Il tuono che scuote il mondo

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KAZ

20 CAMPANE (ADESSO)

<<Lei non centra nulla. E' me che vuoi.>> esclamò Kaz, i pugni stretti fino a sbiancare totalmente le nocche pur di nascondere il tremore delle mani. 

<<Oh lei centra, lei centra eccome>> gracchiò l'uomo seduto dinanzi a lui. Solo la luce di una torcia sulla parete ad illuminargli gli occhi verdi come smeraldi, riflettendo una strana e folle scintilla. Anche il suo viso rude e rubicondo sembrava contratto in una smorfia traviata e soddisfatta. Quella di chi aveva per molto tempo coltivato odio e rancore e finalmente vedeva sbocco vittorioso a tutte le sue perverse e diaboliche ambizioni. 

Di un pollo che canta vittoria troppo presto. Pensò Kaz prendendo un respiro profondo. Lui meglio di chiunque altro sapeva che la strategia migliore per uscire vivo anche dalle peggiori situazioni consiste nel tenere i nervi saldi eppure, quando si trattava di lei, tutti gli anni di pratica e esperienza passati sul campo ad affinare la raffinata arte del crimine sembravano sprofondare nel buio e tetro dimenticatoio della sua mente. Ecco perché adesso era lì, senza un vero e proprio piano, facendo affidamento solo sulla quasi surreale ipotesi che l'improvvisato dispositivo di  Wylan funzioni, dinanzi a l'uomo che più detesta sulla faccia della terra. (E lui di uomini ne detesta diversi).

Con la mascella contratta, in attesa che un qualche santo (lui non credeva ai santi ma, se davvero sarebbero riusciti ad uscirne tutti vivi, sarebbe dovuto essere per forza per un qualche intervento divino) non facesse finire a rotoli il loro piano. Sempre che il loro si possa definire "piano". Perché solitamente quest'ultimi prevedono un periodo di studio e programmazione. No, il loro sicuramente non era un piano. Si avvicinava molto di più a l'ultimo e disperato grido di battaglia, l'ultimo gesto del battagliane ormai in svantaggio numerico e privato dalle proprie provviste che, pur sapendo di essere giunto alla fine, non accetta l'ormai ineluttabile morte e parte alla carica con le ultime scarse forze rimanenti. Senza un piano, senza una strategia. Guidati unicamente dall'inevitabile umano istinto di fuggire alla morte. Perché Kaz sapeva bene che lui senza Inej, era morto. E, proprio per questo, quella mattina, quando tutto aveva avuto inizio, quell'idea allestita senza la minima preparazione che oltrepassava il limite della follia come mai aveva fatto da dopo l'incursione alla torre di ghiaccio, gli era sembrata un'ottima idea. 

8 ORE PRIMA. (12 campane)

Quando Kaz e Inej tornarono da Sij trovarono ad accoglierli nella peccaminosa e corrotta città, che ormai sembrava essere divenuta in qualche modo qualcosa di simile ad una casa per entrambi, un clima molto diverso dal caldo e splendente sole di campagna. Il cielo, sul profano porto di Ketterdam, era tinto da scure nubi che in lutto per chissà quale nuova atrocità aveva preso atto in quella terra dannata piangeva riversando su essa il proprio dolore e agitando le acque del mare, impossibilitando i commerci.

Kaz e Inej se ne stavano seduti dinanzi al caminetto della camera di quest'ultimo. Inej, enfatizzando il tutto con ampi gesti delle braccia, era immersa nella narrazione delle miracolose imprese di Sankta Margaretha e, seppur Kaz non ritenesse di alcuna validità nulla di tutto ciò (nonostante il ragazzo preferisca raccontare che sia a causa nell'impossibilità logica che vengano compiute azioni miracolose, in realtà smise di credere nei santi quando essi decisero di ignorare le sue preghiere e di lasciar morire Jordie. In fondo se queste superiori entità esistessero davvero e fossero davvero buone come tutti dicono, perché permetterebbero a dei bambini di morire di fame e di peste e alle bambine di essere strappate alle proprie famiglie e per soddisfare i perversi e ingordi bisogni di viscidi e mostruosi uomini)

<< E così poi Sankta Margaretha lanciò la spilla sul fondo del canale e->> stava dicendo lei -e, seppur Kaz considerasse ognuna di quelle cose un'immane e quasi crudele bugia, non riusciva a toglierle gli occhi di dosso neanche per un attimo- quando Rotty si precipitò ansimando nella stanza con un foglietto in mano. 

<<Che succede?>> domandò la voce roca di Manisporche.

<<E' per Inej, da Wylan>> 

La ragazza prese il bigliettino e, dopo una breve occhiata, mormorò << Devo andare. Hanno bisogno di me. >>
<< Chiaro.  Allora ci vediamo dopo>> gracchiò il ragazzo prima che l'abile acrobata sparisse quasi impercettibilmente giù dalla finestra.

7 ORE PRIMA (13 CAMPANE)

Sulle strade di Ketterdam si diffondeva l'incessante rimbombare della pioggia. Quasi nessuno aveva osato sfidare il temporale, eccetto qualche mercante e un audace ragazzino dai capelli rossi che correva rapidamente come se da quello fosse dipesa la sua intera vita.

Non aveva avuto tempo per indossare una mantella o un capello, e i suoi ricci ormai fradici erano come incollati contro la sua fronte così come la sua camicia alla pallida pelle. 

Quando finalmente raggiunse il traguardo della sua maratona, entrò chiamando a gran voce, sforzandosi di sconfiggere l'affanno, il nome del capo del Crows Club, ma, al contrario di Filippide, portava tutt'altro che gradevoli notizie.
<<Wylan cosa succede? Sei completamente fradicio!>> esclamò Kaz scrutando il ragazzo che gocciolava al centro della stanza.

<<E' successa una cosa terribile. Degli uomini armati sono entrati in casa. Jesper è ferito e io sono riuscito a fuggire per chiedere aiuto. Dobbiamo muoverci>>

<<Un attimo è per questo che hai detto ad Inej di tornare da te?>>

<<Che cosa? Io non ho mandato nessun biglietto ad Inej>> 

Il pallore calò sul volto del Re del Barile come un velo viene calato sul volto di una sposa, così  come il terrore.

20 CAMPANE (ADESSO)
<<Pekka Rollins, dovresti aver già imparato anni fa che a giocare con il fuoco si rimane scottati. Dimmi dov'è lei e spero per te che stia bene>> provocò Kaz l'uomo seduto dinanzi a lui rammentandogli il suo fallimento. Non che si aspettasse che le sue parole avessero un grande risultato se non quello di guadagnare più tempo possibile per Wylan.

<<Oh ricordo bene ciò che accadde anni fa Brekker. Tu rapisti mio figlio e usassi ciò che più amavo al mondo contro di me, facendomi apparire come un debole. Ma adesso ho io il coltello dal lato del manico e, se vuoi riavere il tuo spettro, dovrei ridarmi tutto ciò che mi appartiene: i miei territori, la mia supremazia nel barile e anche il Crows Club>>

5 ORE PRIMA (15 CAMPANE)
Wylan si precipitò all'interno della sua casa con Kaz al seguito.

Sdraiato sul pavimento nel soggiorno, in una pozza di sangue, giaceva il corpo di Jesper Fahey.

Per un quasi interminabile attimo i due credettero che fosse morto ma poi, Kesha, la spaccacuore che lavorava per loro da dopo che Nina era partita per Ravka, confermò la presenza dei battiti e il fatto che avrebbe potuto salvarlo. Solo dopo che quelle parole furono state pronunciate il rosso tornò a respirare tranquillamente e anche Kaz, seppur non lo avrebbe ammesso neppure con una pistola puntata alla tempia, si liberò di un soffocante peso sul petto nel sapere che il ragazzo sarebbe stato bene. Aveva già perduto un fratello e non avrebbe sopportato di perderne un altro. 

Poi ci vollero due secondi perché i due si rendessero conto che Inej non era da alcuna parte, altre e tre perché vedessero il bigliettino sul tavolo.

Il vecchio magazzino dietro il molo. Se vuoi rivedere il tuo Spettro vivo vieni disarmato.

P.R.

20 CAMPANE (ADESSO)

<<Allora Brekker? Che hai deciso?>> gongolò l'uomo godendosi il suo attuale potere.

Ma si sa, la cosa pericolosa del potere è che è scivoloso più dell' olio e non si sa mai quando si scapperà via dalle mani ed è così che, all'improvviso, sui due calò il buio seguito da un forte e rombante rumore, quello di un'esplosione. Wylan c'è l'aveva fatta. 

Che abbia inizio la fase due!















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