Passate le 19.30 Encarni, Josè ed i tre piccoletti andarono a casa. Avevano in programma di ordinare una pizza a domicilio per poi guardarsi un paio di film in televisione. Nekana, invece, dovette per forza fare ritorno a casa, causa coprifuoco dei nonni. Io Josè e Juanmi, invece, andammo prima alle nostre rispettive case a farci una doccia e a cambiarci e poi andammo a mangiare in pizzeria. Avevo un vestito leggero con una stampa floreale, stretto in vita e con una gonna morbida che finiva a metà della coscia e hai piedi avevo degli stivaletti marroni e bassi, infine avevo tirato indietro i capelli che mi andavano sul viso e li avevo fermati con una semplice pinza. Sembrava tutto perfetto però... il problema fu che non fummo più solo in tre, ma ogni due per tre incontravamo qualche caro amico, che inevitabilmente si univa al tavolo. Alla fine diventammo almeno una ventina di persone, che andavano dai 25 passando per i 22 (tra cui Josè e Juanmi) fino ai 17. Tra di loro, ce n'era uno che non faceva altro che provarci con me. Si chiamava Manuel, fisicamente non era malaccio, però era davvero insopportabile. Solitamente cerco di respingerli con tatto, ma lui stava mettendo a dura prova la mia pazienza. Passai la serata a sorseggiare Coca Cola e a controllare WhatsApp, Facebook e Instagram ogni 5 minuti per la noia. Verso l'una se ne andarono quasi tutti tra cui, grazie a Dio, anche quel dannato Manuel. Nonostante tutta la caffeina che mi scorreva nel sangue, la noia era troppa e finii con l'addormentarmi con la testa appoggiata sul tavolo. Che delusione. Speravo di passare una serata divertente con i due fratelli, ma con tutta quella gente sconosciuta e quel Manuel che mi tediava ogni santo momento non mi ero divertita per niente. Trovavo giusto che Juanmi e Josè ritrovassero i loro amici, ma io lì non c'entravo un bel niente. Ad un certo punto sentii qualcuno che mi alzava di peso.
Sarà stato per il trauma di quella mattina in spiaggia, ma nonostante il mio sonno pesante quel gesto mi fece svegliare. Aprii leggermente gli occhi e vidi che era quasi tutto buio: eravamo già in mezzo alla strada. Qualcuno mi stava tenendo in braccio. Mi stava tenendo sotto le ginocchia e dietro la schiena. Io avevo la testa ed una mano poggiata sul suo petto. Lo sentivo respirare e sentivo il suo cuore battere. All'inizio non mi resi conto di chi fosse ma poi il suo odore mi entrò nel naso e capii subito. Ero accoccolata sul petto del mio principe azzurro: Josè. Mi sembrava un sogno, mi sentivo protetta e al sicuro e vi posso assicurare che era la sensazione più bella che avessi mai provato in vita mia. Avrei voluto che il tempo si fermasse solo per noi due per unirci in quel tenero abbraccio.
- Che tenerella, si è addormentata. Gli abbiamo dato filo da torcere stamattina. - disse Josè sussurrando. Io richiusi subito gli occhi e feci finta di dormire.
- Ahahaha già, ma ne è valsa la pena. Sembra una creatura così indifesa. - disse Juanmi accarezzandomi la guancia. Il suo gesto era pieno di un puro e sincero amore fraterno, non mi ero mai sentita così bene.
Josè fece tutta la strada a piedi tenendomi in braccio. Era strano, in questi giorni che avevamo passato insieme quell'amore infantile che si prova per una persona che ammiri, per ciò che fa, perché ti provoca grandi emozioni e... diciamocelo anche per attrazione fisica, si stava piano piano trasformando in qualcos'altro; un amore di diverso tipo, più puro e spontaneo che esce direttamente dal tuo cuore. Mi sa, mi sa che mi stavo prendendo una bella cotta. Io a Dicembre avrei fatto 17 anni, mentre lui a Febbraio ne avrebbe compiuti 23...chissà se mi avrebbe mai aspettato. Ma che vado pensando, stai lavorando troppo di fantasia Claudia! Infondo io chi ero per lui? Se non sbaglio tra l'altro lui aveva anche una fidanzata che l'aspettava a casa quindi...
Ad un certo punto sentii la chiave girare nella toppa della porta di casa loro. Josè salì le scale della casa e mi adagiò sul suo letto, mi tolse le scarpe e mi coprì con un lenzuolo.
- Aaahh...Cominciavo a non sentirmi più le braccia. - esordì.
- Sei un pappamolle e pretendi pure di essere un atleta? - disse Juanmi in tono scherzoso.
- Se sei tanto forte perché non l'hai portata tu?! -
- Seh seh, scuse. Buonanotte sorellina! - disse lui lanciandomi un bacio e detto ciò uscirono dalla stanza.
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Mi è bastato un tuo sorriso! || José Callejón
FanficClaudia è una ragazza messa a dura prova dal destino a cui verrà tolto tutto fino a quando non vedrà il suo sorriso, quello dell'unico uomo che l'ha sempre fatta sognare con i suoi gol e che ora la farà sentire finalmente amata! Nota dell'autrice: S...