Capitolo 14

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Spazio dell'autrice:
Lo metto prima perchè volevo spigarvi delle cose. Lo so, non aggiorno da una settimana ma purtroppo, una settimana fa, ho scoperto di avere un importante esame il 9 e diciamo che ho avuto una vera e propria settimana di fuoco. Riuscirete mai a perdonarmi? Spero di si perchè ormai mi sono affezionata troppo a voi e spero che continuerete a seguirmi. Ho cercato di fare il prima possibile per aggiornare e spero che il capitolo vi piaccia.
Beh vi auguro una bella settimana e una buona lettura ;)
Un bacio
Luna
Ps: Fatemi un in bocca al per l'esame C:
...Mi scuso ancora

Dovette passare l'intero mese di Novembre prima che le nostre vite tornassero alla quasi normalità. Nel girò di pochi mesi tutte le nostre abitudini furono stravolte due volte: al nostro arrivo in Spagna e in seguito alla morte di nostra madre. Nonostante adorassi Motril, la mia Napoli mi mancava terribilmente; avevo bisogno di risentire quella parlata, quei sapori, quegli odori, quell'energia e armonia che la avvolgono sempre, sensazioni che solo quella città sapeva trasmettere. Alla fine non tornammo ne in Italia con i nostri nonni ne loro si trasferirono qui , ma di comune accordo, la nostra tutela legale passò ad Encarni e José che non chiedevano di meglio e valeva lo stesso per i miei fratelli che si erano ambientati benissimo lì. L'unica con una gran confusione in testa ero io che non sapevo più cosa volevo, mi limitavo a far scorrere lentamente i giorni. Loro erano davvero gentilissimi ed io ancora non mi spiegavo come mai due(quasi) sconosciuti si prendessero a carico tre demoni scatenati. Certo, i miei nonni gli mandavano dei soldi ogni mese per il nostro mantenimento, tuttavia era comunque una responsabilità ma loro erano fatti così... Quando c'erano anche Vanessa, suo marito e Nina potevamo sembrare veramente una famiglia, ma più o meno era quello che stavamo diventando. Col passare delle settimane sembrava a tutti che avessimo sempre vissuto insieme le cose non fossero mai mutate, essendo così da sempre. I giorni scorrevano, lenti, ma scorrevano, come le foglie d'autunno mentre cadono dagli alberi.

Il calendario segnava 12 Dicembre, data del mio 18º compleanno; me ne accorsi solo quella mattina che era già arrivato. Non ho quasi mai festeggiato il compleanno in modo particolarmente pomposo e negli ultimi anni non lo avevo festeggiato affatto. Col passare del tempo per me stava diventando un giorno come un altro, l'entusiasmo infantile che distingueva questo giorno dagli altri era del tutto svanito. Per la verità, speravo che se ne fossero dimenticati tutti così mi sarei potuta risparmiare gli ipocriti sorrisi che avrei dovuto fare dopo aver ricevuto sterili e aridi auguri. Non avevo alcuna voglia di alzarmi dal letto, era anche il primo senza la mia mamma che mi mancava ancora terribilmente e fortunatamente essendo domenica mi potevo risparmiare la consueta levataccia mattutina per poltrire un po'.
Dopo aver passato un'improduttiva mattinata a letto, verso le 10, due cicloni entrarono in camera come se fosse il giorno di Natale e bisognasse scartare i regali.
- Sveeegliaaaa!!! – urlò Giulio con tutto il fiato che aveva, direzionando lo strillo direttamente nel mio orecchio. Nel frattempo Marta spalancava la finestra come se fosse un giorno di primavera, ma invece di entrare tiepidi raggi di sole, penetrava solo un tremendo gelo e qualche raggio filtrato da sotto le nuvole grigie. Nonostante a Motril ci fosse un clima molto mite, per un paio di settimane venne un gran freddo e per ciò la giornata ferrigna metteva ancora più tristezza e apatia nel mio cuore. Fui costretta ad alzarmi se non volevo morire di freddo. Le mie speranze purtroppo (o per fortuna...) sfumarono e mal volentieri dovetti alzarmi e andare a fare i conti con il mondo. Scesi le scale mi avviai verso la cucina dalla quale proveniva un gustoso profumino...indovinate un po'? Encarni aveva fatto la cioccolata calda, a quanto pare i miei fratelli avevano diffuso la notizia.
- Auguri tesoro. - mi disse porgendomi la tazza fumante e abbracciandomi.
- Grazie. - dissi io sorridendo. Il sorriso mi venne spontaneo, tant'è che me ne accorsi solo dopo un po' di averlo fatto. Forse gli unici auguri graditi erano della mia, ormai famiglia che mi aveva accolto, il cinismo non aveva divorato ancora del tutto il mio cuore ed il mio animo, gentile per natura, ogni tanto faceva capolino facendomi ricordare chi ero. A pranzo Josè (perché cucinò lui) preparò un sacco di roba. Fece la pasta al forno, carne con patate arrosto e per dolce crema catalana! Mangiai tantissimo, infatti a fine pasto, non riuscivo neanche ad alzarmi da tavola. Mi stavo sistemando accanto a José sul divano per vedere la partita in televisione (davano Real Madrid vs Real Sociedad), quando qualcuno bussò alla porta.
- Arrivo! – urlò Encarni dalla cucina correndo ad aprire. Dalla porta sbucò la piccola Nina che mi venne in contro abbracciandomi con quelle sue manine sempre tutte impiastricciate.
- Auguri Cla! -
- Grazie tesoro. - gli risposi contraccambiando l'abbraccio appiccicoso. Quando si staccò si guardò un po' in torno e poi chiese:
- Dove sono Giulio e Marta? -
- Di sopra. - gli disse il nonno sorridendogli ed indicandogli il piano di sopra con un cenno della testa. Lei non se lo fece ripetere due volte e sgattaiolò su.
Dalla porta sbucò Vanessa che mi guardò e mi disse in finto tono autoritario:
- Tu, vatti a vestire che usciamo! -
- Ma io sono vestit...- tentai di replicare, ma dopo essermi data un'occhiata, quasi mi feci paura da sola dato che assomigliavo più ad una profuga ed infatti Vanessa incarnò un sopracciglio perplessa.
- Ok vado. - sospirai rassegnata.
- Forza forza, e datti una mossa. - disse lei con aria complice strizzandomi un occhio.
Salii di corsa le scale, mi diedi una sistemata e mi vestii:, jeans, maglione, stivaletti, giaccone, sciarpa e...pronta! Vanessa mi trascinò via senza lasciarmi neanche il tempo di salutare e mi fece entrare nella sua macchina.
- Dove andiamo? - chiesi curiosa.
- Sbaglio o oggi è il tuo compleanno? -
- Sì, ma questo che c'entr...-
- E alloraaaa!! - disse lei non facendomi finire la frase. - Oggi ci dobbiamo divertire, ti porto a fare shopping tra donne! Questo è il mio regalo di compleanno! -
- Ma che ti passa per la testa?! Mica ce n'è bisogno! Dai riportami a casa, ti ringrazio lo stesso del pensiero. -
- Ma sarai di fuori?! Non rompere e divertiamoci! - disse strizzandomi l'occhio.
Gli sorrisi:
- Grazie...-
- Ma di che?! Fa silenzio e non fare la vecchia! - disse lei facendomi scoppiare a ridere.
Ci ritrovammo a passeggiare tra i negozi per almeno tre ore prima di tornare a casa. Vane mi regalò un vestito: era senza spalline, stretto in vita e con un'ampia gonna che terminava poco sopra il ginocchio; aveva una fantasia floreale su sfondo bianco. Inoltre mi donò anche un meraviglioso chiodo di pelle nera, il mio sogno da quando avevo più o meno 12 anni. Non sapevo davvero come ringraziarla, ma lei mi disse che me lo meritavo per tutto ciò che facevo e che ormai facevo parte della famiglia. La abbracciai forte sentendo il suo buon profumo e poggiai la testa sul suo petto, quel momento mi fece rivivere gli istanti in cui c'era mia madre dall'altra parte, lei mi bacio la fronte e contraccambiò l'abbraccio. Adoravo Vanessa!
Uscimmo dalla macchina e per avviarci verso la porta di ingresso, non vedevo l'ora di salire in camera e fare le foto dei miei nuovi regali da mandare a Nekana. Ormai sia io che i miei fratelli ci eravamo trasferiti nella camera degli ospiti preferendo non usurpare il territorio ai due gemelli che erano cresciuti in quelle camere. Aprii la porta di ingresso. Mmm... strano pensai era tutto troppo silenzioso e buio. Accesi la luce del soggiorno e...
- SORPRESA!!! - sentii una 20ina di persone urlare questa parola. Era un tripudio di luci, festoni, roba da mangiare e c'erano tutti, ma proprio tutti! Lasciai cadere per terra le buste che avevo in mano e rimasi a bocca aperta. Mi avevano fatto una festa a sorpresa, non potevo crederci.
La festa cominciò alle sette e finì all'una. Encarni e Josè saranno stati pure anziani, ma ancora se la cavavano molto bene. Nekana mi regalò una collana con un ciondolo a forma di cuore in cui c'erano incisi i nostri nomi e la data in cui ci conoscemmo all'ospedale ormai 6 mesi fa. All'interno c'erano 2 nostre foto. Era meraviglioso e quasi piansi quando me lo diede. Encarni e Josè nonostante tutto quello che avevano fatto per me mi vollero regalare, insieme ai miei fratelli, la maglietta originale del Napoli. Probabilmente si erano dimenticati che io avevo già quella indossata da Josè che custodivo gelosamente, ma poi la girai e capii. Dietro, invece di un nome di qualche calciatore, c'era il mio con il numero 7 (da sempre il mio numero preferito). Non avrei mai potuto passare un compleanno più bello di questo.

Mi è bastato un tuo sorriso! || José Callejón Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora