Capitolo 8

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Alzai lo sguardo ed in cima alle scale che salivano al piano di sopra, seguiti da tutti gli altri, c'erano proprio loro: i gemelli Callejon! Non sono sicura di come si presentasse la mia faccia in quel momento ma credo fosse un incrocio tra quella di uno zombie e quella di chi ha appena visto un fantasma. Dentro di me, invece, fu ancora peggio. Una vera escalation di emozioni: felicità, stupore, disagio, "che cazzo ci fa lui qui?" , "amore della mia vita" e altre che non saprei neanche descrivere. Entrambi mi guardarono sorridendo ed io non sapevo se svenire lì sul momento o cosa. Cercai di risvegliarmi dalla mia catalessi e accennai un timido sorriso. Ero sicuramente rossa come un pomodoro ma cazzo! Davanti a me c'erano Josè e Juanmi Callejon! Josè era il mio calciatore preferito in assoluto. E' giocatore nel mio amato Napoli dall'estate del 2013 e mi aveva colpito subito nonostante lo scetticismo di molti. Infatti si è dimostrato un validissimo calciatore durante questo suo primo anno in azzurro. Con 20 gol di cui 15 in campionato aveva dimostrato a tutti di che pasta era fatto. Nel modulo di Benitez solitamente, viene applicato come esterno destro. Oltretutto è un buon assist-man, fa un'otima copertura difensiva, si fa tutto il campo avanti e indietro per tutti i 90' di gioco e gli viene dato pochissime volte il cambio, ma nonostante questo non era mai stanco. Ha un ottima visione di gioco e non sbaglia un movimento... un mostro insomma! Juanmi non l'ho mai visto giocare ma so che anche lui ha una buona tecnica. Mi piacerebbe molto vederli insieme al Napoli. In sintesi c'erano i miei campioni nonchè fighi pazzeschi di cui ero innamorata pazza e di cui avevo poster e foto ovunque proprio davanti a me.

Avevo sempre desiderato incontrarli dato che per vari motivi ero riuscita ad andare al San Paolo solo una volta durante degli allenamenti a porte aperte e Josè è stato sempre dall'altra parte del campo -.-". Il fatto di abitare in un'altra città mi ha anche impedito di andare fuori al centro di Castel Volturno ad aspettarlo dopo gli allenamenti per fare una foto con lui e chiedergli un autografo come riuscivano a fare molte ragazze che poi se ne vantavano sui social. Molte di loro non ne capiscono niente di calcio e certe volte non tifano neanche Napoli e quindi non ne apprezzano le doti calcistiche ma solo quelle fisiche. Non riesco ancora a credere che questa serie di coincidenze ha fatto si che io lavorassi per i loro genitori e che riuscissi ad incontrarli. Mentre il mio cervello cercava di elaborare ciò che avevo davanti vidi una mano che si avvicinava. La guardai, alzando lo sguardo e vidi Juanmi che mi sorrideva, mi sentivo piccola, piccolissima. Avampai come se stessi andando a fuoco tanto che cominciai a temere che si attuasse un processo di auto combustione. Guardai la sua mano che voleva che gli battessi il cinque e poi il suo volto su cui era stampato un bellissimo sorriso. Riuscii a battergli la mano e ricambiai il sorriso con uno altrettanto grande.

- Piacere, sono Juanmi! - disse lui.

- Lo so, io sono Claudia. -

- Lo so. - dice sorridendomi.

Avampai di nuovo e guardai Encarni che era un po' più su sulle scale con una faccia che era un misto tra "ti trucido, ti amo" e "che cosa sta succedendo". Poi arrivò il turno di Josè. A quel punto ci fu la seria possibilità che io finissi stesa lunga lunga davanti ad i suoi piedi.

- Io sono Josè. - disse lui con un sorriso e facendo per darmi la mano. Io nel frattempo mi ero completamente dimenticata lo spagnolo e, mentre tentavo di allungare la mano senza morire disidratata per come stavo sudando freddo, mi uscì un:

- Io sono Claudia. - in Italiano. Lui mi guardò un po' perplesso e poi disse:

- Ah, ma sei Italiana allora. -

Mi portai una mano davanti alla bocca e poi dissi:

- Perchè l'ho detto in italiano?! Comunque sì, sono di Napoli. - risposi io facendo una fatica bestiale.

- Tifosa? - mi chiese lui sorridendo.

A quel punto, dato che aveva toccato il tasto giusto, feci l'unica cosa che riuscii a fare per rispondergli. Piegai l' avambraccio sinistro di 90° col palmo rivolto verso l'alto, scostai i braccialetti sul polso e gli mostrai il mio tatuaggio. L'unico tatuaggio che avevo ed il primo che avevo mai fatto in tutta la mia vita. Era una scritta in una calligrafia con un po' di svolazzi che recitava "Calleti7". L'avevo fatto dopo la partita vinta contro la Juventus. Ricordo ancora quante ne presi da mia madre che era assolutamente contraria. Stetti in punizione per 2/3 mesi ma ancora oggi non me ne sono pentita e sono stra fiera di mostrarlo in giro. In fondo Josè è quello che mi fa sognare più di tutti e mi ha regalato molti bei momenti. Lui rimase sbalordito e senza proferire parola salì al piano di sopra. Io dal canto mio rimasi imbambolata perchè ancora dovevo elaborare il tutto ma poi lo vidi ritornare. Aveva in mano la sua maglietta azzurra che aveva probabilmente indossato in qualche partita. Nell'altra aveva un pennarello indelebile nero, di quelli grandi. La fece autografare da suo fratello e poi la firmò anche lui. Ero vicina al collasso del mio intero organismo. Dovevo sembrare un idiota, ero rimasta nella stessa posizione col braccio sinistro piegato e l'altro che tirava su i bracciali. Lui mi afferrò il polso col tatuaggio e mi mise la sua maglietta in mano.

- Tieni, ora è tua. -

- Pe..per me?! -chiesi letteralmente sconcertata.

- Certo! - rispose lui lanciandomi uno di quei suoi meravigliosi sorrisi e facendomi l'occhiolino. Poi si voltò e cominciò a parlare con gli altri. A quel punto corsi in cucina a farmi acqua e zucchero. Sudavo come un cavallo e l'enorme scarica di adrenalina che avevo ricevuto mi impediva di stare seduta normalmente sulla sedia. Sentivo l'impellente bisogno di alzarmi e correre a più non posso. Mentre bevevo rivedevo la scena al rallenty più e più volte e cercavo di elaborare, anche se ancora non riuscivo a capacitarmi del fatto che era di fronte a me e che per qualche istante abbiamo condiviso ossigeno, figurarsi il fatto che lo avevo conosciuto, gli avevo stretto la mano e lui mi avesse regalato la sua maglietta. Già... la maglietta. La presi, ripercorsi con gli occhi la linea delle scritte e poi... ci infilai la testa dentro. Volevo sentire il suo odore come se lo stessi abbracciando. Però qualcuno arrivò a disturbare i miei pensieri. Infatti sentii uno scorzettone sulla nuca. Mi girai per protestare quando vidi...

- Nekana??!! Che cosa diamine ci fai tu qui?! -

- Come, tu mo' ti sei accorta della mia presenza? Sono qui già da quando sei arrivata. Sono la babysitter di Nina. - disse lei leggermente perplessa.

- Aaah! -dissi io - Scusami ma ero troppo incantata a guardarli. Mi hanno completamente offuscato la vista. - dissi io con aria trasognata guardando di fronte a me come se lui fosse lì.

- Eh, me ne sono accorta. Lo dicevo io che ti sarebbero piaciuti. - disse lei tirandomi una gomitata nelle costole.

- Ahi! - dissi facendo una smorfia di dolore. - Ma sei scema? Guarda che io li conoscevo gìà . Sono due calciatori e quello che mi ha dato la maglietta gioca nel Napoli ed è il mio giocatore preferito in assoluto! - sbottai io.

- Aah... mi sembrava di averlo già visto. Mica giocava nel Real Madrid. Mi pare di averlo visto giocare durante qualche partita. Sai, quando guardavo le partite con mio padre e mio fratello prima. - disse un po' triste.

Io l'abbracciai e gli risposi:

- Si, ci ha giocato. Sono sicura che ci sposeremmo e faremo tre o quattro figli. - dissi molto convinta e suscitando la sua risata.

- Ma che vai dicendo? Ahahahah! -

- Fidati riuscirò a conquistarlo in due settimane. Però mi serve il tuo aiuto. - dissi io mentre mi veniva da ridere.

- E sentiamo cosa dovrei fare? - disse Nekana stando al gioco.

- Boh, e che ne so io. Sei tu l'esperta qui. -

- Aaah che pazienza. - sospirò lei trascinandomi di nuovo in salotto.

La festicciola proseguì fino a sera in modo molto piacevole e tranquillo a parte per il casino allucinante che facevano quelle tre pesti. Rimasi tutto il tempo appiccicata alla mia amica senza proferire parola a meno che non venissi interpellata il che successe solo due volte nel corso del pomeriggio: la prima quando tutti si complimentarono con me per l'ottimo pranzo e la seconda quando Vanessa mi disse che Nina si trovava benissimo con i miei fratelli e che gli avrebbe fatto piacere se fossero venuti qualche volta da lei a giocare. Verso le 8 se ne andarono tutti. Dovetti salutare anche Neka che doveva correre dai nonni che erano già in pensiero. Rimanemmo solo io,i miei fratelli , Nina (che si sarebbe trattenuta a dormire per stare un po' con sus tios) e ovviamente i gemelli.

- Cla vi fermate a cena tu, Giulio e Marta? - mi chiese Josè Senior mentre vedevo che Encarni annuiva come se l'avesse anticipata di qualche istante.

- Non vorrei disturbare. Infondo questa è la prima sera che passate insieme dopo un sacco di tempo. - risposi io incerta.

- Maccheeè!! -rispose la donna che senza aspettare un mio commento aggiunse un posto a tavola.

Spazio dell'autrice
Ehlià che mi dite? Finalmente è arrivato il momento di incontrare i nostri gemelli C:
Fatemi sapere cosa ne pensate anche se è una critica. Aggiornerò prestissimo ve lo prometto! <3
Buona settimana a tutti e... SEMPRE FORZA NAPOLI! U.U <3
Luna

Mi è bastato un tuo sorriso! || José Callejón Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora