Compagni di viaggio verso la luce

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KAZ

<< Sta' tranquillo! Andrà bene! Oh sarà fantastico! Ti ameranno tutti sicuramente e poi non vedo l'ora di presentarti->> aveva preso a farneticare Inej sottolineando ogni cosa con ampi gesti delle braccia, mentre Kaz, che camminava di fianco a lei verso la barca, si pentiva un po' di più ogni attimo di aver accettato di accompagnarla a Ravka. Cosa diavolo gli era saltato in mente, poi?  La ragazza sarebbe partita fra due giorni ma, prima di salpare, voleva rivedere nuovamente i suoi genitori e gli altri membri della sua famiglia e, quando gli aveva offerto di andare con lei, per passare insieme gli ultimi giorni del suo soggiorno sulla terra ferma, per qualche assurdo motivo aveva pensato che accettare fosse una buona idea. E adesso si trovava lì, a stilare una lista dei dieci modi più rapidi per evadere da un'imbarcazione. 

1) Tuffarsi nell'oceano (da escludere data la corrente troppo forte)

2) Dire ad Inej di aver dimenticato un importante impegno e di dover assolutamente tornare indietro ( da escludere perché lei probabilmente non ci avrebbe creduto)

3) Salire sulla barca, puntare una pistola alla testa del timoniere e costringerlo a tornare al porto (anche questa da escludere per ovvi motivi)

e così via...

E quindi, mentre salivano e prendevano posto sulla nave, rinunciava a qualsiasi possibilità di fuga.

<< Sicura sia una buona idea che io venga? Non ti vedono da così tanto, forse preferirebbero stare da soli con te?>> tentò un'ultima volta.

<<Kaz, tranquillo. Ti adoreranno. Fidati di me>> mormorò lei prendendo le mani di lui fra le sue.

***

INEJ

<< Da questa parte!  Dai, andiamo!>> esortava a gran voce la ragazza correndo forse con un eccessivo entusiasmo che le dava un'aria ridicolmente infantile, ma non le importava: per anni aveva sognato il giorno in cui avrebbe potuto rimetter piede in mezzo a quei famigliari quanto amaramente insoliti carri Suli decorati con colori accesi e variegate fantasie.  E così, Inej continuava a saltare elettrizzata e ad ammirare quasi commossa i maestosi carri Suli sotto lo sguardo silenzio di Kaz che, neanche l'ansia di dover incontrare, questa volta non solo i genitori di Inej, ma anche il resto della sua famiglia, poté trattenere dal pensare che la ragazza, così felice, fosse estremamente carina.
All'angolo di una strada, due bambine si stavano esercitando nella camminata sulla fune. Era alta solo pochi metri e compresa di rete di sicurezza, ma l'espressione concentrata sul loro volto e le risate che sbocciavano ogni qual volta una delle due cadeva, portarono Inej a ripensare, con una certa malinconia, ai giorni in cui si esercitava con i suoi cugini e, ancora più indietro, al giorno in cui aveva camminato sulla corda la sua prima volta. Era una bimba di soli quattro anni eppure ricorda quel momento alla perfezione: l'ansia di cadere una volta messi entrambi i piedi sulla fune, le braccia di suo padre tese verso di lei pronte a prenderla nel caso fosse caduta e poi l'adrenalina che invase il suo intero corpo e fece battere forte il suo cuore al momento del primo passo, e poi del secondo, e del terzo...

<< Da che parte dobbiamo andare?>> chiese Kaz, strappando la ragazza ai ricordi. Lei spostò il suo sguardo verso di lui, incrociando la sua espressione spaesata che la fece inevitabilmente sorridere. Era talmente contenta di averlo lì con sé: durante i suoi anni nei Corvi, si era spesso tormentata pensando a quando, una volta pagato il suo contratto, sarebbe andata via e lo avrebbe perso per sempre, quasi ferita dall'intensità del desiderio di tornare alla sua vecchia vita e quello però  di non voler perdere ciò che di buono era riuscita a ricavare dalla nuova. Invece adesso lui era là con lei, camminava al suo fianco fra le variopinte carovane per dirigersi ad un pranzo con la sua intera famiglia. Che strana e dolce piega aveva preso la sua vita! 

<<Perché mi guardi e sorridi così? Sto forse facendo qualcosa di ridicolo?>>

<< Perché ti amo>> le rispose lei prendendolo per mano per poi dirigersi verso il carro dei Ghafa.

***
KAZ

La sala da pranzo era piccola ma accogliente.  Sedevano attorno ad un tavolo di legno con le grandi gambe intagliate in forme floreali, chiacchierando animatamente.
A seguito delle presentazioni, tutti si erano dimostrati subito molto gentili e riconoscenti con l'uomo che li aveva ricongiunti alla loro nipote o cugina perduta e lo stesso Kaz si rese conto, con grande sorpresa, che gli piaceva stare lì, chiacchierare di leggerezze scambiandosi frivole e spiritose battute. Lo faceva sentire protetto come non succedeva ormai da tanto e, i sorrisi così sinceri dei parenti di Inej, felici di riaverla a casa con loro, sembravano scaldargli il cuore ricoperto da tempo da un solido e freddo velo di ghiaccio.
Di tanto in tanto, gli ponevano qualche domanda spinti, però, unicamente da una pura e buona curiosità: non c'era traccia di malevolenza nella loro voce.
E, a volte, Kaz si sorprese a rispondere sinceramente o almeno quasi del tutto.
"Da dove vieni? "  "Dalla campagna vicino Ketterdam"   "Cosa ti ha portato in città? "  "Lavoro"     "Hai fratelli o sorelle? "    "No"
Inej gli prese la mano, disegnando sul dorso di essa degli anelli con il dito. Sono qui. È tutto ok.
E lo era davvero. Kaz era felice di essere lì. Era felice di essere divenuto una parte della vita di Inej così rilevante da essere condivisa con la sua famiglia ed era ugualmente contento di aver conosciuto una parte così importante della vita di lei. Era felice di essere lì ed era felice di piacere, seppur inaspettatamente, a tutti. (Il campo di una pericolosa banda criminale non era il tipico ragazzo che riceve l'approvazione famigliare).

****
Inej e Kaz se ne stavano sdraiati sul prato dinanzi al carro, le dita intrecciate, gli occhi volti alle stelle.
<<Ti avevo detto che sarebbe andata bene! >> gli disse Inej sorridendo.
<<Mm, dovrei darti retta più spesso, Spettro>>
<<Oh si, dovresti. >>
<<tch>> Kaz soffocò una risata <<allora, partirai fra due giorni? >>
<<già>>
<< e sei diretta sulle coste di Nuova Zem, giusto? >>
<<sì, perché? >>
<< beh... Diciamo che mi è stato offerto un lavoro niente male da quelle parti. Un collezionista è disposto ad offrire una bella cifra per un qualche diamante raro esposto in un museo di quella zona>>
Inej quasi non balzò in piedi per la gioia.
<< Vuoi dire che- Vuoi dire che verrai con me? >> esclamò sorridendo.
<< Solo se prendere a bordo qualche nuovo passeggero non ti crea problema, Capitan Ghafa>> le disse lui prendendo la mano della ragazza e portandola alle sue labbra, baciandone rispettosamente il dorso.
<<Mmm, vedrò che posso fare>> mormorò Inej, un sorriso sbilenco in volto prima di baciare il ragazzo.



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