Salto nel vuoto, vieni con me?
- Le luci della città, Coez.
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Victoria
Circa una decina di minuti dopo, Lorenzo torna dove mi aveva lasciata, totalmente pulito e vestito normalmente con dei jeans strappati, una felpa nera col cappuccio, le sue dunk bianche e nere e la solita giacca di pelle.
"Andiamo?" Mi chiede, il suo tono di voce alto per farsi sentire sopra la forte confusione causata dalla folla di persone che commentano a voce alta e urlano per la lotta che si sta svolgendo al centro della stanza. Annuisco semplicemente e lo seguo fuori fino al parcheggio, dove suppongo sia posteggiata la sua macchina.
"Sali." Mi fa cenno con la testa di salire in macchina mente apre la macchina ed entra dal sedile del guidatore, ed io alzo gli occhi al cielo istintivamente davanti alla sua incapacità di non trattarmi come una bambina di dieci anni. Sbuffando, cammino fino all'altro lato dell'auto, salendo sul sedile del passeggero.
C'è una strana atmosfera in macchina, abbastanza tesa, la strada attorno a noi è buia e deserta e l'unico suono che rompe lievemente il silenzio assoluto è il rumore del motore della macchina e il ticchettio snervante delle dita di Lorenzo che battono contro il volante nervosamente.
Nella mia mentre frullano tantissime domande a cui vorrei dar voce ma allo stesso tempo non voglio pressarlo ed ottenere l'effetto opposto, vederlo innervosirsi, urlarmi contro di farmi gli affari miei e chiudersi a riccio come meccanismo di difesa, come è solito fare.
Dopo qualche istante di silenzio, trovo il coraggio di dire qualcosa, o forse è solo questo silenzio lancinante che mi sta divorando e mi rende estremamente nervosa che mi spinge a dire quello che mi passa per la testa. Preferisco che mi urli contro piuttosto che continui trattarmi come se non mi trovassi in macchina con lui.
"Lorenzo." Nella mia testa il suo nome suonava in modo più deciso rispetto al flebile sussurro che effettivamente viene fuori dalle mie labbra.
Lorenzo lancia un'occhiata veloce nella mia direzione, prima di riportare i suoi occhi fissi sulla strada davanti a noi. Non è molto, ma almeno mi dà la sicurezza che mi stia ascoltando.
"Se sei finito in qualche guaio e hai bisogno di soldi... io posso aiutarti." Continuo, il mio tono debole e incerto mentre cerco di essere più cauta possibile. Il non sapere cosa stia succedendo mi terrorizza e mi sorprende questa inaspettata ondata di preoccupazione nei confronti di una persona di cui non mi è mai importato più di tanto.
Lui ridacchia leggermente, "Non ho bisogno di soldi, se è questo che pensi." Sposta nuovamente il suo sguardo su di me ed io tiro un sospiro di sollievo nel notare che la sua espressione non è contratta o infastidita, ma ha un sorrisetto divertito sul volto.
"E se non è per i soldi per cosa lo fai? Giuro che non capisco." Gli dico sinceramente, abbastanza confusa su cosa lo porti a frequentare posti e gente così pericolosi.
Lui sospira pesantemente, mordendosi leggermente il labbro inferiore, come se ci stesse pensando su, i suoi occhi verdi brillano illuminati dalle le luci delle altre macchine in contrasto con il buio pesto all'interno dell'auto.
"Non lo so." Ammette dopo un po', "Mi fa sentire bene."
"Prendere pugni in faccia?" Chiedo scioccata, la mia faccia contratta in una smorfia di dolore solo al pensiero di quanto deve aver fatto male il pugno che ha preso oggi sul naso, spaccandoglielo. Come può piacergli questo?
"È difficile da spiegare, okay?" Risponde vagamente, passandosi nervosamente una mano tra i capelli spettinati. È la prima volta che Lorenzo fa fatica a parlare di qualcosa davanti a me, non ha risposte provocatorie o battutine pronte, è come se si fosse formata una piccola, quasi impercettibile crepa nel muro che è solito alzare intorno a sé, facendomelo vedere sotto una luce un tantino diversa, meno indistruttibile e più debole, ma con un'accezione positiva. "Mai sentito parlare del cosiddetto Appel du vide?"
Distolgo gli occhi dalla strada per portarli su di lui e guardarlo come se fosse stato appena rapito e sostituito da un clone alieno.
"Il che?" Domando confusa.
"L'appel du vide." Ripete prontamente lui, " È francese."
"E da quando parli francese?" Chiedo a metà tra il divertita e l'incuriosita. Mi sta prendendo in giro per cambiare argomento o quello che sta dicendo ha effettivamente senso?
"Non lo parlo, ma è un concetto che non ha un nome vero e proprio nella nostra lingua. La cosiddetta chiamata del vuoto, è un'espressione che si usa per esprimere quella serie di emozioni che attraversano alcune persone che si sentono attratte dal vuoto quando in realtà dovrebbero esserne impaurite." Spiega con il tono di chi sa di cosa sta parlando ed io resto immobile ad osservarlo, chiedendomi da dove esca fuori questa parte di Lorenzo che non avevo mai visto prima.
I suoi occhi sono di un verde almeno due toni più chiaro del solito e brillano immersi nel buio dell'automobile, mentre continua a parlare di questo argomento di cui non avevo mai sentito prima.
"Hai presente quando passi davanti a un burrone e, seppur i meccanismi funzionanti del cervello ti spingano ad avvertire paura de vuoto e ad allontanarti istintivamente, c'è una parte anche minuscola della tua mente che ti spinge verso il vuoto?"
Aggrotto la fronte confusa, cercando di seguire il suo ragionamento ma con qualche difficoltà. "Mh, in realtà non proprio." Ammetto sconfitta.
Mi aspetto una battutina sarcastica da parte di Lorenzo sul mio non seguire il suo ragionamento, ma in realtà mi sorprende quando lo vedo sorridere leggermente e riprendere il discorso pazientemente.
"La chiamata del vuoto non è una cosa che avvertono tutti, anzi, da molti viene considerato un comportamento deviante perché associato ad istinti suicidi. E forse lo è. A me piace pensare che sia un modo di essere che accomuna persone come me."
"Che intendi per 'persone come te?'" Domando confusa.
"Persone con comportamenti autodistruttivi che hanno bisogno di avvertire il pericolo per sentirsi veramente vivi. Persone i cui comportamenti non vengono spesso capiti da chi non risponde alla chiamata del vuoto." Sussulto quando Lorenzo sterza con il volante all'improvviso, cambiando improvvisamente la traiettoria dell'auto. Come effetto il mio cuore inizia a battere più velocemente.
"Che fai? Dove stai andando?" La mia voce si alza di qualche ottava e non riesco panico dietro le mie parole.
Lorenzo mi sorride, un sorriso sincero, non sarcastico o divertito, prima di riportare i suoi occhi vividi sulla strada quasi deserta dato l'orario.
"Basta teoria, passiamo alla pratica. Ti porto a sperimentare l'Appel du vide."
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author note
Poiché sto cercando di riorganizzare la storia per i nuovi lettori, ho deciso di dividere due capitoli.
Buona lettura 🖤
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Scintille
Teen FictionVictoria e Lorenzo si conoscono da quando sono bambini, ma a differenza dei loro genitori, amici di vecchia data, loro non si sopportano. Victoria è una diciassettenne intelligente e testarda, porta avanti i suoi ideali a testa alta e vede in Lorenz...