X- "Hai lo sguardo di tuo padre, Annie"

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I deboli raggi lunari colpivano il viso della ragazza, stesa sul materasso del letto, in ascolto.
I nervi tesi e i sensi allerta, pronti a captare il minimo rumore o movimento sospetto.
Lo scricchiolio delle assi l'avvisò che qualcuno si era svegliato.
E che stava venendo nella sua direzione.
Si rinascose meglio sotto le coperte, fingendo di dormire.
La porta si aprì appena, mentre la zia sbirciava dentro, come per controllare che non fosse scappata.
Quando la vide, rannicchiata sotto le coperte, sorrise leggermente.
Probabilmente erano solo sue impressioni, paure assurde.
Non sapeva però il piano della nipote, che come uscì dalla stanza, chiudendosi dietro la porta, aprì un occhio grigio tempesta, scrutando attentamente la stanza.
Sentì i passi della zia risuonare per il corridoio, fino a arrivare alla sua stanza, chiudendo la porta.
Si alzò, sfilando le coperte di dosso.
Prese i vestiti che si era preparata la sera prima, scuri per passare inosservata nella notte.
Prese una pergamena, una piuma e la boccetta dell'inchiostro.
Intinse la punta, ma quando era sul punto di cominciare a scrivere tentennò.
Cos'avrebbe potutoscrivere per non farlo sembrare un abbandono?
Così si decise.
Avrebbe scritto a Draco, per spiegargli come stavano le cose.
Caro Draco,
So che probabilmente quando la leggerai tua madre ti avrà già detto che sono sparita, ma devo farlo.
Devo capire chi fosse mio padre è per farlo devo trovare mia madre.
Ricordati che questo non è il mio modo di scappare di casa, ma solo di cercare di scoprire qualcosa a cui tengo, pianificando.
Cerca di spiegarlo a tua madre senti dovesse chiedere.
Ci vediamo a scuola,

Annie Black

Sì, andava bene.
La chiuse con un nastro dopo averla fatta asciugare.
Prese la bacchetta, tentennante.
Non avrebbe potuto fare magia, lo sapeva, ma doveva portarsela, nel caso fosse stato indispensabile.
La nascose nella manica della felpa, in un punto facile da raggiungere.
Sgattaiolò con le scarpe in mano fino alla camera dal cugino, nascondendo la pergamena vicino a lui.
Così l'avrebbe letta, forse.
Esitò appena, poi annuì, proprio mentre il ragazzo mugugnava qualcosa.
Sentì le dita del cugino sfiorarle la manica della felpa.
Stava ancora dormendo, si capiva.
- Resteremo sempre cugini An, sempre- detto questo si girò dall'altra parte, tornando a dormire più profondamente.
- Ci vediamo a scuola Draco- detto questo uscì di soppiatto.
Sapeva con esattezza dove doveva andare se voleva ottenere delle risposte.
Nessuno avrebbe approvato, nessuno le avrebbe dato sostegno sapendo dove doveva andare.
E soprattutto, perché ci voleva andare.
Alzò la bacchetta, aspettando che il Nottetempo arrivasse rischiando di investirla come sempre.
Salì a bordo.
- Non ho bagagli Sten- disse, avvicinandosi verso il lettino che le indicava il ragazzo.
Non era la prima volta che andava a fare un giro di notte sul Nottetempo, ma quella volta doveva essere cauta.
Il ragazzo non aveva idea di che fosse lei, non glielo aveva mai detto.
- Dove devi andare?- domandò, cominciando a leggere il giornale.
- Azkaban- disse, gelida, mentre il ragazzo trasaliva, sollevando gli occhi dal giornale, piantandoli, o almeno provandoci, negli occhi color tempesta della ragazza.
- Che cosa ci devi fare a Azkaban?- domandò dubbioso - Capisco Diagon Alley, ma Azkaban è una follia anche per te- disse, seriamente preoccupato per la salute mentale della ragazza.
- Sono affari miei, Sten, devo fare una visita a un mio familiare- disse, mentre il ragazzo annuiva poco convinto.
- Hai sentito?- domandò poi, rivolgendosi all'autista - Azkaban.
Non sembrava contento anche solo di avvicinarsi a quel posto, tanto che tentennò appena, ma comunque il Nottetempo partì, sfrecciando velocemente fra le automobili e le altre cose.
- A chi devi fare visita di notte?- domandò tenendo lo sguardo fisso in qualche altra direzione.
- Non ti riguarda- provò, ma sapeva che se non avesse dato una risposta avrebbe cominciato a collegare i punti anche lui, da solo - Va bene. Devo andare a Azkaban per trovare mia nonna. Vedi, lei- disse, cominciando a raccontare di un albero genealogico inventato sul momento e di un reato non commesso, inventato sul momento anche quello.
- D'accordo, non ho capito quasi niente, sei arrivata comunque. Non possiamo portarti fin dentro Azkaban. Sai che non avremmo potuto portarti? Sei fortunata che non è la prima volta che vieni. Galeoni prego- disse, mentre la ragazza gli consegnava i galeoni preparati in anticipo.
La ragazza scese dal Nottetempo appena in tempo, poco prima che sparisse per la velocità, quasi volesse allontanarsi il più in fretta possibile da Azkaban.
La ragazza guardò un attimo il mare e l'isola davanti a sé.
- Che cosa mi è venuto in mente?- si domandò, cominciando a immergersi fino alla vita nell'acqua gelida.
Dopo pochinistanti tremava tutta.
Non seppe bene come fece a arrivare fino all'isola, riuscendo a superare le mura.
Il.gelo che proveniva da dentro era quasi peggio di quello del mare che circondava Azkaban.
La paura e la disperazione erano percepibili anche da un essere umano.
I Dissennatori continuavano a fare avanti e indietro, strappando i ricordi felici ai prigionieri, che sembravano persi dentro sé stessi e i loro ricordi tristi e cupi.
Solo uno dei tanti prigionieri sembrava ancora sano di mente, per quanto di aspetto fosse ridotto male.
Lo riconobbe subito.
Quello era suo zio, il motivo per cui era andata fin lì.
Il fratello di suo padre avrebbe saputo dirle chi fosse sua madre.
Ma proprio mentre era lì, vicina a scoprire verità, tentennò.
Non le fecero paura i Dissennatori, no, aveva rubato una bacchetta a un mago poco distante, probabilmente che stava facendo l'ispezione, e poteva difendersi.
Le avevano insegnato a farlo fin da piccola, temendo che potessero scambiarla con lo zio.
Si avvicinò di soppiatto alla cella.
- Especto Patronum- sussurrò mentre un rapace, non ben identificabile nella notte, volava silenzioso verso i Dissennatori che sovegliavano la cella, facendoli allontanare quel tanto che le concesse di infilarsi friabile sbarre, usando il suo essere così minuta.
Suo zio alzò lo sguardo su di lei.
- Cosa ci fai tu qui?- gracchiò, secco, cercando di capire come mai la figlia di suo fratello fosse entrata ad Azkaban di notte, tenendo lontani i Dissennatori dalla sua cella con un patronus ben formato.
- Sai chi sono?- domandò, confusa.
Pensava che non si ricordasse di lei.
Evidentemente Azkaban doveva avergli fatto meno effetto di quanti avesse calcolato.
- Hai lo sguardo di tuo padre, Annie- disse, la voce ruvida come se non la utilizzasse da anni.
- Be', se sai chi sono, saprai anche chi fosse mia madre- una risata roca increspò leggermente l'aria.
- Non ti hanno detto chi è, vero?- domandò - Appartiene a un ramo secondario di una famiglia di purosangue, i Prewett, una lontana cugina di Molly Weasley, penso tu la conosca- disse, accennando alla sciarpa che aveva messo per il gran freddo, ormai tutta inzuppata, su cui spiccavano ancora i colori rosso enorobdella sua casa.
Cercò di nasconderla come potè, mentre lo zio le faceva cenno, seccato, di smetterla.
- Non devi nascondere quei colori, non con me- disse, restando però sempre appoggiato alla.parete della sua cella.
- Chi è mia madre?- sibilò fra i denti.
- Si chiama Aries Prewett, ma non cercarla da loro, ha deciso di vivere con i Babbani dopo Hogwarts, l'ultima volta che l'ho vista lavorava in un negozio a Londra.
La ragazza rimase un attimo in silenzio, poi si alzò, le gambe leggermente tremanti e non solo.per il freddo che le provocavano i vestiti inzuppati schiacciati addosso.
- Grazie- mormorò, facendo per uscire.
- Annie, aspetta un attimo- la richiamò, facendola voltare - Sei così simile a lui... Non fare gli stessi errori di mio fratello, non lasciare che sia la tua famiglia a decidere per te.
La ragazza annuì, rimangiandosi la risposta che avrebbe voluto dargli fra i denti.
Scivolò silenziosa fra le sbarre, proprio mentre l'uomo a cui aveva sottratto la bacchetta continuava il giro di controllo, mentre si avvicinava alla cella di Sirius Black.
Fece sparire in fretta e furia il patronus, lanciando la bacchetta, che atterrò tintinnare dietro di lui, che era voltato di spalle.
- Ah, meglio prenderla prima di perderla- disse, chinandosi a raccoglierla, proprio mentre la ragazza sgattaiolare fino a fuori dalle mura, sul mare.
Era calmo e stava la luna stava quasi per tramontare, tanti che le stelle si facevano già più opache.
Aveva capito il messaggio velato che le aveva dato lo zio.
Sentì qualcosa pensare nella tasca bagnata.
Era sul punto di entrare in acqua, con già i piedi immersi in acqua.
La mattina avrebbe dovuto tornare a Hogwarts, così sarebbe passata da casa a prendere le sue cose senza essere vista.
Non aveva voglia di sorbirsi la ramanzina dei suoi zii subquanto fosse stata imprudente.
Sfilò dalla tasca un foglio di pergamena, o meglio, il riciclando un foglio di pergamena.
Non sapeva dove l'avesse trovato suo zio, perché era abbastanza sicura che fosse lui, soprattutto per la firma.
Devi stare attenta a non cadere nel buco nero che avvolge la nostra famiglia da generazioni.
S. Black

Sbuffò.
Sapeva che suo padre era finito in mezzo ai Mangiamorte e che il fratello era contrario, ma non per questo l'avrebbe fatto anche lei.
Era stato praticamente inciso, quasi avesse usato qualcosa per scrivere senza usare l'inchiostro.
Lo rinascose in tasca, vicino al vecchio foglio dinpergamena che si portava quasi sempre dietro, protetto a un'incantesimo che gli aveva lanciato a scuola.
Si immerse in acqua, cominciando a nuotare.
Quando arrivò a riva sapeva di avere solo un giorno, dopo quello, per trovare sua madre e scoprire la verità.
Sollevò la bacchetta, mentre il Nottetempo compariva dall'oscurità della notte.
- Diagon Alley, Sten- disse, sedendosi su un lettino che le era stato indicato.
- Diagon Alley- sentì ripetere, proprio mentre il Nottetempo partiva e lei sentiva lanpergamena bagnata premere contro la maglietta zuppa.

La figlia di Regulus BlackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora