Posso aiutarti

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INEJ
Inej era seduta dinanzi a Kaz ed ascoltava attentamente la voce rauca del ragazzo che le esponeva ciò che aveva scoperto.
<< quella di ieri non è la prima bambina ad essere presa qui a Ketterdam. La cosa va avanti da prima che arrivassi. Ho indagato in giro e ho scoperto qualcosa di utile: gli schiavisti devono consegnare le ragazze al dì là del mare Vero e partiranno solo dopo aver raggiunto il numero richiesto.>>
<< quindi possiamo ancora salvare i bambini>>
<< ovviamente, Spettro. Ho ricevuto una soffiata da alcuni informatori sul loro nascondiglio>>
La ragazza annuì. Lo sguardo serio e determinato. La rabbia che le ribolliva in corpo. Avrebbe salvato quei bambini e consegnato gli schiavisti alla giustizia;
<< quando? >>
<< stasera, alle 9 campane>>
La ragazza annuì di nuovo.
<<questo è l'indirizzo. Ci vediamo lì>> disse il ragazzo passandole un bigliettino di carta. Inej lo mise in tasca per poi alzarsi e avviarsi verso la finestra.
<< Inej, c'è la faremo>> disse Kaz poco prima che Inej uscisse e non seppe mai se lei avesse o meno fatto in tempo a sentire quelle parole. Non seppe mai come furono proprio quelle parole a rimbombarle in testa e ad infonderle forza fino al momento dell'attacco.

***
KAZ
Alle nove campane Kaz era dinanzi al magazzino abbandonato che gli schiavisti avevano usato come nascondiglio ed attendeva l'arrivo di Inej. Ci vollero solo pochi minuti prima che sentisse la sua presenza.
Lei era in qualche modo arrivata alle sue spalle.
<<Capitan Ghafa>> la salutò
<< Manisporche>> controbatté lei soffocando una risata <<sono lì dentro?>>
Kaz annuì.
<<Ho fatto un giro di perlustrazione. Ci sono quattro uomini a guardia della porta.>>
<< perfetto. Sai già cosa fare>> esclamò Kaz e, poco dopo, la ragazza sparì nel buio della notte.

***
<< Tutto bene qui, signori? >> domandò sarcastico Kaz avvicinandosi agli uomini di guardia. Loro lo guardarono confusi avvicinarsi e, prima che potessero riconoscerlo, lui aveva già tirato fuori la pistola e sparato al petto di uno di loro che cadde a terra.
<<C***o>> urlò l'uomo affianco ad esso puntando la pistola contro Kaz ma, prima che potesse premere il griglietto, un pugnale gli perforò la gola. Inej.
La ragazza, che stava sorvegliando la situazione dall'alto, gli aveva di nuovo salvato la vita. Era come una sorta di angelo che, nascosta dalle ombre, vegliava su di lui e lo proteggeva. Se mai Kaz avesse deciso di revocare la sua dichiarazione di ateismo, lo avrebbe fatto per erigere un altare ad Inej e venerarla.
Un dolore lancinante investì Kaz sulla spalla sinistra dove lo aveva colpito un pugnale lanciato da un altro degli uomini. Kaz tolse rapidamente la lama e il sangue prese a fluire dalla ferita. Un altro pugnale lo colpì sul braccio ma questa volta lui riuscì ad individuare la posizione da cui era stato lanciato e sparò colpendo l'uomo sul craneo.
Fece in tempo a rimuovere la lama dal braccio che Inej scese rapidamente alle spalle dal quarto uomo puntandogli il pugnale alla gola.
<<Fermo altrimenti ti uccido>> sibilò la ragazza prendendo la lama in modo che un rivolo di sangue scivolasse sulla gola dell'uomo.
<<Dille di lasciarmi andare! Vi prego! >> mormorò rivolgendosi a Kaz che gli lanciò uno sguardo sprezzante.
<< non parlare con lui. Lui non può aiutarti. Sono io quella con il coltello alla tua gola. È con me che devi parlare>> esclamò Inej e Kaz si sorprese a notare che non gli dispiaceva che fosse lei a dirigere le operazioni. Era così bella e letale. Come una lama che risplende alla luce del sole o come una stella che, nonostante la sua bellezza e il suo brillare, non è in realtà altro che una palla di fuoco pronta ad incenerire qualsiasi cosa le si avvicini.
<<Dove tenete i bambini? >> chiese. La sua voce ferma e tagliente portò i brividi ad attraversare il corpo del ragazzo.
"Resta concentrato, cavolo"
<< Ok, ok. A destra infondo al magazzino c'è una botola che porta ad una stanza sotterranea. È lì che si trovano. >>
<<Bene. Inziamo a ragionare. Ci sono uomini all'interno? >>
<< solo due>>
<< perfetto>> esclamò la ragazza <<vai pure Kaz>>
Il ragazzo prese la pistola.
<<avevi promesso che non mi avresti ucciso>>
<< esatto. Avevo promesso che io non ti avrei ucciso, no che non lo avrebbe fatto lui.>>
Il colpo partì dalla canna e il rumore dello sparo rimbombò nella silenziosa aria notturna.
***
I due entrarono all'interno dell'edificio e misero rapidamente fuori gioco i due uomini. Poi Inej si diresse correndo verso la botola e l'aprì. Kaz poté sentire l'inclinazione dolce nella sua voce mentre diceva ai bambini che tutto era finito, che adesso sarebbe andato bene e che sarebbero stati riportati dalle loro famiglie.
***
INEJ
Fortunatamente, i bambini erano tutti di Ketterdam e riportarli a casa fu facile. Appena riaccompagnato l'ultimo bambino i due rientrano allo slat.
<<gli hai salvati>> mormorò Kaz rompendo il silenzio.
<< gli abbiamo salvati>> controbatté lei senza riuscire a nascondere la gioia che provava. Era riuscita a salvare quei bambini e a riportarli a casa. Era riuscita a salvarli.
<<Stai bene?>> chiese poi Inej notando il sangue sulla camicia del ragazzo. Un sorriso orgoglioso ancora stampato in faccia.
<< Sì. Non preoccuparti>> e così dicendo si tolse la camicia lasciando in vista le due protende ferite da taglio. Inej corse silenziosamente alla scrivania e prese le bende dal cassetto. <<Posso aiutarti>> esclamò. Quelle parole avevano un peso ed entrambi lo sapevano bene.
Kaz annuì quasi impercettibilmente e andò a sedersi sulla scrivania.
Inej lo raggiunse e prese a fasciargli la ferita sul braccio facendo attenzione a limitare al massimo il contatto con la pelle.
<<Ti va di continuare la storia? >> chiede la ragazza mentre gli fasciava il braccio con movimenti lenti, per dare a lui il tempo di spostarsi nel caso avesse voluto.
Il ragazzo teneva la mascella serrata con forza, la guerra che stava combattento limpida nei suoi occhi. Proprio quando Inej pensava che sarebbe rimasto in silenzio, prese a parlare.

KAZ
Il ricordo di quando si erano già ritrovati in una situazione del genere era vivido nella mente del ragazzo. Si erano rifugiati in un Hotel e lui aveva fasciato le ferite della ragazza. Ma, quella volta, era stata lei a lasciare che le sue parole riempissero lo spazio tra loro ed ingoiassero il silenzio. Adesso toccava a lui raccontarle la sua storia. Glielo doveva. E così prese a parlare.
<< Hertzoon propose a Jordy un enorme investimento ma, per farlo, essendo minorenne avrebbe dovuto passare a lui il denaro. Ci promise che lo avrebbe investito e che ci avrebbe dato il guadagno e così mio fratello gli diede tutto. Il giorno in cui avrebbe dovuto vedere i risultati scoprimmo di essere stati ingannati. Era stata una messa in scena per tutto quel tempo e adesso noi eravamo rimasti senza nulla. Hertzoon non era mia esistito, era Pekka Rollins con una falsa identità. Poi vebbe la firepox. Io e Jordy ci amalammo entrambi e non avevamo né un posto dove andare né i soldi per procurarci il cibo o le cure.
Jordy fu il primo a morire ed io ero totalmente privo di forze>> prese un respiro profondo. Doveva andare avanti. Doveva farlo per Inej. Finisci la storia.
<< un giorno prelevarono il corpo di mio fratello ed il mio credendoci morti. Poi ci scaricarono alla Chiatta del Mietitore. Quasi per miracolo io riuscii a guarire. I cadaveri erano ovunque, Inej. Ero circondato da corpi in putrefazione. La puzza era insopportabile. La carne si staccava dai loro visi. Il corpo morto di mio fratello era a pochi passi da me. L'unico modo che avevo per sapravvivere era riuscire ad attraversare il fiume. Ho usato il suo corpo. Ho usato il corpo di mio fratello per attraeversare il fiume>> pronunciare quelle parole ad alta voce ebbe uno strano effetto. Da un lato, fu liberatorio ma, la consapevolezza che Inej fosse lì ad ascoltarlo lo riempiva di vergogna e, nella vergogna, ci si annegga. L'acqua prese a salire rapida e a sommergierlo <<le pelle di Jordie era morta sotto le mie dita e l'acqua->> non riuscì  a finire la frase. L'acqua aveva raggiunto i suoi polmoni impedendoli di respirare.
<< È tutto ok, Kaz. Fai dei respiri profondi>> sussurró Inej che si era allontanata di alcuni passi da lui non appena il corpo del ragazzo si era contratto.
L'acqua continuava scorrere rapida impedendo a l'aria di raggiungere il ragazzo.
<< Kaz, respira >> la voce di Inej lo raggiunse nelle profondità degli abissi in cui era precipitato. Doveva risalire ed attraversare il fiume. Lei lo avrebbe aspettato dall'altra parte.
Kaz cercò di concentrarsi sul respiro della ragazza e di coordinare il proprio al suo. Continua a nuotare Kaz lentamente l'aria riprese ad entrare nei suoi polomi. Era in supericie Inej,dalla sponda opposta gli tendeva la mano  il suo sguardo incontrò quello di Inej. L'acqua iniziò lentamente a scendere il suo respiro tornò regolare Kaz si sporse verso di lei L'acqua si prosciugò ai suoi piedi Kaz afferrò la mano della ragazza che lo portò a riva.
<<Tutto bene?>> chiese Inej.
Kaz annuì <<ora che sai tutto. Ora che lo hai visto, non ti biasimerò se decidessi di andartene>> sussurró Kaz, gli occhi leggermente lucidi, la mascella serrata.
<<Non me ne andrò Kaz. >> disse Inej <<Hai fatto quello che dovevi fare per soppravivvere. Sei stato incredibilmente forte.>> mormorò prendendo un'altra fascia e riavvicinandosi a lui. Toccava alla ferita sulla spalla ma, prima di inziare a fasciarla, lanciò  a Kaz uno sguardo interrogativo. Una domanda:posso?
Kaz annuì e lei iniziò a fasciare la ferita.
I polpastrelli della ragazza sfiorarono la pelle nuda di lui e il suo corpo fu pervaso da un brivido ma, questa volta, non aveva nulla a che vedere con il fantasma di Jordy.
<<ecco fatto>> sussurró la ragazza dopo aver finito la fasciatura. Erano talmente vicini l'uno all'altro che Kaz sentì il fiato di Inej sul suo collo.
La ragazza chinò lentamente il volto e le sue labbra toccarono la mascella del ragazzo. Inej attese che lui l'allontanasse, che la respingesse, ma non lo fece.
Così si avvicinò un po' di più ed incrociò lo sguardo del ragazzo: stava combattendo la stessa guerra dell'altro giorno, sul molo. Una guerra con i suoi demoni e con qualcos'altro.
I loro volti erano talmente vicini che il ragazzo riusciva a sentire il respiro di lei sulla sua stessa pelle. Eppure Kaz non l'allontanò. Sentiva la nausea prendere possessa del suo stomaco ma per la prima volta non era scappare ciò che voleva. Avrebbe combattutto per Inej. Lei aveva deciso di restargli accanto nonostante avesse visto com'era impossibile per lui essere l'uomo che meritava. E quindi avrebbe lottato fino alla morte con i suoi demoni per provare anche solo ad avvicinarsi ad esso. Continua la storia
Kaz si sforzò di annuire quasi impercettibilmente. Un segnale che però Inej avrebbe capito: continua, va tutto bene.
Inej posò le sue labbra su quelle di Kaz. Il ragazzo, all'inizo s'irrigidì ma poi ricambio dolcemente il bacio. Fu un bacio semplice ma conteneva tutte le parole che non furono mai dette, tutte le frasi soffoccate durante quegli anni.
Questa volta, l'acqua non salì. Per questa volta, forse, i demoni avevano deciso di donare a Kaz un breve momento di pace. O lui si era battutto contro di loro con tanta forza da allontanarli, almeno per quell'istante. Quando i due si allontanarono l'uno dall'altro, sul volto di entrambi, era impresso uno strano sorriso. Il sorriso di chi stava combatendo  una guerra ed era riuscito a vincera la prima battaglia

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