VIII - "Ha detto che sei una traditrice del tuo sangue"

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Seguì la zia e il cugino fin dentro casa, cercando di mostrarsi sicura e disinvolta, come non era, affatto.
Infatti quando vide lo zio appoggiare il giornale e scrutarla con gli occhi quasi uguali a quelli del figlio, si sentì sprofondare.
Si domandò come mai non avesse insistito con Serpeverde.
In un attimo le arrivò una risposta alla mente, come senla sapesse già dal momento in cui il Cappello Parlante l'aveva smistata in Grifondoro.
Suo padre.
Sapeva che fine aveva fatto suo padre dopo aver insistito con Serpeverde e aveva paura, paura di fare la stessa fine, di essere costretta un giorno a unirsi ai Mangiamorte.
Perché aveva la sensazione che le voci su un possibile ritorno di Voldemort fossero vere.
Prese un respiro profondo, strappandosi violentemente dai suoi pensieri, mentre con la zia salivano le scale verso camera sua.
- Sai, tua nonna.... Lei non l'ha presa affatto bene- disse Narcissa Malfoy quandi furono sole.
La ragazza si voltò.
Non si aspettava affatto che le parlasse ancora.
Ma forse era stato solo un pensiero stupito, forse non l'avrebbero trattata diversamente per una casa.
Ma non sapeva di sbagliare.
- Lei- mormorò, ma le morirono le parole in bocca.
- Ha urlato contro i sanguemarcio come fa di solito e ha detto che sei una traditrice del tuo sangue- disse la zia, cercando di mantenere un tono di voce basso, piatto, neutro.
- Sono... Mi ha chiamata...- deglutì, cercando dibriprendere un contegno.
Sapeva che era lo zio quello chiamato così, non lei.
Ma evidentemente si era guadagnata anche quel titolo.
Oltre a: figlia di un assassino, purosangue, nipote di un pluriomicida, Black.
- Mia ha chiamata "traditrice del mio sangue"?- domandò, una nota isterica nella voce - Quando è stato il Cappello Parlante a decidere per me? Dopo che gliel'ho chiesto di mettermi in Serpeverde ma non mi ha volta ascoltare?- domandò, stringendo i pugni, fermandosi.
Non si era mai lamentata, nemmeno quando doveva stare ore davanti a sua nonna per mitigare il suo carattere e stimolare la pazienza, mentre fuori i bambini giocavano e suo cugino volava su una scopa nuova.
Nemmeno quando le avevano impedito di scoprire chi fosse sua madre, dicendole che doveva stare con loro, se non voleva essere rovinata come suo zio.
Non si era lamentata nemmeno quando, girando per le strade, la gente l'additava, sussurrando, e nessuno faceva niente per non farglieli sentire, i loro commenti avidi e velenosi.
Ma si era stancata di stare in silenzio e aspettare, aspettare il momento in cui sarebbe esplosa.
Perché stava esplodendo in quel momento.
La zia si fermò, confusa e sconcertata da quel cambiamento repentino nella nipote.
- Quella casa ti ha fatto male, seguimi, in silenzio, non osare più fare una cosa così- disse, mentre la ragazza la seguiva, stringendo i pugni, sentendo la rabbia salire, incontrollata.
Ma non fece niente di stupido o di avventato, come se ci fosse qualcosa dentro di lei che le diceva di aspettare, di aspettare il momento buono.
Così aspettò, ma aspettò tanto.
La donna aprì la porta della stanza della ragazza, che entrò trascinandosi dietro i bagagli.
- Quando sei pronta scendi, dobbiamo parlare- disse, severa, ma donna, mentre su chiudeva la portale spalle e scendeva di nuovo le scale.
Prese un respiro profondo, liberando il suo gufo nella notte, mentre il desiderio di tornare a scuola, nonostante il diver fingere, si faceva sempre più forte, quasi insistente e irresistibile.
Ma d'altra parte sapeva che non poteva scappare e tornare a scuola, perché se no sarebbe scoppiato un mezzo disastro.
L'ultimo suo parente che era scappato di casa, come avrebbe voluto fare lei, era stato diseredato e in quel momento si trovava ad Azkaban.
- Annie?- domandò Draco una volta entrato.
Non l'aveva sentito bussare né entrare.
- Dicevi che a casa potevamo essere noi, ma non è vero Draco- mormorò la ragazza, continuando a cercare di disfare la valigia.
- Che intendi?- domandò il cugino, fermandosi.
La fissò con glinocchi ghiaccio confusi, aspettando una risposta.
- Non li hai visti i loro sguardi?- domandò mentre il ragazzo scuoteva la testa - Sai come mi chiamano? Traditrice del mio sangue, solo perché il Cappello Parlante mi ha smistata in un'altra casa- sbottò, fermandosi dal mettere via le sue cose, sedendosi sul letto, tenendosi la testa fra le mani.
Il ragazzo non riusciva a parlare.
Non pensava che glielo avrebbero detto.
Lui lo sapeva, ma non glielo aveva detto come gli avevano detto di fare i suoi genitori.
Ma in quel momenti capì che non le poteva dire la verità, o avrebbe perso veramente la cugina, forse per sempre, che si sarebbe allontanata da lui, diventando sempre più una Grifondoro.
La ragazza sollevò la testa, senza sapere cosa passasse per la mente del cugino, gli occhi simili a un temporale rannuvolati, come incupiti da qualcosa.
- Resteremo uniti, vero Draco?- domandò, fissando il cugino deglutire.
Nessuno dei due sapeva che gli ultimi a aver fatto una cosa così non si erano più parlati.
- Conosci già la risposta- disse il ragazzo, sedendosi su una sedia lì accanto.
Ma lo sguardo della ragazza gli fece capire che almeno quella volta aveva bisogno di una risposta diretta.
- Sì- detto questo aprì la porta.
- Andiamo?- domandò, facendole cenno di seguirla, un pallido sorriso dipinto in volto.
Annie Black annuì, mentre un piano cominciava a formarsi in mente.
In quel momento si riconobbe, era tornata lei.
Calcolatrice e distaccata, distaccata come quando arrivò al piano di sotto trovando i suoi due zii a fissarla seri e cupi.

La figlia di Regulus BlackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora