Ritorno

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INEJ
Quando lo Spettro attraccò finalmente al porto della città mercantile, si sentì quasi sollevata di essere nuovamente sommersa dalla gelida nebbia e dall'odore d'oppio caratteristici di quella zona. Le davano come uno strano senso di malinconia, come un coraggioso e giovane pellegrino che dopo anni di viaggi riabbraccia finalmente la sua famiglia.
Kaz era lì ad attenderla, Kaz era sempre lì ad attenderla. Lo sguardo di lei incrociò subito gli occhi preoccupati del giovane ragazzo che la scrutavano attentamente dall'alto al basso, con la stessa maniacale attenzione con la quale solitamente si dedicano alle analisi dei contratti per riuscire a non essere truffato e ad inventare una truffa migliore. Alla fine della sua analisi sembrava essere ancora più preoccupato: la ragazza era visibilmente pallida e dimagrita, una ferita da poco inflitta le solcava la guancia destra.
Inej corse da lui ma si fermò prima di abbracciarlo, non sapeva se a Kaz sarebbe andato bene ma, quando il ragazzo le fece gentilmente segno di sì con la testa, lei rapidamente si gettò fra le sue braccia lasciandosi dolcemente avvolgere da quel famigliare e dolce calore. Suo padre diceva sempre che la casa non era un luogo, ma era dovunque si trovava il suo cuore e forse solo adesso Inej ne comprendeva davvero il significato. Perché lì, con il cuore e l'anima a pezzi, nel bel mezzo del centro delle attività criminali di una città fondata sulla depravazione, fra la braccia di Kaz era a casa.
<< Come stai? >> chiese lui in tono roco.
<< mi sei mancato anche tu>> controbatté lo spettro con amaro sarcasmo.
<< Non mi hai risposto>>
<< arguto>>
<< e allora? >>
<< mi sento a pezzi>> buttò giù tutto d'un fiato. Odiava mostrarsi debole, forse a causa dello stile di vita in cui era stata costretta a crescere, dove più che da uomini era stata circondata da lupi che non aspettavano nient'altro che fiutare una traccia di debolezza per lanciarsi famelici e divorare ingordamente la preda.
<<Hey, spettro. Tranquilla. Quello che è successo non è colpa tua>>
<< Si invece. Avrei dovuto proteggerli>> la voce rotta da quel genere di profondo dolore che non può essere descritto a parole.
<<Ho una sorpresa per te. Per tirarti su di morale >> mormorò incerto lui.
<< davvero? >> esclamò la ragazza incredula.
<< ecco io ho pensato che- bè>>
<< mmm>> mormorò Inej invitando il ragazzo a continuare quasi divertita dalla sua imbarazzata esitazione.
<< ho pensato che ti avrebbe fatto piacere vedere la tua famiglia>>
<< Cosa? >> esclamò Inej in un misto fra la sorpresa e l'entusiasmo.
<< sono allo slat, ti aspettano>>
Inej sorrise e si avviò rapidamente verso il crows club. Il dolore per i ragazzi persi e per il fallimento c'era ancora e forse non se ne sarebbe mai andato. L'ennesima cicatrice che si sarebbe portata per sempre. Eppure, Kaz era riuscito a trovare il modo giusto per alleviare quel dolore. Perché lui la conosceva come nessun altro aveva mai fatto.

***
La ragazza si catapultò rapidamente all'interno del cupo edificio.
Non appena fu entrata si levarono i sussurri di gioia. La ragazza strinse forte a sé i suoi genitori.
<< mamma papà che bello vedervi>>
<è molto bello anche per noi 'Nej... Anche se, se non fosse stato per quel bizzarro ragazzo Cherch, probabilmente sarebbero dovuti passare mesi prima di avere tue notizie>>
<<Non dite così... Sono stata un po' impegnata>> esclamò cercando di alludere il meno possibile al disastro che era accaduto.
<<Allora su di lui che ci dici? Sembra carino>>  Cinguettò sua madre con sguardo complice
<<È un po'...singolare> esclamò poi il padre
<<Oh, Kaz è meraviglioso. E spero che a voi posso piacere anche solo la metà di quanto piaccia a me>>
<< ma certo tesoro >>

La serata proseguì in una strana ma dolce tranquillità, come se per un attimo ogni mali e crudeltà del mondo si fossero fermati solo per far sì che la giovane acrobata Suli avesse quel momento tutto per lei, con il cuore che le si scaldava mentre vedeva sua madre sorridere e suo padre intendo ad insegnare ad un attento Kaz Brekker le regole di un gioco di carte Suli.
Quando le campane suonarono i dodici rintocchi, decisero tutti  che sarebbe stato meglio andare a dormire.
<< Buonanotte, papà>> disse Inej abbracciandolo.
<< mi piace quel ragazzo>> le sussurrò lui all'orecchio e Inej sorrise.
Poi, quando i suoi genitori si furono ritirati nelle loro stanze, rimasero nella sala solo il Bastardo del Barile e il suo spettro, avvolti da un paradisiaco ma alquanto singolare silenzio.
<< Vieni>> esclamò Inej e la sua voce risuonò della sala. Poi preso il ragazzo per mano e lo portò fuori dallo Slat trascinandolo per le gelide strade notturne fino al porto. Il vento invernale che penetrava nei pori della loro pelle raggiungendo le ossa.
Fin quando non giunsero sul pontile dello spettro, la nave di Inej.
<< Allora spettro, perché mi hai portato qui nel cuore della notte? >>
<< per guardare le stelle>> spiegò sdraiandosi di schiena a terra sul pontile, lo sguardo rivolto al cielo.
<< ok>> acconsentì lui sdraiandosi di fianco a lei. I loro corpi talmente vicini da far sì che ognuno riuscisse a percepire il calore dell'altro nonostante la barriera dei vestiti.
<< adoro le stelle, sono lì, nel cielo, tutte sole, eppure hanno comunque il coraggio di continuare a brillare. E lo fanno unicamente per sé stesse, per sé stesse e per nessun altro>>
<< Inej, sono palle di fuoco... Non possono fare altro>>
<< ed ecco che spezzi di nuovo tutto il romanticismo>> sbuffò la ragazza e Kaz si fece scappare un riso.
<< Grazie. Grazie davvero >> disse sperando di riuscire a fargli comprendere quando fosse realmente grata per tutto quello che aveva fatto per lei quel giorno.
<< Inej, io ti amo>> esclamò lui sedendosi e poi, senza dare alla ragazza il tempo di rispondere continuò << ti amo e desidero con tutto me stesso che questa cosa fra noi funzioni. E per farlo devo affrontare alcuni demoni rinchiusi dentro di me ormai da secoli ma non posso farlo da solo e... Em... Oh al diavolo il discorso scritto da Jesper. Vieni con me a Sij Inej. Io ho bisogno di tornare lì, nella mia casa, per riuscire a voltare davvero pagina ma, senza di te, non credo di potercela fare>>
<< Hai chiesto a Jesper di scriverti un discorso per dirmi che mi ami? >> esclamò Inej senza riuscire a trattenersi dal ridere.
<< ecco io... Sono un disastro con le parole ma, tutto quello che ho detto è vero. Potrebbe sorprenderti ma Jesper è un ottimo scrittore>> a questo punto anche lui, prima imbarazzato, scoppiò in una calda risata.
<< ti amo anch'io. E per te mi recherei anche nel cuore di un vulcano attivo ma penso che di potermi accontentare di accompagnarti a Sij come prova del mio amore>>
I due restarono in silenzio, circondati da una dolce e silenziosa atmosfera che però parlava meglio di quando avrebbero potuto fare qualsiasi discorso scritto da Jesper, fino a quando il mare fu illuminato dai fiochi e dorati raggi dell'alba.

Demons ~Kanej~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora