My First and Last - [L.DH]

Epilogo

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Le luci dei locali della Seoul notturna creavano strani giochi di colori che potevano risultare romantici e sentimentali, a tratti anche malinconici e nostalgici.
Gran parte della popolazione usciva in serata per svagarsi e stare in compagnia di amici e amanti, fra discoteche e bar aperti fino a tardi.
Donghyuck, però, era una delle poche persone che si ritrovava ogni fine settimana al solito posto per godersi un drink in totale solitudine.

Dove andava lui era un locale piccolo e sconosciuto, con quelle poche persone abituali che però non si conoscevano fra loro se non di vista. C'era un unico barman, sempre sul posto ogni serata, che serviva i suoi pochi clienti con l'impegno che bastava per fare un bicchiere come si deve.
Era poco illuminato, se non da qualche luce a led appesa qua e la per le pareti con non troppa curanza. Il jukebox mezzo scassato intonava sempre le solite canzoni coreane vecchio stile, le quali erano tutto tranne che allegre e vivaci. Donghyuck le odiava, anche perché non aveva alcuna logica musicale nella loro complessità, ma rimaneva comunque seduto con quelle atrocità in sottofondo.

Era sicuro che, se solo avesse voluto, avrebbe potuto portare delle performance di alta qualità in quel locale. Però, appunto, non voleva. Quella natura priva di prassi e armonia rifletteva l'ambiente del bar e lui non avrebbe mai potuto cambiare ciò. Inoltre, aveva già dei locali in cui cantare durante le altre serate. Il sabato era il suo giorno libero, in cui lui sarebbe rimasto una personalità anonima, caratterizzato dalla semplice malinconia.

Erano passati anni, ben tre, da quando Kang Jiyoon se ne era andata, ma Donghyuck non l'aveva mai scordata. Non ci aveva neppure provato, questo è certo, ma l'amore non poteva essere imposto.
Così, da quando aveva raggiunto la maggior età un paio di mesi prima, aveva cominciato a frequentare quel localetto trovato per caso. E, straordinariamente, era divenuto l'unico posto in cui riusciva a riflettere in modo patetico ed emotivo.

Con le persone era sempre rimasto il Donghyuck dalla lingua sarcasica e mordace, con la battuta sempre pronta ed un sorriso bello quanto il sole. Però aveva scoperto di poter soffrire, come ogni singola persona che maturava.

I primi tempi dopo la sua partenza era solito rinchiudersi in camera e scoppiare a piangere. Lo faceva specialmente di notte, nel buio e nel silenzio della casa, ma sapeva che fra tutti solo sua madre era riuscita a sentirlo.
Poi, dopo aver fatto fronte al dolore più acerbo, si buttò dritto nella scrittura e nella composizione. Da quel periodo vennero fuori i suoi brani più intimi e cruccianti, qualcosa che nessuno sospetterebbe di trovare in un ragazzino di 17 anni.

E così arrivò lì, con 19 anni e una nostalgia più grande del dolore.
I primi mesi provarono a rimanere in contatto, ma tra il fuso orario e gli impegni di entrambi finirono per perdersi poco a poco, fino a ridursi a qualche augurio nelle festività ed un "mi manchi" qualora sentissero una vitale mancanza.
Kang Jiyoon non tornò più in Corea, nemmeno per le vacanze estive, dal momento che a Londra, per potersi pagare quelle spese non comprese nella borsa di studio, si era trovata un piccolo lavoro che non le garantiva nemmeno una settimana di ferie. Alquanto ingiusto, a detta di Donghyuck, ma alla ragazza importava principalmente avere dei risparmi per il futuro.

Dall'anno migliore della sua vita Donghyuck rimase in contatto con alcune persone, oltre che ai suoi amici più cari. Johnny fu un bisogno primario, dato che oltre ad avere degli ottimi consigli in campo musicale era anche un ottimo amico. In più, i biscotti di sua madre erano troppo buoni.
Con lui si aggiunsero i suoi migliori amici e compagni di corso, Taeyong e Yuta, anche loro delle ottime persone dagli ottimi gusti musicali.