LACRIME E SORRISI

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Entro nella stanza correndo, l'infermiera che mi segue. Sento delle urla. No, ti prego.

Vedo mia sorella che scuote Sarah e le piange addosso.

Mi cedono le gambe.

Stramazzo a terra.

Sento molti rumori ma non mi muovo. Ho lo sguardo rivolto al pavimento. Sono impassibile. Le lacrime scendono senza poterle controllare. Mi viene da vomitare.

Mi alzo, tremolante e mi avvicino al lettino. Sembra solo addormentata ma la consapevolezza del fatto che non rivedrò più il bellissimo colore dei suoi occhi mi fa contorcere le budella.

Non dico niente. Ella si sposta e mi lascia il posto, ancora disperata.

Le metto le mani sulle guance e mi sporgo sul suo viso che viene bagnato dal mio pianto. La bacio, con le labbra che tremano.

Lei non si muove. La stringo forte a me, nessuna reazione.
Serro le mascelle, stringo i pugni. Mi stacco da lei, do un pugno al muro. Le nocche si sporcano di rosso. Non sento dolore. 

Corro fuori, verso Dylan.

-NOAH! NO! FERMO! LUI NON HA FATTO NIENTE, NON È COLPA SUA!- mi urla mia sorella, correndo dietro di me.

Ho attacchi di rabbia da quando ero bambino, ma nulla mi ha fatto mai arrabbiare quanto perdere una delle persone più importanti della tua vita per colpa di quello che consideravo il mio migliore amico.

-Noah, sei venut... CHE FAI? SEI IMPAZZITO?- urla lui, appena mi vede. 

-BRUTTO BASTARDO! L'HAI UCCISA! ERA TUA RESPONSABILITÀ!-

Ho la faccia rossa, le corde vocali quasi esplodono. Gli sto urlando in faccia, le mani che gli stringono forte le spalle. Entra Ella e ci separa. Sono ancora arrabbiato, ma me ne sto zitto a fissarlo e nessuno dei tre proferisce parola per qualche minuto.

-È vero? È morta? L'ho uccisa. Noah, mi dispiace...- dice Dylan -Sai che non avrei mai voluto. Cazzo, come avrei mai potuto uccidere la ragazza del mio migliore amico. Eri felice davvero, sono stato un coglione e lo so. Lo capisco se mi odi, fai bene. -

Lo guardo negli occhi e me ne vado, furioso.

DYLAN

Passano troppi lunghissimi giorni. Ogni minuto, ogni ora, mi distrugge. Il senso di colpa mi corrode. Come ho potuto? Perché non stavo attento alla strada? È colpa mia. Ho ucciso una persona. 

Sono chiuso in camera mia da settimane. Non sembro più il Dylan che mi ricordavo e che credevo di essere. Quel Dylan non avrebbe fatto male ad una mosca. 

-Amore, c'è Ella qua fuori.- dice mia mamma, appena fuori dalla porta. 

Non rispondo. Voglio stare da solo. 

La porta scricchiola ed Ella entra nella stanza. 

Non mi muovo dalla mia posizione rannicchiata sul letto. 

-Lo so che fa male. Mi si lacera il cuore a pensare che lei non c'è più. Non è colpa tua, però. Non devi sentirti in colpa. È una cosa troppo grande da sopportare. È stato un incidente. Era felice. Ed è questo quello che devi ricordarti per sempre. Che è morta felice, ha potuto salutare me e Noah, e che ti ha perdonato. Aveva il sorriso sulle labbra quando mi ha detto "di a Dylan che non è colpa sua, che gli voglio bene". - si avvicina al letto e si siede accanto a me -Si fidava di te, anche dopo quello che è successo. Non devi buttarti giù. Lei non avrebbe mai voluto. Voleva che noi continuassimo a stare insieme, come un gruppo. Che la ricordassimo e la sentissimo ancora tra noi. E io gliel'ho promesso. Devi aiutarmi a rispettarla.- le trema la voce.

Mi tiro su a sedere, mi asciugo le lacrime. Anche lei sta piangendo silenziosa. 

La tiro piano dalle spalle e le faccio appoggiare il viso sul mio petto. 

Le voglio bene e mi impegno con tutto me stesso a credere alle sue parole che però sembrano così... finte.

-Promettimelo!- la sua voce si avvicina all'urlo. 

Chiudo gli occhi, la fisso ma non dico nulla.

Si abbassa di nuovo verso di me piangendo e mi tira pugni sugli addominali, frustrata. .3 

-Devi promettermelo Dyl! Ti prego! Se non me lo prometti non potrò andarmene più!- 

-Va bene, te lo prometto.-

Un sorriso tirato appare sul suo viso bellissimo. 

Mi bacia piano le labbra e lascia la stanza. 

Scoppio a piangere, di nuovo e mi meraviglio di non aver esaurito le lacrime. 


Mi risveglio e gli occhi mi bruciano. Vado in bagno a sciacquarmi e mi guardo allo specchio. 

La mia faccia non è cambiata per niente, a parte il graffio sopra al sopracciglio, nessuno noterebbe grandi differenze in me. 

Eppure io mi sento così diverso, cambiato e prendo la mia decisione. È diventato insopportabile. 

Esco di casa correndo, prendo la macchina di mia mamma e mi dirigo alla collina panoramica della città. 

Prendo il cellulare e compongo il numero di Ella. 

- Dyl? Che succede?-

-Volevo solo chiederti scusa, amore-

Sento la sua risata, mi sembra di averla accanto. - Scusarti per cosa?-

-Per quello che sto per fare-

Non ride più. Ora è preoccupata. 

-Dylan! Che stai facendo? DYLAN! FERMATI!-

- Scusami, ti amo...-

Riattacco e l'ennesima lacrima solca il mio viso. 

Best friends... maybe || Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora