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Ethan pov's

Ero da poco arrivato in questa città, già la odiavo. Troppo caotica, troppo rumorosa, troppo popolata. Sono stato costretto a trasferirmi a Roma per cercare un lavoro, qualcosa di decente per vivere, dovevo fare tutto da solo da quando mio papà era morto. Mia mamma? Uh lei mi aveva abbandonato da piccolo lasciando a mio padre me e le mie sorelle. Lui ci ha cresciuti come poteva, di sicuro non era ricco, ma è riuscito comunque a farci crescere e non farci mancare niente. È morto due mesi fa, dicevano che avesse un tumore maligno, che in poco tempo lo uccise. Si mi manca, ma di sicuro devo andare avanti, e trasferirmi in un'altra città mi sembra un ottimo punto di partenza. Con me c'è thomas, io mio migliore amico, forse l'unico in realtà, dato che gli altri dopo la morte di mio padre non si sono fatti vivi.

Siamo davanti un bar e decidiamo di fermarci, anche se il viaggio è stato molto breve. Si avvicina a noi una ragazza, credo sia la cameriera. È carina, bionda, bassina e ha degli occhi color cielo. Si ma diciamo che ho gusti diversi...

"Benvenuti, volete ordinare qualcosa?" Mi risveglia dai miei pensieri la ragazza.
"Vorremmo due caffè e due ciambelle" risponde prontamente Thom.
"

Perfetto" la ragazza sorride e poi si ritira in cucina. Parlo con col mio amico finchè la ragazza fa di nuovo capolino nella sala con il vassoio in mano e ciò che avevamo ordinato.
"Voi non siete di qui vero?" Incalza la ragazza davanti a noi. Decido quindi di rispondere io
"No ci siamo trasferiti da poco, in realtà ora siamo arrivati qui a Roma"
"Avete già un posto dove stare? Cioè se non lo avete io vivo qui all'angolo con il mio coinquilino, stiamo cercando altre due persone, date le numerose stanze" ridacchiò la ragazza.
Io e Thomas ci guardammo. In realtà non avevamo ancora scelto dove stare, tutte le case ci sembravano molto costose.
"Be' credo sia un ottima idea, cioè le case qui sono molto costose quindi..."
"Perfetto, allora se quando finisco il turno vi fate trovare qui, possiamo andare insieme, così vedrete anche la casa"
"Va bene, allora ci vediamo qui" dissi nel modo più gentile possibile.
"Io sono Victoria comunque, ma chiamatemi Vic" disse porgendo la mano prima a Thomas e poi a me, che ci presentammo.
Finita la nostra colazione andiamo a pagare
"A che ora finisci i turno?" Gli chiese Thomas.
"Per le cinque dovrei essere libera"
"Okkei allora a dopo" e ci dirigiamo verso la porta

Boys do cry • ethdamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora