❣︎ XXXII ❣︎

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Per la prima volta in quasi tre mesi di ripetizioni, Donghyuck venne ospitato da Kang Jiyoon.
Quella giornata, per sua fortuna e sfortuna, sua madre era impegnata con i suoi fratellini e suo padre era impegnato a lavoro, perciò casa sua sarebbe rimasta vuota. E la signora Lee, che bene conosceva il figlio, si rifiutò categoricamente di lasciare i due giovani da soli.

Kang Jiyoon non ne rimase per nulla offesa, e sembrava capire anche la donna, così propose di portarlo a casa sua per quell'occasione. E credetelo, Donghyuck rimase più che stupito.

Aveva creduto che la giovane, sempre perfetta esteticamente e con una compagnia di aristocratici come il suo fidanzatino, fosse di famiglia benestante, se non anche di una spiccata rilevanza sociale. Eppure, ben oltre la periferia di Seoul, nel bel mezzo del nulla, Donghyuck si ritrovò davanti ad una casetta a due piani, di vecchia di data e con un campo di animali e ortaggi attorno.

"Beh... Benvenuto a casa mia." Disse lei con un sorriso imbarazzato, una cosa inaspettata da parte sua. Silenziosamente gli fece cenno di seguirla fino alla porta, che aprì per farlo entrare.

Gli interni erano come ci potesse aspettare da una casa di campagna; semplici, un po' grezzi e con qualche ragnatela qua e là. Però erano ben tenuti, evidenziato dai mobili spolverati e dalle pareti ridipinte.
Alla fine, si poteva dire che fosse un ambiente accogliente e caloroso.

"Mamma! Sono tornata!" Annunciò Jiyoon a gran voce, e poco dopo una piccola donna sulla sessantina d'anni, vestita di un lungo e semplice vestito sporco di terra, fece il suo ingresso dalla porticina sul retro. "Yoonie, mi aiuteresti a raccogliere la lattu-... Mio dio, abbiamo ospiti!"

"Sì, mamma. Ho provato a chiamarti per avvertirti ma non rispondevi."

"Oh, santi numi. Non riesco a stare al passo con queste nuove tecnologie." Mormorò la donna mortificata, tirando fuori il suo cellulare dal cassetto di un comò. Poi lo riposò là dentro, per girarsi verso Donghyuck e rivolgergli un caldo sorriso.

"Buonasera, signora. Sono Lee Donghyuck." Disse lui una volta ricordatosi dellee buone manerie, e si inchinò profondamente. La madre di Jiyoon ridacchiò dolcemente e gli poggiò una mano sulla spalla per farlo rialzare. "Giovinotto, benvenuto! Sono la madre di Jiyoon, Kim Heerin. Entra e mettiti comodo. Ti preparo subito qualcosa da mangiare."

"Mamma, non ti preoccupare. Dobbiamo andare a fare i compiti."

"Un motivo in più per mettere qualcosa sotto i denti!"

Alla fine la signora Kim vinse quella discussione e qualche minuto dopo Donghyuck e Jiyoon stavano masticando un sano panino sostanzioso e succulento. Era pieno di ortaggi e prodotti della dispensa di famiglia, e un po' al ragazzo dispiacque doverli sprecare per una semplice merenda.

"Yoonie, per fare i compiti andate sulla casa dell'albero. A Donghyuck piacerà sicuramente."

"Mamma, non credo che-"

"Assolutamente. Grazie della fiducia, signora Kim."

La donna rise gioiosamente alla formalità di Donghyuck, poiché venendo dalla campagna pura non aveva mai avuto accesso ad una rigida educazione sull'onorificenza.
Una volta finita la merenda, Kang Jiyoon lo portò timidamente verso un grande albero poco distante dalla casetta, dove accanto vi pascolavano delle caprette. Dopo aver rischiato di essere incornato da una di quelle, Donghyuck la seguì sulla scala mobile di legno e salì sul pianerottolo.

Era una piccola stanzetta, tutta in legno, con un paio di finestre e una scrivania lunga quanto il lato del muro. Sopra vi era una lanterna a candela, che Jiyoon si affrettò ad accendere, qualche matita e decorazioni in legno e ceramica. Quest'ultime erano estremamente belle e particolari, quasi fatte da un artigiano esperto.

"Mio padre ha una bottega artigianale di sculture e creazioni. Da piccola mi piaceva tanto il suo lavoro, perciò volle farmene alcune. Provai anche a creare qualcosa, ma non ho mai avuto il talento di papà." Disse lei notando il suo sguardo puntato su quegli oggetti, ma le sue parole scaturirono un dubbio nel ragazzo.

"E adesso non ti piace più?"

Kang Jiyoon rimase di stucco, tanto che le ci volle qualche istante prima di ritrovare le parole. "Certo che sì! Ma..."

"Ma...?" Presso Donghyuck, avendo intuito il motivo celato della sua improvvisa timidezza e dell'imbarazzo.

"Non è un lavoro di cui andare fieri, per i miei compagni. Quindi..."

"Non devi nascondere la tua vita agli altri, Jiyoon." Disse fermamente, ma con tono comprensivo, quasi dolce. "Dovresti essere fiera della tua provenienza e dei risultati che hai ottenuto. Nessuno a scuola ti supera, nemmeno il più ricco di tutti!"

Sulle labbra di Jiyoon spuntò un sorriso sincero e gratificante, tanto bello da mozzare il fiato al ragazzo. "Grazie, Donghyuck, per le tue parole. Delle volte, ammetto di vergognarmi di essere una campagnola, e avevo paura che scoprendolo avresti cambiato l'opinione che hai su di me..."

Fu quasi istintivo per Donghyuck rispondere con "Questo dettaglio invece mi ha fatto innamorare di te ancora di più", ma riuscì a frenare la sua lingua lunga. Al contrario, portò una mano sulla sua spalla in segno di appoggio morale e le sorrise. "Non ti devi mai preoccupare di me. Dovrei io vergognarmi di quella decrepita di mia madre."

Kang Jiyoon scoppiò in una dolce risata divertita che fece sorridere Donghyuck a sua volta; adorava renderla felice, quasi quanto adorava lei e la sua persona.

Quel pomeriggio finì nel migliore dei modi a cena, con i piatti più buoni che avesse mai mangiato. Jiyoon, dal loro chiarimento sulla casa sull'albero, ritornò quella di sempre: disponibile, ottimista e visibilmente gioiosa. E probabilmente ella aveva ereditato quei tratti dai suoi genitori, che furono entrambi estremamente gentili e accoglienti con Donghyuck.

Fu forse l'aria confortevole, o il suo sorriso ritrovato, ma quel giorno Lee Donghyuck non riuscì proprio ad accennare nulla su Dongmin, come invece lui e Mark avevano concordato.

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