XIII - La legilimens

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Quando la donna fece scorrere lo sguardo sulla ragazza non le servì nemmeno che la cugina dicesse il nome.
Aveva lo stesso sguardo, di chi non si sente al proprio posto.
Non era tanto la forma degli occhi, ma ciò che vi lesse dentro che la convinse che quella era sua figlia.
Non riuscì a leggervi niente.
Era come guardare un muro o una lastra di vetro, esattamente come le prime volte che aveva visto Regulus negli occhi.
- Lei è Annie- disse la donna, mentre lasciava trapelare la sua confusione.
Cioè, sì, Molly Weasley sapeva che Aries Prewett, sua cugina, aveva una figlia, ma non che questa fosse una Black.
Sapeva di Regulus, ma non pensava.... Scosse la testa, mentre osservava la ragazza tendere appena i nervi, stringendo i pugni dietro la schiena, per non farli vedere, ma essendo di lato si vedeva chiaramente.
- Come fai a sapere...?- fece per domandare la donna, ma venne interrotta dalla ragazza.
- Ho chiesto in giro, non ai Malfoy se è questo che intendete- disse, mantenendo sempre quella postura rigida e a primo impatto impassibile che la facevano assomigliare a una statua.
- Puoi anche darmi del tu- provò la donna, mentre la ragazza annuiva.
Dovette ammettere che era difficile approcciarsi con lei e a parlare appena, poche parole, così, le era sembrata subito antipatica, ma aveva cercato di non farci caso.
Non era come lei e lo notò subito, dal modo di scrutare una persona, non con curiosità, ma con attenzione, quasi diffidenza, quell'avvicinare di mezzo millimetro le palpebre, tanto che quasi non ci se ne accorgeva se non si cercava proprio quel movimento, quando osservava qualcuno che non conosceva, e anche solo il modo di stare in piedi, con le spalle ritte e lo sguardo piantato nel suo.
- In effetti non sono proprio la signorina simpatia- disse, scostando gli occhi dai suoi.
Solo allora si rese conto di ciò che stava realmente facendo la ragazza.
E che stava facendo tutto senza usare la bacchetta.
- Sei una legilimens- disse, con voce quasi tremula - Com'è possibile?
- Dalla nascita- disse, senza che lei capisse - Sono una legilimens dalla nascita, è uno dei motivi per cui i Malfoy hanno insistito per tenermi loro- disse, mantenendo sempre un tono di voce piatto, ma non per questo annoiato o strascicato com'era invece quello del cugino.
La donna rimase un'istante in silenzio, che venne rotto dopo poco da Molly.
- Volete del tè?- domandò, forse per rompere la tensione che si era creata.
- Sì, grazie Molly- disse, mentre anche la figlia rispondeva.
- Io no, grazie- almeno le avevano insegnato a dire grazie, cosa che non era del tutto scontata con i Malfoy.
- Ginevra, vieni a darmi una mano con il tè- detto questo scomparvero in cucina con la velocità di chi non intende restare un secondo di più in quella stanza.
- Sei hai sentito i miei pensieri saprai che non approvo questo tuo modo di fare- disse, aspettando uno scoppio della ragazza che rimase però calma e impassibile, mettendole addosso un senso di inquietudine non indifferente.
- Quindi?- domandò dopo qualche istante, capendo che la donna voleva che dicesse qualcosa.
- Vorrei ricominciare da capo- sentì lo sguardo della figlia piantato nel suo, capì che le voleva leggere la mente e che se voleva una possibilità con la figlia avrebbe dovuto lasciarla fare.
Dopo averla scrutata un attimo annuì, come se avesse deciso di fidarsi di lei.
- Come fai?- domandò dopo un po', osservando quegli occhi grigi indecifrabili.
- Non lo so- dovette ammettere a denti stretti la ragazza, sapendo a cosa si riferisse - È da quando sono piccola che riesco a leggere la mente delle persone senza nemmeno accorgermene, non puoi immaginare quanti incidenti sgradevoli e quanti oblivion sono stati costretti a lanciare i miei zii.
- Perché?- domandò, mentre la ragazza scuoteva il capo.
- Avevo già abbastanza attenzioni dal Mondo Magico e le dicerie sul mio conto erano già abbastanza senza che altri riflettori mi si puntassero contro.
La donna rimase in silenzio e in quel momento la ragazza ringraziò che la madre, da come aveva reagito quando aveva scoperto che lei lo era, non era una legilimens, o avrebbe sentito con chiarezza i suoi pensieri.
"Perché?" si domandava, stringendo i pugni e gli occhi "Perché hai lasciato che mi portassero via? Perché non mi hai mai cercata anche se sapevi dov'ero, perché non ti sei mai preoccupata anche solo di scrivermi una lettera, di farmi sapere il tuo nome?".
Avrebbe voluto urlarglielo, prenderla per le spalline della salopette che portava come indumento casalingo e scuoterla fino a non avere le sue risposte.
Le sarebbe andato bene anche prendere con la forza quelle informazioni, leggendole nel pensiero, ma aveva paura, paura di cosa avrebbe scoperto.
Perché si era fatta un'idea di sua madre e non voleva romperla, credere che fosse stata costretta, ma sapendo, vedendo, che strega fosse, ebbe la netta impressione che non l'avessero costretta sotto minaccia.
Non glielo disse perché aveva paura.
Aveva paura della risposta che avrebbe ottenuto o anche solo di parlare più apertamente, per non darle un'impressione disperata di sé.
C'era qualcosa che le diceva di non dirle nulla, di non chiedere e così non chiese, si tenne i suoi dubbi temendo una risposta.
Molly Weasley tornò, ma bastò un'occhiata della cugina, come di supplica, e la donna tornò velocemente con la figlia in cucina con una scusa che era chiaramente inventata.
- Come mai mi cerchi solo ora?- domandò, evidentemente non temeva la risposta come invece la temeva lei.
Strinse ancora di più i pugni, aprendo di scatto gli occhi, cercando di recuperare la calma persa in pochi istanti.
- Devo sapere cos'è successo a mio padre e penso che solo tu possa dirmi la verità, madre- disse, fissando la donna negli occhi, che deglutì nel notare quanto fossero determinati, mentre a sua volta preferì trovarsi nell'ufficio della McGranitt piuttosto che lì, davanti a lei.

La figlia di Regulus BlackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora