XVIII - Incantesimi non rivelati

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Annie Black per la prima volta in vita sua non si presentò a una lezione.
E ovviamente le cosa non passò inosservata.
Era stesa sul letto da ormai qualche ora, non era scesa nemmeno a fare colazione e non aveva scritto gli aggiornamenti di quella settimana, li dove a spedire entro quella sera ma non li aveva ancora scritti.
Del resto, cosa ci poteva scrivere?
"Cari zii,
Sono talmente giù di morale che non riesco nemmeno a concentrarmi con gli studi, tanti che penso che verrò bocciata.
Saluti,

Annie Black

P.S. Ve lo avevo detto che ultimamente sogno mio padre?"

No, decisamente non poteva andare.
Lasciò che uno sbuffo infastidito lasciasse le sue labbra quando qualcuno bussò alla porta.
- Avanti- mormorò, sapendo che non poteva essere altri che Hermione.
Infatti la chioma castana dell'amica spuntò da dietro la porta.
- Perché non sei venuta a lezione oggi?
- Non ne avevo voglia.
Aveva saltato solo un'ora e ecco il risultato.
Aveva messo in allarme Hermione Granger.
- Non ti sei mai persa una lezione...- tentò.
- Ma oggi sì- sbottò, saltando in piedi - E ora, se non ti dispiace, vorrei stare da sola Hermione- disse, mentre si chiudeva in bagno, osservando la propria immagine riflessa nello specchio.
Sua madre... sua madre si era stupita quando ave scoperto che era una legilimens, facendola soffermare su qualcosa a cui non aveva mai dato troppa importanza.
Aveva una capacità speciale, leggere nella mente delle persone, ma non sapeva per cosa dovesse usarlo.
E non poteva nemmeno chiedere un consiglio a suo cugino, perché sembrava non riuscire più a guardarla negli occhi.
Sentì di nuovo quella stretta al petto che avvertiva da mesi ormai, ogni volta che ripensava a suo cugino o a suo padre.
Qualcuno bussò alla porta del bagno.
- Vattene via Hermione- disse, ma voce incrinata come non si sarebbe aspettata.
Ma la ragazza aprì la porta, scrutando la ragazza scattare in piedi.
Le piantò lo sguardo negli occhi, sentendo qualcosa che cercava di invadere la mente.
Allarmata distaccò lo sguardo da lei, che capì di essersi fatta scoprire.
- Co... Cos'era?- mormorò, sentendo la fermezza e la convinzione di poco prima svanire velocemente.
- Niente, lascia stare Herm- mormorò, scivolando di nuovo seduta.
- Ora, se non ti dispiace, vorrei restare da sola.
- Invece mi dispiace, perché sei mia amica e ti voglio aiutare.
" Perché sei mia amica" quella frase continuava a rimbombare in testa, ma sapeva che non era da Hermione che voleva sentire la frase dopo.
" E ti voglio aiutare" era la frase che di solito le diceva Draco, suo cugino, quando le faceva qualcosa per cui doveva essere aiutata, ma sembrava che ormai non le importasse più.
- Non puoi capire Hermione.
- Invece sì.
- No, perché Harry non ti tratterebbe mai così- sbottò, nascondendo poi il viso nelle braccia.
- Così come?- ma non fece in tempo a dire nulla perché l'altra era già scattata in piedi.
- Dimenticati di ciò che ho detto Herm, ci vediamo alla prossima ora, devo... spedire una lettera.

Aveva lasciato la torre di Grifondoro da qualche minuto e stava vagando per i corridoi del castello, quando Minerva McGranitt le arrivò addosso.
- So che non sei venuta a lezione, l'ora scorsa- disse, mentre la ragazza impreca silenziosamente, cercando di mostrare tranquillità.
- Suppongo tu non ti ricordassi del compito scritto di Trasfigurazione- la ragazza strabuzzò gli occhi, lasciando andare quella maschera d'indifferenza che riassume subito dopo, ma quei pochi istanti bastarono a Minerva McGranitt per capire che aveva sbagliato a supporre e che non aveva saltato la lezione per quello e che doveva esserci un'altro motivo.
- Mi scusi professoressa McGranitt, non ricapiterà- mormorò, abbassando appena lo sguardo, ma mantenendo la testa abbastanza diritta.
Sembrava l'ombra della ragazzina fiera e elegante che era entrata a Hogwarts solo qualche mese prima.
Mancavano poche settimane agli esami, ma sembrava quasi non ricordarsene.
O era certa di farlo tutti da sufficienza almeno o era certa di essere bocciata.
Ma lei non sembrava nessuna delle due ipotesi.
Sembrava più su un mondo tutto suo, lontado da loro e da Hogwarts.
E quello la incuriosì.
- So che ultimamente non c'è stato molto modo di proseguire quelle lezioni, ma penso che le potrebbe far piacere sapere che l'aspetto domani pomeriggio alle cinque nell'aula vuota al primo piano- detto questo girò i tacchi e se ne andò con un "Buonagiornata signorina Black".

Nel pomeriggio, dopo aver spedito la lettera ai Malfoy, si diresse verso l'aula indicata dalla McGranitt.
- L'ultima volta dovevo spiegarti come evocare un patronus.
- Mi scusi professoressa, ma io lo so già fare- disse, sentendo lo sguardo della donna puntato su di lei con curiosità sempre crescente.
- Me lo hanno insegnato per sapermi difendere, nel caso mi dovessero scambiare per mio zio- disse, senza incrociare lo sguardo severo della donna.
- Bene, allora evoca un patronus- disse, sedendosi su una sedia lì vicino.
La ragazza chiuse gli occhi, stringendo saldamente la bacchetta.
- Expecto Patronum- disse, mentre sentiva gli occhi della donna puntati su di lei, occhi che diventavano improvvisamente grigio tempesta.
E lì traballò, le tremò la mano, mentre dalla punta della bacchetta usciva un debole filo di fumo argenteo.
La McGranitt storse il naso.
- Penso che dovremmo lavorarci ancora un po'.
- Ma lo so fare- protestò la ragazza, mentre cercava di aggrapparsi a un pensiero felice.
- Ma non sembra.
La ragazza non rispose, rimangiandosi la risposta fra i denti.
Strinse i pugni, mentre sussurrava ancora un volta l'incantesimo.
Dalla bacchetta spuntò un rapace, che cominciò a girare per tutta la stanza, fino a arrivare vicino alla McGranitt.
- Lo so fare- mormorò la ragazza, mentre il patronus spariva.
- Allora passiamo a qualcos'altro- mormorò, sempre più allibita.
Sembrava le avessero insegnato degli incantesimi che la maggior parte dei maghi non riesce a compiere, nemmeno quelli adulti.
E che lei riuscisse a farli.
- C'è un qualche incantesimo particolare che vorrebbe imparare, oltre a quelli già affrontati?- alla donna stavano finendo le idee, così chiese alla ragazza se avesse delle idee.
In un modo in cui non capisse troppo, però che ottenesse comunque un buon risultato.
- Come faccio a disarmare una persona?- domandò.
Erano tutte domande su incantesimi utilizzabili nei duelli, incantesimi che forse era meglio che non conoscesse.
- Penso sia meglio provare un'altro incantesimo, non questo.
Non volle dirle come mai, ma non intendeva insegnare troppi incantesimi, che in mano a una persona potente potessero trasformarsi in un'arma potente.
E la ragazza annuì, sapendo di dover sottostare a ciò che diceva la donna, mentre la sua attenzione veniva distratta da ciò che vide fuori dalla finestra.

La figlia di Regulus BlackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora