Capitolo 2

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Apro gli occhi di scatto e Grace non c'è. È così brava a lasciarmi solo, a capire quando ho voglia di stare con me stesso. Grace non fa domande, non ha bisogno delle mie parole ma solo delle mie mani. La sveglia segna le sette e fuori il cielo è grigio, piatto, vuoto. M'affretto a scendere prima d'incontrare Marta. Non mi andava di cominciare una conversazione sul futuro. Ho provato a tenere la faccenda a bada nella mia mente, ma senza grossi risultati. Il mio buon senso, era andato a farsi fottere con la mia irragionevole calma. Così con il mio completo nero di alta sartoria, scendo in strada e faccio colazione al bar all'angolo, il medesimo bar dove mesi prima avevo incontrato Bree, che all'epoca non conosceva il dolore o forse, si. Come era stata la sua vita prima di incontrarmi? Probabilmente era abituata a soffrire, ne aveva fatto il callo, data la sua situazione familiare. Attribuivo il suo stato malinconico, il suo malessere alla sua famiglia d'origine. Eppure Bree, mi aveva confessato che ero io a farla soffrire.  Il pensiero è straziante.

In ufficio ho bisogno di scegliere un vice. Avevo bisogno di qualcuno che prendesse le redini, quando io ero troppo sballato per prendere decisioni.
Così interdico una riunione e dopo due ore di domande e discussioni, scelgo un ragazzo di nome Gaston che si spaccava il culo da due anni all'interno di quell'azienda, cercando di emergere in quel gruppo di cani bastonati. Gli mostro il suo nuovo ufficio e mentre lui guarda sbigottito la nuova scrivania, il mio sguardo ricade su Sara, tornata dalle vacanze, abbronzata, bella. La supplica nel suo sguardo, rievoca dolci languorini al mio basso ventre. Ritorno con lo sguardo al mio ragazzo e lui mi sorride raggiante. Perfino il me più stronzo, é contento di questa decisone.

In serata sono stanco. Ho bevuto troppo vino e mangiato troppo poco e mi ritrovo a gironzolare fuori casa di Blondie. La luce è accesa e rimango stupito quando la sua porta si apre senza che abbia bussato, troppo vigliacco per farlo.
E' bella e bionda, Blondie.
Indossa un abito lungo bianco troppo scollato e i capelli le circondano il viso come come un'aureola. Sembra un sogno. Mi si secca la gola mentre la guardo sbigottito sotto l'uscio della porta. Mi sorride. M'invita ad entrare ed è intenta a cucinare spaghetti alle vongole. Negli sprazzi della nostra vita insieme, amava stare ai fornelli, come io amavo stare sopra di lei sul tavolo, dopo che avevamo finito di mangiare. Torno con lo sguardo a questa incantevole donna e per la prima volta, mi sembra tutto così normale, forse anche troppo. Mi incita a mangiare e una volta finito, si lascia accarezzare.
-'Come sei bella.' Mi vien da dirle mentre sfrego il mio mento ispido sulla sua pelle. Lei sussulta dolcemente, mentre mi accarezza. La mia barba e la sua pelle combaciano perfettamente e quello che non posso dire, lo fanno benissimo le mani.
-'Ti amo. Come sempre.' Sussurra dolcemente al mio orecchio. Io la stringo forte a me e vorrei risponderle che io non l'amo come sempre, che l'amo un po' di più, sempre un po' di più. Ma non ci riesco e spero che il silenzio parli al posto mio, spero che l'amore parli al posto mio.

Apro gli occhi e la noto ai bordi del letto, con addosso solo un lenzuolo. Mi si secca la gola.
Mi sorride.
-'Devo andare.' Lei corruccia la sua bella bocca, senza però fermarmi. Ah Blondie, non saprò mai cosa mi fai.

In serata mi vedo con gli amici. Quando ci sono le donne non ho mai tempo per loro. Giriamo per locali e beviamo come pazzi. Guardo sulla pista e ci sono poche donne e troppe puttane. Eppure sono belle le donne puttane. Con loro non ti devi preoccupare di apparire, di essere qualcosa che non sei e che forse non sarai mai. Mezze svestite, mezze donne, riescono a provocare sogni e desideri anche se per una notte sola. Le donne facili sono belle.

Anche se forse, non fanno più per me.

Rehab.Farò rifare il cielo per quando tornerai.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora