8 ✩ shangai

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Siamo due gocce d'acqua in un mare
di guai
due gemelli che non si incontrano mai
una scommessa persa da
giocare alla snai
il bastoncino che fa casca' tutta Shangai.

- Shangai, Carl Brave.

Victoria

Tornare a casa dopo una giornata di scuola estenuante è una delle sensazioni più belle al mondo. Durante l'intero tragitto scuola-casa non ho fatto che pensare al momento in cui finalmente mi toglierò i jeans ed indosserò dei vestiti più comodi per poi buttarmi a letto e fare un pisolino di almeno tre ore. Oggi ho fatto due diverse interrogazioni e un compito in classe, per i quali ho passato sui libri un numero di ore non quantificabili la scorsa settimana. Finalmente oggi posso recuperare le ore di sonno perdute.

Ovviamente però, questo poi avviene solo nei miei sogni più selvaggi, perché nel momento esatto in cui arrivo a casa trovo mia madre sul tavolo del salotto intenta a farsi fare la manicure dalla sua estetista di fiducia, cosa che fa più o meno una volta al mese.

"Tesoro." Mi chiama mia madre appena chiudo dietro di me la porta d'ingresso, "Bentornata." Mi regala uno dei suoi sorrisi migliori e da qui già capisco che le serve qualcosa.

"Ciao." Saluto entrambe con un bacio sulla guancia e mia madre mi fa segno di sedermi accanto a lei. "Che succede?" Chiedo, la mia voce leggermente allarmata.

"Oh, tranquilla tesoro nulla di grave." Mi rassicura lei, "Solo che ho bisogno tu mi faccia un favore."

"Adesso?" Chiedo confusa, "Ma non ho ancora pranzato." Mi lamento, sono quasi le due e sto morendo di fame, in più sono stanca morta, vorrei soltanto mangiare e andare a letto.

"È un favore veloce, mangerai dopo." Mia madre agita la mano come se stessi dicendo sciocchezze e stessi esagerando. "Tuo padre mi ha chiesto di portargli una carpetta piena di documenti che ha dimenticato qui e che gli servono urgentemente, potresti portarglieli?" Mi indica una carpetta rossa sul tavolino davanti al divano.

"Ma io non ho la macchina!" Mi lamento, perché non può andare lei e fare la manicure un'altra volta? Oppure potrebbe venire mio padre, dato che l'errore è stato suo.

"È a casa di Marianna e Paolo e c'è meno di un quarto d'ora di strada a piedi da qui, dai tesoro sono due passi, ti vale per palestra." Mi dice con non chalance e io sento il nervosismo iniziare a ribollirmi in corpo. Sono stanca di mia madre e dei suoi capricci e delle sue battutine sulla mia forma fisica, che tra parentesi è perfettamente normale.

"Va bene." Sbuffo, sapendo che posso lamentarmi quanto voglio, ma alla fine vincerà lei. Salgo su un attimo a darmi una rinfrescata e poi esco di nuovo, con la cartelletta in mano diretta a casa Bernardi.

Per fortuna, è vero che la loro casa si trova a un quarto d'ora di camminata circa dalla mia, essendo che viviamo nello stesso quartiere residenziale, quindi dovrei sbrigarmi velocemente.

Arrivo sul portico e suono il campanello, una, due, tre volte ma nessuno risponde. Decido quindi di prendere il cellulare per chiamare mio padre e chiedergli dov'è finito, ma quando sto per cliccare sul pulsante 'chiama', la porta d'ingresso si apre, rivelando un Lorenzo conciato non male, malissimo.

Sgrano gli occhi e lo guardo come se fosse appena uscito da una scena del crimine, cosa che potrebbe benissimo essere date le sue condizioni. Ha uno zigomo violaceo, il labbro inferiore spaccato e un taglio abbastanza profondo sul sopracciglio sinistro. Sia il viso che le nocche sono sporche di sangue fresco quindi deduco che qualsiasi cosa sia successa, sia avvenuta di recente.

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