Dopo un oretta, li salutammo e andammo a fare una passeggiata sul lungomare. Sia la spiaggia che il mare erano bellissimi, mi ricordavano quelli della mia città natale in Italia. Io e tutta la mia famiglia siamo di Napoli anche se abbiamo vissuto per 10 anni a Milano, ma casa mia è sempre stata quella. Lo si capiva benissimo dal mio incondizionato amore per il Napoli. Tutti i miei amici di Milano non facevano altro che sfottermi ma il mio cuore era totalmente azzurro, tanto che l'anno precedente mi ero fatta regalare la maglietta originale del mio calciatore preferito. Nonostante vivessi in Spagna ora, continuavo a seguire la squadra, ma questo è tutto un altro discorso.
Tornammo a casa giusto per l'ora di cena durante la quale raccontammo a nostra madre tutto quello che avevamo fatto quel giorno per poi andare a letto stanchissimi e con la sveglia del giorno dopo che sarebbe suonata alle 6:30 del mattino.
Oggi era una pessima giornata. Mia madre sarebbe dovuta tornare di nuovo in ospedale. Ci alzammo tutti presto e l'accompagnammo lì. Fu molto doloroso separarsi di nuovo ma tutti e tre eravamo consapevoli che dovevamo essere forti e sorridenti per lei e poi, adesso perlomeno avremmo potuto andare a fargli visita quando volevamo.
- Senti Nanà (Nanà poi sarebbe il mio soprannome, nato dalla difficoltà di mio fratello a pronunciare il mio nome ed è diventato ormai l'appellativo con cui tutti in famiglia mi chiamano e conoscono), ma non sei in ritardo per il lavoro?- mi domandò Giulio.
- Come? - risposi io mezza addormentata mentre mi ero incantata a guardare un particolare sulla facciata dell'ospedale.
- Sii! - disse Marta con entusiasmo - Dobbiamo andare da abuelo Josè e abuela Encarni!-
Guardai l'ora e...Merda! Ero in super ritardo il primo giorno.
- Correte! - urlai io mentre scattai come un fulmine.
Mi precipitai al negozio e mortificata chiedetti la grazia che mi fu data senza bisogno di troppe moine. Quel giorno c'era anche una ragazza che che parlava con loro che poco dopo mi fu presentata come la loro figlia maggiore Vanessa. Poi presero i miei fratelli per mano e li condussero nel retro bottega e li invitarono a giocare con la nipotina, figlia di Vanessa, Nina che aveva 9 anni, stessa età di Marta. A giudicare dalle urla gioiose e dalle risate che si sentirono nel corso della mattinata sembrarono divertirsi parecchio. E così, con una chiacchiera con Josè, Encarni e Vanessa ( che mi fecero un sacco di domande per conoscermi meglio a cui risposi ovviamente omettendo le cose più dolorose della mia vita), un cliente e quel trio di pazzi scatenati, la giornata passò velocemente.
- Claudia, eccoti un piccolo anticipo per questo mese come mi avevi chiesto. - mi disse Encarni porgendomi sorridente una busta con dei soldi. Mi servivano per comprare delle medicine a mia madre che gli avrei dovuto portarle il giorno dopo.
- Grazie Encarni, ti sono riconoscente.-
- E di che querida? Ci vediamo domani - disse strizzandomi l'occhio.
- Grazie di tutto e a domani. - dissi io sorridendogli
- A domani abuelos! - dissero in coro i miei fratelli facendo ciao con la mano.
- A domani nietos! - risposero loro.
Tornai a casa...mooortaaa! Cucinai qualcosa di veloce e dopo aver visto un po' di televisione e aver messo a letto i miei hermanos andai a dormire.
Da quel giorno più o meno le giornate furono tutte simili a questa. La mattina passavo in ospedale (e se ci riuscivo pure la sera), poi andavo in negozio e lasciavo i miei fratelli a giocare fuori o nel retrobottega -in poco tempo si fecero una piccola cerchia di amici e almeno loro sembravano divertirsi e poi in questo modo non mi stavano tra i piedi. Il ruolo di seconda mamma nei loro confronti non mi si addiceva proprio- e la sera a casa. La domenica invece dormivo fino a tardi ( quei 2 avevano un sacco di energie ed erano svegli già dalle 7 di mattina) e poi passavamo l'intera giornata con mia mamma ed ogni tanto andavamo al mare. L'unica cosa erano i soldi che scarseggiavano ed era molto dura cavarsela. Alcuni giorni senza farmi vedere dai miei fratelli o inventandomi qualche scusa ho dovuto saltare un pasto per economizzare. Col tempo cominciai ad acquisire una routine quotidiana ma fu a quel punto che successe una cosa che si rivelò decisiva per il mio futuro.
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Mi è bastato un tuo sorriso! || José Callejón
FanficClaudia è una ragazza messa a dura prova dal destino a cui verrà tolto tutto fino a quando non vedrà il suo sorriso, quello dell'unico uomo che l'ha sempre fatta sognare con i suoi gol e che ora la farà sentire finalmente amata! Nota dell'autrice: S...