XIV - "Non è vero, io so che non è stato Voldemort a ucciderlo"

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La donna deglutì.
- Non penso di poterti dire tutto.
- Lo scoprirei comunque- tagliò corto lei, ma senza incrociare il suo sguardo, come dirle che non le avrebbe letto nella mente, non in quel momento.
- Non è per quello, è che nemmeno io so tutto. Un giorno è venuto a trovarmi, senza farsi vedere, e mi ha detto di darti questa, quando saresti nata, e mi ha dato quel foglio di pergamena che so che tu tieni in tasca- disse, mentre la ragazza chinava il capo e racchiudeva gli occhi, inspirando profondamente, come a cercare di recuperare l'autocontrollo normale.
Sapeva che rischiava di sprofondare di nuovo nella tristezza, ma sapeva anche che doveva dirglielo.
- Ricordo che mi disse di proteggerti e di far sì che il Signore Oscuro non ti uccidesse, non per ciò che stava per fare, e che stava per fare qualcosa che avrebbe potuto aiutare Silente, qualcosa di cui dovevo essere fiera. Non so cosa fosse, ma non è più tornato. Qualche giorno dopo i giornali dissero che il Signore Oscuro l'aveva ucciso...- la ragazza non la fece finire, aveva gli occhi lucidi anche lei le quanto tentasse di nasconderlo.
- Non è vero, io so che non è stato Voldemort a ucciderlo- la donna sussultò e la ragazza capì l'errore fatto - Scusa- mormorò, mentre la donna scuoteva il capo, ancora scossa.
- Come mai dici questo Annie?- domandò,mentre confusa la donna, osservando la figlia spostare nervosamente lo sguardo.
- Io so che è così, punto.
La donna rimase spiazzata da quella dichiarazione così secca e dura.
- Senti, so che avresti preferito una figlia dolce e gentile e premurosa, come la figlia di Molly, ma io non sono così, e non lo sarei stata anche senza i Malfoy a costringermi- disse, spostando improvvisamente lo sguardo su di lei, ma senza incastonarlo nel suo, abbassando subito dopo e stringendo furiosamente i pugni - Quindi, se non ti vado bene così non è affar mio.
Molly Weasley, che aveva sentito tutta la conversazione dalla cucina, assieme alla figlia, si chiese come fosse possibile che una ragazzina di undici anni fosse così dura e fredda davanti alla madre appena ritrovata dopo anni.
Avrebbe voluto andare nella stanza accanto a aiutare la cugina, a supportarla.
Sapeva che non lo dava a vedere, ma stava male e soffriva per il comportamento cosi freddo da parte della figlia.
Ma d'altra parte sapeva di non poter intervenire, che quella era una questione di famiglia e lei, per la ragazza, non ne faceva parte.
- No, tu mi vai bene così- tentò la donna, ma venne bloccata dalla risatina ironica della ragazza.
- Ma per favore, non riesci nemmeno a guardarmi, e vorresti che tua cugina venisse qui a aiutarti, come se fossi una minaccia- disse, guardandola improvvisamente - Non ho bisogno di leggerti nella mente per saperlo- rispose seccata alla sua espressione confusa.
- Senti, non osare parlarmi così, sono tua madre e non ti permetto di trattarmi come tutti gli altri Malfoy.
La ragazza rilassò le spalle, aprì gli occhi e guardò fissa la donna.
- Peccato che parli esattamente come loro- disse, una nota di risentimento nella voce, quasi avesse sperato in qualcosa di diverso, qualcosa che non era arrivato.
Aveva sempre immaginato il giorno in cui avrebbe conosciuto sua madre, la donna con gli occhi azzurri che si ricordava, di come l'avrebbe abbracciata, di come le avrebbe chiesto scusa per non essere andata a trovarla, senza dirle in che casa fosse finita, senza parlare dei Malfoy, comportandosi normalmente.
Ma non aveva idea di come fare.
Aveva passato così tanti anni senza sapere come comportarsi in situazioni così che ora che ci ritrovava era più impacciata che davanti a un Troll di Montagna.
La donna rimase un attimo interdetta, ma quando capì che non avrebbe detto nulla, nulla di affettuoso o di commovente, pronunciò quelle parole che furono come una pugnalata nell'animo della figlia, che sembrò chiudersi ancora di più a riccio.
- I tuoi zii devono essere fieri di te, hanno cresciuto una perfetta Serpeverde.
La ragazza strinse i pugni, mentre pronunciava quelle parole che diventavano finalmente vere, come aveva temuto che diventassero.
- Sono Grifondoro, non Serpeverde- borbottò, lasciando interdetta sia la madre che Molly.
- Grifondoro?
- Vedi, anche tu sei delusa- disse, facendo per allontanarsi.
Era già sulla porta, quando venne richiamata indietro dalla donna.
- Non sono delusa, solo stupita- detto questo l'abbracciò, sentendo la figlia irrigidirsi notevolmente, quasi fosse pronta a scattare per scansarsi violentemente da quell'abbraccio, ma poi la sentì rilassarsi appena, mentre l'ansia che non ricambiasse, che l'allontanasse, diminuiva, sentendola rispondere goffamente, come se non fosse effettivamente abituata a abbracciare qualcuno.
- Grazie- mormorò la ragazza, senza trattenere quell'unica lacrima che stava scappando al suo controllo.
- Per cosa?- domandò confusa la donna.
- Per non avermi allontanata appena mi hai vista- disse, mentre si allontanava silenziosamente.
- Dove vai?- domandò, mentre la figlia faceva per aprire la porta.
- Devo tornare al Manor prima che i Malfoy vadano su tutte le furie.
- Saranno già su tutte le furie...
- Grazie, ma non aiuta.
- Se vuoi ti accompagno- propose la donna, vedendo la ragazza distendere le labbra in un timido sorriso, ma dopo pochi istanti quello stesso sorriso scomparve.
- No, è meglio di no. Loro non sanno che sono venuta a cercarti, lo sa solo Draco, e sono sicura che non glielo abbia detto- fece appena in tempo a dire ciò che qualcosa attirò la sua attenzione.
La più piccola dei Weasley le si era avvicinata.
- Puoi usare la metro polvere se vuoi- la ragazza ringraziò e scambiato un ultimo sguardo con la madre, scomparve nel camino.

La figlia di Regulus BlackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora