V - "E semplicemente sono una Black"

1K 46 5
                                    

I giorni passavano, frenetici, fino a arrivare a qualche giorno prima di Hallowen.
Annie Black stava camminando per i corridoi cercando di capire come fare per arrivare ai sotterranei senza essere vista da occhi indiscreti.
Doveva parlare con suo cugino.
Non aveva ricevuto una risposta alla sua lettera e non sapeva come avevano reagito.
Aspettò che Draco fosse abbastanza vicino per fermarlo e far allontanare Tiger e Goyle.
- Tua madre, ha ricevuto la mia lettera?- domandò, senza girarci troppo intorno, sapendo di doverlo prendere di faccia.
Infatti lo lasciò un poco spiazzato.
- Non lo so, che ne so io se ha ricevuto la lettera in cui dicevi di essere una Grifondoro?- capì l'errore appena prima di vedere lo sguardo della cugina farsi furente, mentre si lanciava in avanti, afferrandolo per il colletto.
Quasi non la riconosceva più.
Era diventata più violenta e irascibile, non calcolava più le sue mosse come faceva da bambina, aveva perso tanta della sua pazienza, e non stava più a ascoltare senza intervenire, se c'era una discussione ci si buttava a capofitto, ma sempre senza scherzare con gli altri Grifondoro o cercare di farseli amici.
Sembrava un incrocio fra lo zio e il padre, impulsiva come lo zio e solitaria come il padre.
- L'hai letta- sbottò in fatti, mentre sfoderava la bacchetta e lo lasciava.
Sembrava averci preso gusto a sfoderava solo.per vederlo arretrare appena, spendendo avere, per una volta, un vantaggio su di lui.
Perché se lui era astuto e subdolo, lei era veloce e potente.
- Ma poi gliel'ho spedita- disse, arrendendosi al fatto che finché non glielo avesse detto sarebbe rimasta davanti a lui con la bacchetta levata.
Sembrò tentennare un attimo, poi abbassò la bacchetta e annuì rigidamente.
- Ci vediamo Draco?- domandò, quasi non ne fosse più così sicura.
Da piccoli erano stati, strano, molto uniti, quasi inseparabili, ma arrivati a scuola avevano cominciato a prendere due strade diverse, quasi delle parti, delle parti avversarie però.
- Ci vediamo An- disse lui, allontanandosi verso la Sala Grande, vedendola sparire verso il bagno delle ragazze.
Evitò così tutte le lezioni di quel giorno, perdendosi a pensare a quanto stesse succedendo negli ultimi tempi.
Non si riconosceva quasi più.
E non era la sola a non riconoscersi.
Anche Draco, da come l'aveva guardata, era evidente che non la riconosceva più come la cugina rispettosa delle regole a cui si era affezionato da bambino.
Si strinse le gambe al petto, non avendo idea di che ore fossero, sentendo però il suolo umido e bagnaticcio del bagno sotto i suoi vestiti.
Con un respiro profondo fece per alzarsi, ma i singhiozzi di una ragazza la fecero desistere.
Dopo poco comparve la chioma castana di Hermione, che stava cercando un posto isolato per piangere.
Come la vide tentennò, insicura se andarsene o meno.
Ma quando la ragazza le fece cenno di sedersi accanto a lei, corse verso quel punto, le lacrime che correvano calde e irrefrenabili lungo le guance  i singhiozzi a scuoterla tutta, mentre appoggiava il viso sulla spalla della ragazza che si irrigidì un attimo, ma poi prese ad accarezzarle impacciata i ricci castani.
- Ron è un idiota- borbottò, fra i singhiozzi, mentre si asciugava una lacrima.
- Mi racconti cos'è successo?- domandò dolcemente, lasciando andare quella sua maschera di freddezza.
- Stava sbagliando un un'incantesimo e ho provato a aiutarlo, quando mi ha chiesto di farlo e l'ho fatto, ovvio,anche potevo fare se-se no?- domandò, riprendendo a singhiozzare.
Non l'aveva mai vista piangere era ovvio che ne fosse scossa.
- Non ho amici a parte te- disse, mentre una morsa le stringeva lo stomaco, riconoscendosi in quell'affermazione - Volevo solo aiutarlo- mormorò, poi, come volta da un pensiero improvviso, sollevò la testa, guardandola con occhi grandi piedi di lacrime - Perché tu sei mia amica, vero?- domandò, al colmo di un disastro emotivo.
La ragazza annuì lentamente, capendo quanto fosse vera quella cosa.
Aveva un'amica, un'amica vera.
- Beh, magari lui non l'ha vista così, no?- domandò.
Non c'era bisogno di chiederle cosa avesse detto Ron sulla ragazza.
- Magari ha pensato che fossi una Saputella che si vuol mettere in mostra?- domandò, ricordando ciò che aveva sentito dire.
La ragazza scattò, come punta sul vivo.
- Stai dalla sua parte?- domandò confusa.
- No, certo che no- disse, convinta - Ti ricordo che ancora non riesce a stare nella stessa stanza con me.
La ragazza smise di piangere, curiosa, mentre l'altra si complimentò con se stessa per averla fatta distrarre, almeno fino a quando non capì che avrebbe dovuto aprirsi almeno un poco anche lei.
- Beh, vedi, mio padre era un Mangiamorte, probabilmente un assassino. Mio zio è un pluriomicida pazzo, che ha fatto saltare una strada- a quelle parole Hermione sussultò, ma ormai ci era abituata - E semplicemente sono una Black- disse, appoggiando la testa contro le mattonelle del bagno.
Dette ad alta voce facevano ancora più male, mentre sentiva le lacrime minacciate di scendere, copiose come quelle dell'amica, ma le ricacciò indietro.
"Sono riuscita a sopportare ciò per anni, che differenza fa adesso?" si domandò, ma sapendo che però una differenza c'era.
Che adesso aveva un'amica e non intendeva assolutamente perderla.
Rimasero lì, a parlare e a conoscersi a vicenda per ore, mentre il malumore di Hermione paino piano si allontanava e la ragazza abbozzava un sorriso.
Questo almeno fino a che un Troll di Montagna non fece il suo ingresso con la grossa clava in mano nel bagno delle ragazze.

La figlia di Regulus BlackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora