31 ✩ molotov

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Non lo so
come mai
ti amo però proprio non ti sopporto
Molotov, Lazza.

Lorenzo

"Dannazione!" Impreco contro il cruscotto dell'auto di mio padre, sfogando tutta la frustrazione accumulata durante la giornata.

"Lorenzo, rompi pure quest'auto e ti lascio a piedi finché non ti trovi un lavoro stabile e potrai permetterti una macchina da solo." Mi minaccia mio padre, entrando dal lato guidatore e preparandosi per mettere in moto l'auto e portarmi a casa.

Sbuffo e lo ignoro, non volendo iniziare una discussione inutile con lui in questo momento.

La mia Audi ha deciso di rompersi proprio mentre stavo andando da Victoria, sotto la pioggia, dopo una giornata infernale in cui lei non risponde ai miei messaggi ed evita tutte le mie chiamate.

Dopo ieri sera in piazzetta non ci siamo più visti, e non so cosa pensare prima. Se è successo qualcosa con i suoi amici oppure se ce l'ha con Alessandro e quindi con me di riflesso, o peggio, se le è successo qualcosa.

Appena liberato dall'allenamento, sono corso subito verso casa sua per vederla e rasserenarmi, ma il destino ha voluto che mi ritrovassi bloccato in mezzo alla strada allagata con un'auto non funzionante e dovessi chiamare mio padre a recuperarmi.

Mio padre passa tutto il viaggio a blaterare su chi chiamare per aggiustare l'auto, quanto tempo ci vorrà per aggiustarla, quanti soldi, sul fatto che dovrei essere più responsabile e non uscire con il maltempo, ed altre cose inutili, ma la sua voce è solo un sottofondo di suoni indistinti e privi di significato perché al momento tutto ciò a cui riesco a pensare è Victoria.

"Sali e vai a letto, hai fatto abbastanza per oggi." Borbotta mio padre nell'esatto momento in cui posteggia la sua auto sotto casa nostra.

"Sì, sì." Borbottò per levarmelo dalle palle, fingendo di andare in camera a dormire, per poi sgattaiolare fuori dalla finestra quando sia lui e mia madre sono finalmente rientrati in camera loro.

Seguo il mio solito iter, quello che ormai negli anni ho imparato a perfezionare per bene e agilmente mi calo giù dalla finestra del primo piano, cercando di non essere sabotato dalla pioggia che continua a scendere a secchiate ininterrottamente.

Mi ci vogliono una quindicina di minuti di corsa sotto la pioggia per raggiungere casa di Vic. Nonostante siano le undici passate, le finestre sono ancora illuminate in varie stanze. Arrampicarmi in camera sua con questo tempo mi sembra una mossa azzardata, se finisco per farmi male i miei mi chiudono in casa finché non compio venticinque anni. Scrivere a Vic di scendere è un'altra opzione da depennare, dato che sembra aver perso il cellulare da ieri sera. Decido quindi di comportarmi da persona normale e suonare alla porta.

La figura che dopo qualche minuto si intravede dietro il portone somiglia a Victoria, ma non è lei. Infatti, è la signora Romano che mi osserva con un'espressione che oscilla tra confusione e curiosità.

"Lorenzo?" I suoi occhi blu, la stessa tonalità di Victoria, si allargano lievemente mentre scrutano la mia figura sul porticato. Sono bagnato fradicio e al contempo sudato per il tratto di strada appena percorso correndo, non mi stupisce che mi guardi come se fossi completamente pazzo. Senza contare che sono le undici di sera ed io mi trovo a suonare alla sua porta per motivi che sicuramente le sono oscuri, dato che nessuno dei nostri genitori ha la minima idea dell'avvicinamento tra me e Vic. "Che ci fai qui?"

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