchinetta.
"Amico non ti conviene entrare negli affari di quella famiglia, già il solo fatto di lavorare per suo fratello ti espone troppo, non provare nemmeno ad indagare." Terminò il suo discorso il grigio.
"Atsumu-san non ha niente a che fare con gli affari della sua famiglia, me l'ha detto piú volte ed effettivamente gli credo. Questo stabile é di suo fratello ma gli paga regolarmente l'affitto: ogni mese quel maniaco dell'igiene con la mascherina viene a prenderlo." Spiegò Satori, prima di tornare a concentrarsi sul suo lavoro.
"E comunque sta tranquillo, non interverrò ammeno che non sia necessario; ho solo un'ultima domanda."
"Spara."
"Quando hai detto l'esclusiva, a quali sostanze ti riferivi?"
"La coca, nessun altro può spacciarla, potrebbero scuoiarti vivo se scoprissero che lo fai." Rispose il grigio, gli occhi dorati fissarono il compagno chinato sul suo petto.
"Senti, per caso hai mai sentito parlare di un certo cochead?"
Una domanda posta a bruciapelo, apparentemente senza senso. Probabilmente un motivo invece c'era eccome per fare quella domanda, ma Bokuto poté solo guardare l'amico perplesso, prima che questi cambiasse volutamente domanda e atteggiamento.
"Come mai Iwaizumi non é con te?" Chiese Satori curioso, era da qualche giorno che non lo vedeva né sentiva.
"Non é in gran forma in questi giorni, oggi ha anche saltato gli allenamenti."
Sospirò scocciato il grigio, anche se dentro di lui sapeva di non aver mai provato così tanta preoccupazione per qualcuno.
"Credi che ci sia un motivo?" Continuò il rosso, intingendo nuovamente l'ago della macchinetta nel colore.
"Vorrei saperlo anche io, ma evidentemente non sono piú in grado di capire cosa passa per la sua testa. Mi ha chiesto di prendermi il suo cellulare capisci? E io ho accettato come l'idiota perché non volevo pensasse che dopo quello che é successo non mi fido più di lui, però ora non riesco a stare calmo."
Sputò fuori Koutaro, fissando il soffitto rosso con i denti improvvisamente serrati, segno che il Guess Monster era arrivato in un punto particolarmente delicato. Come quella conversazione infondo.
"A volte vorrei essere perspicace come te, tu l'hai capito subito che qualcosa non andava con Iwaizumi."
Il tono di voce si era fatto amaro, lo sguardo ridotto ad una fessura mentre ogni cosa sembrava piú interessante dello sguardo di Tendo da guardare.
"Non c'è nessun segreto, ho solo capito che devi guardare le persone con gli occhi di una bambola." Uno sbuffò di risata uscì dalla bocca del grigio.
"Sei il solito pazzo, cosa dovrebbe significare?"
"Credi che se avessi bisogno di sfogare i tuoi problemi ti giudicherebbe piú un'altra persona o una bambola?" Continuò il rosso imperterrito, facendo credere al gufo che stesse sul serio delirando.
"Ma che domande fai le bambole non giudicano! Non possono avere aspettative!" Esclamò perplesso, prima di fermarsi a pensare alle sue stesse parole.
"Per capire le persone devi lasciarti alle spalle i tuoi stessi sentimenti."
Dopo quella frase Tendo fece cadere la conversazione per alcuni minuti, minuti che al grigio sembrarono durare all'infinito.
Ma infondo con il rosso era sempre cosí, alternava momenti di puro delirio a considerazioni difficili da capire e Bokuto, che di natura non era particolarmente sveglio, finiva per perdersi in quei discorsi sconclusionati. Eppure sospettava che quel tatuatore in realtà provasse un certo gusto a metterlo in difficoltà, un piacere quasi malsano; infondo era piacevole sapere quanto il capitano si sforzasse di stare al passo con la sua mente folle.
E Bokuto doveva ammettere di essere felice di averlo conosciuto, di essere andato oltre le apparenze che ormai, lo aveva capito bene, erano state la rovina di quel ragazzo. Tendo non faceva paura perché non aveva mai messo in pratica i pregiudizi che invece tutti avevano su di lui. E forse, in quegli anni qualche cosa buona gli era capitata e una di queste aveva i capelli rossi e lo sguardo da malato.

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