Sul molo

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INEJ

La ragazza se ne stava seduta su una panchina dinanzi al molo. Lo sguardo fisso sull'oceano. Ormai su Ketterdam era calata l'oscurità ma lei non sarebbe tornata a casa, non prima di riuscire ad ottenere notizie su Kaz. Se solo Kesha non l'avesse mandata via. Ma, infondo, come biasimarla: le conoscenze mediche della giovane Suli erano del tutto limitate e, una ragazza armata di coltelli che continua a camminare incessantemente su e giù per la stanza presa dall'ansia di perdere la persona per lei più cara al mondo che, tra l'altro, non sa niente di medicina o di piccola scienza era più d'intralcio che d'aiuto.
Inej decise che avrebbe aspettato qualche altro rintocco per andare a chiedere a Kesha come stesse il ragazzo e così strinse forte le ginocchia al petto, recitando silenziosamente una preghiera ai suoi santi. "Fate che stia bene. Vi prego. Fate che stia bene"

KAZ
Kaz conosceva Inej alla perfezione, ed era per questo che, quando corse rapidamente fuori dal Club, sapeva benissimo dove cercarla.
E, infatti, la trovò lì: sul molo a guardare l'oceano.
<< Inej>> la chiamò lui per attirare la sua attenzione su di sé.
La ragazza alzò lo sguardo e, quando gli occhi di lei incrociarono i suoi, notò che erano leggermente lucidi. Il cuore gli si strinse al pensiero che avesse pianto per lui.
<<Kaz, stai bene? >> domandò la ragazza alzandosi.
I

suoi neri e lunghi capelli brillavano come seta al chiaro di luna.
<<sto bene>> esclamò lui prima che le parole potessero morirgli in gola.
<<siano ringraziati i Santi>> mormorò la giovane Suli.
"Lei è le sue sciocche credenze religiose" pensò Kaz anche se, in realtà, in qualche angolo profondo e dimenticato di sé stesso, l'ammirava per il modo in cui, nonostante tutto, nonostante l'inferno che aveva dovuto affrontare, lei riuscisse ancora a credere, a sperare.
Accantonò il pensiero. Aveva della cose importanti da spiegare a Inej e doveva farlo prima che i suoi demoni potessero raggiungerlo.
<< Quando, l'altra sera, sei andata via, Anika è arrivata correndo nel mio studio. Mi ha detto di essere venuta a scoprire che, dei ragazzi, avevano organizzato qualcosa per rovesciarmi. Per acquisire il "controllo" di Ketterdam. In qualche modo, probabilmente tramite Van Eck, erano venuti a sapere di come tu fossi la mia sola ed unica debolezza. Volevano ucciderti Inej, distruggerti per distruggere me. Allora ho pensato che, allontanarti da me, almeno fino a che non avessi ucciso quegli uomini, sarebbe stato più sicuro >>
Inej non interruppe il ragazzo neanche una volta. Si limitò a scrutargli il volto con aria enigmatica, i suoi occhi ancora lucidi a causa delle lacrime versate al solo pensiero che lui potesse non risvegliarsi.
<< Sei uno dei più grandi idioti che io abbia mai conosciuto.>> esclamò infine la ragazza <<saresti potuto morire. Da solo contro tutti loro>>
<<Inej, sto bene>>
<<Perché, questa volta, i Santi sono stati dalla tua parte. Ma non lo saranno per sempre>> gli occhi della ragazza tornarono a riempirsi di lacrime. Kaz la capiva benissimo: stava provando lo stesso terrore che lui aveva sperimentato solo il giorno prima. Quando aveva temuto di perderla.
Presto, si rese conto di quanto desiderasse poterla attirare a sé, poterla stringere fra le sue braccia e dirle di stare tranquilla, che tutto sarebbe andato bene. Ma sarebbero state solo una valanga di bugie. Oppure, cosa altrettanto probabile, cercava solo una scusa per giustificare il fatto che la sola idea lo terrorizzasse.
Inej meritava un uomo che potesse consolarla, amarla totalmente e Kaz desiderava ardentemente poter essere quell'uomo. Poter rinchiudere i suoi demoni in una cassaforte e vivere una nuova vita con lei. Inoltre, Kaz sapeva bene che, per poter raggiungere un obbiettivo, non bastava desiderarlo, ma bisognava impegnarsi al fin di ottenerlo. mattone dopo mattone
Così si sfilò lentamente entrambi i guanti che lasciò cadere a terra e porse una mano alla ragazza che, titubante, l'afferrò. Kaz attirò Inej vicino a sé, i loro corpi erano uniti e il ragazzo era del tutto certo che la giovane Suli sarebbe riuscita a sentire l'oscuro marchingegno che lui aveva nel petto al posto del cuore battere all'impazzata.
Kaz soffocò l'ondata di panico che attraversò il suo corpo e si concentrò sul respiro della ragazza che adesso gli sfiorava l'orecchio. Inej era viva.
Strinse le braccia attorno alla schiena della ragazza.
Erano talmente vicini. Troppo lontani
Ma Kaz non l'avrebbe respinta, non di nuovo. Si concentrò su piccole cose, promemoria del fatto che Inej fosse viva, che la sua pelle non si sarebbe distrutta al tocco: il respiro sulla sua pelle, il calore del suo corpo, il petto che si alzava e abbassava contro il suo.
Inej seppellì il suo volto nella camicia del ragazzo ricambiando dolcemente l'abbraccio e Kaz, per la prima volta dopo tanto tempo, si sentì a casa.
Rimasero così, stretti l'uno nelle braccia dell'altro e, agli occhi dei curiosi, sarebbero potuti sembrare due normali fidanzati abbracciati al chiaro di luna. Non avrebbero potuto sapere quanto quell'abbraccio significasse, non avrebbero potuto sapere come, stringere l'altro forte a sé, avesse in qualche modo aggiustato alcuni dei pezzi martoriati dell'anima dei due ragazzi.
D'un tratto, sul molo rimbombò il suono delle campane. 12.
Quasi dolorosamente Kaz si allontanò da Inej.
<< Si è fatto tardi. È meglio che torni a casa adesso, Jesper e Wylan saranno preoccupati>>
Inej annuì e Kaz penso che lì, con il vento serale che le accarezzava i capelli, fosse totalmente bellissima.
Una ciocca le ricadde sul viso e il ragazzo fece appello a tutte le forze che gli erano rimaste per scostargliela dietro l'orecchio e, dopo un attimo di titubanza, le accarezzò la guancia.
<<A domani, Kaz>> sussurrò Inej.
<< A domani, Spettro>>
La ragazza diede le spalle a Kaz e si allontanò dal molo per poi voltarsi un'ultima volta verso il ragazzo.
<<Non osare mai più provare ad allontanarmi per proteggermi. I tuoi nemici sono anche i miei nemici>> disse <<e poi, sono del tutto in grado di difendermi >> esclamò indicando con la mano i coltelli ancora sporchi di sangue che portava legati in vita e sulle braccia.

INEJ
Inej sapeva bene quanto ogni minimo tocco costasse a Kaz. Aveva visto il combattimento interno nei suoi occhi mentre la stringeva a sé.
Ma lui aveva scelto di lottare per loro e lei era decisa a fare lo stesso.
Con fisso nella mente il ricordo della mano di Kaz che le accarezzava il viso, Inej attraversò rapidamente il tetto della vecchia banca mentre il suo cuore continuava a battere forte.

Demons ~Kanej~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora