20 ✩ vita paranoia

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E mischio gli occhi tuoi con le lenzuola
e fidati non è una cosa buona,
ma fidati la vita è così buona
se resti tra le mie lenzuola.

- Vita Paranoia, Gazzelle.

Victoria

Un disturbante rumore di pentole che sbattono e risate proveniente dal piano di sotto mi costringe ad aprire gli occhi.

Ma che diamine sta succedendo?

A fatica, riesco ad alzarmi, ignorando il lancinante mal di testa che mi compisce non appena la mia testa si solleva dal cuscino, probabilmente dovuto alla sbronza di ieri sera e alla mancanza di sonno.

Controllo l'orario dal telefono sul comodino vicino a me e mi accorgo che sono già le dodici meno un quarto, nonostante mi sembra di aver dormito solo un paio d'ore da quando sono andata a letto fino ad ora.

Accanto a me, o meglio, dall'altra parte del muro di cuscini che ci separa, si trova Lorenzo, che a differenza mia, continua a dormire pacificamente come se i rumori non lo turbassero minimamente, con le labbra leggermente schiuse e i capelli arruffati davanti al viso.

E devo frenare l'impulso di affondare una mano nel suo ciuffo scuro per spostare le ciocche di capelli che ricadono sulla sua fronte. In primis perché non voglio svegliarlo, e in secondo luogo perché sarebbe piuttosto inquietante. Come se non lo fosse già abbastanza il fatto che lo sto osservando mentre dorme.

Mi alzo dal letto il più silenziosamente possibile e sposto i cuscini per lasciare a Lorenzo più spazio, per poi uscire dalla mia stanza e andare a controllare cosa succede al piano di sotto.

Quando arrivo giù trovo mia madre in video chiamata con mia nonna, che si sta facendo spiegare come cucinare qualcosa e poiché nessuna delle due sa parlare con un tono di voce normale, stanno facendo un casino madornale.

"Buongiorno tesoro, finalmente ti sei svegliata." Mi saluta mia madre, mentre la osservo dall'uscio della porta della cucina con un'espressione confusa stampata su volto.

"Ma cosa stai combinando?" Le chiedo perplessa, mia madre cucina raramente quindi mi sorprende vederla ai fornelli di domenica mattina.

"Vengono i genitori di tuo padre a pranzo e sto cercando di cucinare io anche se la vedo piuttosto difficile." Spiega in preda al panico, muovendosi da una parte all'altra della cucina come una pazza.

"Pensavo che papà fosse fuori città." Aggrotto la fronte, confusa.

"Sta tornando, vai a prepararti anche tu così poi mi aiuti." Mi ordina, riferendosi al mio pigiama.

"Sì, sì, vado." Borbotto, tornando di sopra sbuffando. La domenica detesto fare qualsiasi cosa che non sia stare a letto a poltrire.

Quando rientro in camera, trovo Lorenzo sveglio e seduto sul letto intento a guardare qualcosa sul telefono. Nel momento in cui si accorge della mia presenza, alza immediatamente la testa per puntare i suoi occhi nei miei.

"Ehi." Mi sorride dolcemente, la sua voce è rauca essendosi appena svegliato, e combinata ai suoi capelli arruffati e agli occhi da letto provoca un innegabile formicolio tra le mie gambe.

"Pensavo te la fossi svignata." Ridacchia, mentre lo raggiungo salendo sul mio letto affianco a lui.

"Mi sembra un po' difficile dato che vivo qui." Rispondo divertita. "Come hai dormito?" Gli domando poi.

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