Così, quella sera, andarono via. Ovviamente non ci salutammo, ma ehi! La vita continua!
Ripresi lo stesso a lavorare per Encarni e Josè; rimasi lì ancora per un po' di tempo. Non ce l'avevo con loro, così come loro non ce l'avevano con me. Il nostro rapporto non cambiò, mi continuavano a trattare sempre come una nipotina. Nessuno di noi tirò mai fuori il discorso e facemmo sempre finta di niente, come se non fosse mai accaduto nulla. Ero riuscita a riporre il dolore in un angolino nascosto della mia testa, l'avevo messo in "standby". Ovviamente la ferita non sarebbe di certo guarita così e se mi tornava in mente o se qualcuno (NEKANA!) riapriva il discorso, faceva male, ma non mi impediva di essere spensierata nella vita di tutti i giorni. Tuttavia, dentro di me sapevo che la mia felicità era incompleta senza Josè. Era talmente assurdo con quale intensità pensassi a lui quasi tutti i giorni,con un misto di odio e amore che si fondeva per creare una strana e nuova sensazione che non avevo mai provato prima: l'amore!
Finì anche l'estate ed arrivò Settembre. Beh, e cosa comincia a Settembre? Suppongo che abbiate capito stia parlando della scuola. Maledetta, noiosa, triste, pallosa, scassa cazzo, grigia scuola! Piano piano dopo un'estate straripante di cambiamenti, stavo finalmente cominciando ad ambientarmi e avevo trovato una routine che dava un po' di sicurezza, ma grazie a lei, dovevo già modificare tutte le mie abitudini.
Innanzitutto, dovetti smettere di lavorare per Encarni e Josè, che a quel punto riuscivamo a vedere solo un po' di domenica quando portavo Giulio e Marta a giocare con Nina. In più la mattina dovevamo svegliarci presto! Niente in confronto a quando vivevamo a Milano, ma comunque non era piacevole e credo che mi potrete capire. Dovevo accompagnare prima i miei fratelli, dato che nella loro scuola, elementari e medie erano in un unico edificio ed era più vicina a casa. Giulio era in classe con Elisa, la sorella 12enne di Nekana ed Enrique e Alvaro, i suoi amici del mare; non potete immaginarvi come era felice. Marta invece era capitata in classe con Nina, nipote di Encarni e Josè, Diego, il fratellino di Nekana e Carmen e Rosalinda, le sue amiche del mare; era la più felice di tutti mentre andava a scuola, beata lei...
Infine c'ero io che cominciavo il mio 5º anno di superiori, in una specie di liceo (qui in Spagna il sistema scolastico è diverso da quello italiano). In classe mia c'erano Nekana e... provate ad indovinare? Proprio lui, Manuel ex "tampinatore di Claudia" che adesso aveva come titolo "fidanzato di Nekana" e talvolta noto anche come la patella, per via del fatto che rimaneva sempre appiccicato a Neka. Io invece avevo il ruolo di "terzo incomodo/perenne single". Un incubo! Però, tutto sommato, i miei compagni di classe erano abbastanza simpatici. Uscivamo alle 13.15 tutti i giorni, sabato compreso e dopo aver pranzato ci toccava sbrigare i compiti. Appena finito avevamo il nostro momento di relax completo e poi a volte la sera andavamo in ospedale a trovare nostra madre. In fondo non era così mal, tranne per il fatto che ero molto preoccupata per lei. Non ci diceva mai niente sulle sue condizioni di salute, a parte che "stava benissimo". Più passava il tempo però e più mi sembrava debole e consumata dalle medicine e dalle chemio. Cercavo di reprimere quella vocina nella mia testa che mi raccontava di quella paura che mi terrorizzava già da un po'. La paura i perdere una delle persone più importanti della mia vita, il mio unico punto di riferimento sul quale potevo sempre contare ed era sempre pronto a sostenermi.
"È una cosa curiosa la morte di una persona cara...
È come salire le scale al buio per andare in camera da letto e credere che ci sia ancora uno scalino. Il tuo piede cade nel vuoto e... c'è un nauseante momento di tetra sorpresa."
Lo diceva qualcuno che aveva profondamente ragione e finché non lo si prova non lo si potrà mai capire. Mi accorsi che i miei occhi erano diventati umidi ed una piccola lacrima scese giù, sulla mia guancia. Presi la manica del pigiama e ce la passai sopra per asciugarla per poi girarmi dall'altra parte del letto. Ecco cosa succedeva quando lasciavo correre la mia mente a briglie sciolte. Dovevo ricordare a me stessa che quando mi avviavo su questi monologhi interiori, di virare da tutt'altra parte.Spazio dell'autrice:
Mi scuso per la brevità, ma questo è solo un capitolo di passaggio che serve a spiegare un po' di cose. Nei prossimi capitoli ci saranno un sacco di colpi di scena che non vi aspettereste mai! ;)
Colgo anche l'occasione per ringraziare tutti quelli che votano e che commentano questa storia, mi fate davvero felice. Non avrei mai creduto di arrivare fino a questo punto con i voti e le visualizzazione, vi ringrazio di cuore!
Vi mando un bacio e buona lettura! <3
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Ah quasi mi scordavo, oggi è un giorno speciale, perché è il compleanno di due delle mie persone preferite in tutto il mondo! Buon compleanno José e buon compleanno Juanmi! Per me oltre che due ottimi giocatori siete delle persone speciali, da apprezzare e da cui imparare. Mi fate ridere, sognare ed emozionare. Siete i miei eroi e con voi ogni giorno è diverso. Avete lottato per raggiungere il vostro sogno e per questo siete da ammirare. Siete fortissimi campioni! Passate una bellissima giornata ragazzi <3
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Mi è bastato un tuo sorriso! || José Callejón
FanficClaudia è una ragazza messa a dura prova dal destino a cui verrà tolto tutto fino a quando non vedrà il suo sorriso, quello dell'unico uomo che l'ha sempre fatta sognare con i suoi gol e che ora la farà sentire finalmente amata! Nota dell'autrice: S...