C'era buio, molto buio, era morto o stava solo dormendo? Le persone nella stanza lo scoprirono qualche ora dopo, quando Harry aprì piano gli occhi, ed iniziò a dimenarsi sul lettino.
"Dove sono?" Chiese con una voce bassa, quasi inudibile.
"Tesoro, sei in ospedale, per fortuna stai bene, che è successo?" Anne era la solita madre protettiva, solo quando voleva però.
In quella stanza tutto era bianco con decorazioni azzurre, gli stavano dando fastidio tutti quei colori troppo brillanti. Oltre Anne c'erano Gemma che stava adagiata su una poltrona, stava dormendo, Niall che teneva la mano destra di Harry con troppa forza, Liam era vicino a Zayn che stava fumando davanti alla finestra in attesa che Harry si svegliasse.
"Niente mamma, sto bene." Non aveva voglia di raccontare della merda che passava da qualche anno, tanto a cosa sarebbe servito, sua madre non aveva mai notato i suoi lividi, e sperava con tutto il cuore che non notasse le cicatrici sulle braccia, ma per fortuna aveva un camice lungo, che gli arrivava sulle mani.
"Niall, mi hai portato tu in ospedale?" Domandò il ragazzo all'improvviso, Niall si girò verso di lui con uno scatto che fece spaventare Harry, quel ragazzo alle volte era inquietante.
"Si Harry, ti ho sentito urlare dal fondo del corridoio, pensavo fossi semplicemente caduto, non pensavo di trovarti quasi morto, so chi è stato Harry, dovresti denunciarlo." Niall parlò così velocemente che metà delle parole nella testa del riccio erano confuse, ma fece molta attenzione all'ultima frase.
"Ti sembra una buona idea farlo? Quello mi rimette le mani addosso se lo faccio." Harry parlava e parlava, dimenticandosi del tutto che lì ci fosse sua madre, infatti si diede dello stupido da solo.
"Chi Harry, chi ti metterebbe di nuovo le mani addosso?" Era preoccupata, giustamente suo figlio era finito in ospedale, con un labbro spaccato, un polso slogato e il sopracciglio graffiato, chiunque si sarebbe preoccupato.
"Nessuno mamma, nessuno" Era ancora convinto di non volerne parlare, finché non vide Zayn farsi avanti.
"Louis tomlinson, Anne, Louis Tomlinson è il bastardo che ha ridotto il mio amico così, quel ragazzo è malato, se le sempre presa con Harry, sempre, non sappiamo perché." La madre rimase in silenzio, voleva dire qualcosa ma non usciva niente dalla sua bocca.
"Io ci ho parlato un giorno, gli ho chiesto perché facesse ciò, lui disse che era per nascondere qualcosa a sé stesso, poi mi tirò uno schiaffo." Aggiunse Liam mentre guardava fuori dalla finestra. A quel punto Anne uscì dalla stanza, forse colpita dal senso di colpa dal non sapere cosa succedesse a suo figlio ogni giorno.
"Harry, so di non essere una sorella magnifica, ma se qualcuno ti dà fastidio puoi sempre venirmelo a dire." Gli disse Gemma mentre si avvicinava a lui, gli diede un bacio sulla fronte per poi raggiungere sua madre.
...
Mentre i ragazzi parlavano con Harry, una figura spuntò davanti alla porta, non gli sembrava vero, inizialmente pensavano fosse solo immaginazione, ma no, lui era lì.
"Cosa vuoi Tomlinson?" Disse Zayn alzandosi di scatto dalla sedia, non gli avrebbe permesso di avvicinarsi a Harry, non di nuovo per lo meno.
"Ma niente, ho saputo che quell'idiota era finito in ospedale, così eccomi, come stai occhi verdi?" Zayn parve esserne sorpreso, ma non era l'unico. Rimasero tutti senza parole, Louis che chiede ad una persona come sta, impossibile, chi è questo ragazzo, si chiesero tutti.
"Stai scherzando vero, dopo che mi hai picchiato a sangue lasciandomi sul pavimento sudicio del bagno hai anche il coraggio di chiedermi come sto, ma quali problemi hai Tomlinson, no davvero non ti capisco, mi picchi da quanto? quasi due anni, ed ora che sei riuscito a mandarmi all'ospedale ti interessa di come sto, ma fottiti." Dopo queste parole Harry si sentí libero, libero da un peso enorme, gli altri rimasero in silenzio, mentre con la coda dell'occhio videro Louis avvicinarsi a Harry, forse anche troppo.
"Senti idiota, è già tanto se sono venuto a chiedertelo, quindi non fare lo stronzo antipatico, perché altrimenti la prossima volta non sarò così gentile con te." Detto questo si allontanò è rimase ad osservare il riccio, il suo sguardo era strano, un pò come se fosse incantato. Harry notò quello sguardo e gli vennero in mente le parole di Liam disse che era per nascondere qualcosa a sé stesso Harry ci pensò solo dopo che forse Louis non era il ragazzo che si dimostrava di essere, forse era anche buono, ma qualcosa nella vita di quel ragazzo l'aveva scosso.
...
Louis rimase lì per ancora qualche minuto, era fermo a fissare il riccio, poi guardò l'orologio, probabilmente aveva da fare, infatti stava per andarsene quando Harry lo fermò.
"Tomlinson? Perché?" I ragazzi si girarono verso Harry, mentre quest'ultimo teneva lo sguardo verso Louis, il moro si girò e si avvicinò un pò.
"Mi stai chiedendo perché? Bene ti dirò perché. Harry, sei indifeso, un pò come i cuccioli abbandonati a se stessi, mi ricordi loro, con quei tuoi occhi da cerbiatto e lo sguardo da bambino. Sei debole, perciò io ne ho approfittato, diciamo che ti ho usato per un pò come sfogo personale, ti trovavo molto utile per essere picchiato, quindi ecco perché, ma che tu ci creda o no, io non sono così." Harry rimase a fissarlo ancora un pò, dopo quelle sue parole, non sapeva bene cosa dire, gli faceva male la testa, però era ancora in grado di poter riuscire a formulare una frase che avesse un senso.
"Mi hai usato per un pò? Per te due anni sono un pò? Per me no, mi hai fatto passare due anni di inferno, mi sono sentito ripudiato, ed è colpa tua se porto sempre le felpe, spero tu possa capire e sentirti in colpa. Non vivo da due anni, non sono più me stesso da due anni, in effetti non so più chi sono, tutto questo è colpa tua. Potevi usare altro come sfogo personale ma non me, non sono un tuo cazzo di giocattolo, lo capisci?!" Ecco un altro peso tolto dal petto di Harry, che ormai si sentiva consumato. I ragazzi erano accanto ad Harry, gli erano vicini per paura che Tomlinson potesse fargli di nuovo qualcosa.
"Hai ragione occhi verdi, due anni non sono per niente pochi, è si ho capito la questione della felpa, devo dire che sono stato un tale coglione, per due anni ho continuato a fare lo stesso errore, è l'ho capito solo quando oggi ti ho fatto finire in ospedale, mi dispiace Harry Styles." Tutti rimasero senza parole, Harry di sicuro era quello più sorpreso di tutti, Louis non gli diede il tempo di parlare che se ne andò via è quando stava per uscire si scontrò con sua madre, la guardò per un paio di secondi è poi sprarí oltre la porta.
...
Il giorno seguente Harry era stato dimesso, aveva una fascia al polso è dei cerotti sul sopracciglio, niente di così troppo mortale o grave, l'unica cosa è che non andò a scuola per una settimana, il che lo rendeva sereno, finalmente aveva avuto una settimana di pausa.
Però allo stesso tempo nella sua testa malediva Tomlinson, non poteva muovere il polso destro ciò vuol dire che non aveva abbastanza forza per sporcare la pelle del suo stesso sangue, in realtà non capiva se fosse un bene o un male, ormai era dipendente da quella merda.
Mentre era assorto nei suoi pensieri con la musica nelle orecchie, con la coda dell'occhio vide sua madre entrare nella stanza, non aveva voglia di parlarci così fece finta di niente e si girò verso la finestra.
Lei non disse nulla, si mise solo seduta sul letto mentre accarezzava la schiena di Harry, per lui era una nuova sensazione, forse perché questo tipo di attenzioni non le aveva mai, visto che era sempre impegnata con Gemma, sempre è solo con i fottutissimi problemi di Gemma, quando anche lui stava affogando in un baratro buio senza fondo né uscita.
Dopo poco Anne se ne andò, lasciando di nuovo Harry da solo, che in quel momento pensò che forse era destinato a stare da solo, i suoi pensieri furono di nuovo interrotti, ma stavolta dalla vibrazione del cellulare.
Da numero sconosciuto:
Ciao occhi verdi.
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do you know who you are? // harry e louis.
FanfictionHarry, ti ricordi chi sei? Harry, da troppo tempo aveva smesso di sapere chi era, non voleva più esistere o comunque stare a vivere in un mondo che di bello non aveva niente. Le sue attività erano andare a scuola e, se era stata una brutta giornata...