Capitolo 4

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-'Perchè mi hai chiamato bugiardo l'altro giorno?' Chiedo sfiorandole il naso con il mio. Lei sorride con ancora gli occhi chiusi. Si appoggia su un gomito, lasciando che i suoi capelli ormai cresciuti le sfiorino gli occhi. È adorabile.
-'Perchè mi avevi promesso che saresti tornato e invece non l'hai fatto. E quando non ci sei la mia mente galoppa in fretta..' Dice oscurandosi. Alzo gli occhi al cielo, senza però arrabbiarmi davvero.
-'Non puoi fare una scenata del genere ogni volta che sorpasso una tua linea immaginaria.' Sbuffo passandomi una mano tra i capelli. Bree sorride, come se avessi appena detto qualcosa di divertente per poi gettarmisi di colpo addosso, passandomi le mani sulla barba sfatta. I suoi occhi luccicano maliziosi. Si morde un labbro, apposta.
-'Da quando sei tornato non mi hai ancora toccata. Non mi vuoi più?' Chiede sfilandosi il top dalla testa. Inonda di baci il mio collo. La sua bocca è sulla mia pelle ed io tremo sotto la sua ingenuità così audace.
Sa essere così donna. Piccola, chiedi e avrai.

-'Come si chiama il ragazzo della foto?' Chiedo mentre mi accendo una sigaretta. Lei sembra non voler rispondere. C'è un lungo silenzio ed un respiro ma poi si decide.
-'James. Ma non significa niente. Per me esisti solo tu.' Dice frettolosa. Non riesco a nascondere un sorriso.
-'Bree non ti devi giustificare con me solo perché hai una vita. Sei una ragazzina e lungi da me toglierti tutto il divertimento.' Non sembra convinta. Si accoccola sul mio petto e i suoi capelli profumano di buono.
-'Ci tiene a te?' Chiedo con finta indifferenza. Il suo sguardo sembra vagare per la stanza e sembra farlo anche la sua mente. Le sue dita scivolano sulla mia pelle, su e giù. Poi risponde.
-'Credo di si.' Dice ma non è tutto. Aspetto che parli da sola ma non lo fa ed io non voglio forzarla. Era la sua vita ed io volevo rispettarla.
-'Ti amo.' Mi sussurra ed io la stringo a me più forte. Lo so, piccola. Lo so.

In serata mi trovo fuori casa di Blondie, ma non ce la faccio a bussare. Ultimamente mi ritrovavo spesso a vagare per il suo quartiere ed ogni volta che tornavo a casa, mi sentivo sempre più solo di quando ero arrivato. Mi siedo su una panchina e finisco le sigarette. Le luci di casa sua sono spente e magari non è in casa, magari dorme, magari ama chissà chi. E' in sere come queste che capisco di avere un lato triste senza di lei.

Mi sveglio di soprassalto e ho improvvisamente caldo. Apro il terrazzo e in lontanaza mi sembra di scorgere delle donne che ridono ma non ne sono sicuro. Mi faccio una doccia per scacciare il malessere e ritrovo un poco di sollievo. Sono appena le quattro e l'aria è calda, appicosa, ed io ho voglia. Chiamo Grace perchè lei non fa domande. Lei c'è sempre. Risponde al secondo squillo.
-'Certo che posso venire tesoro, dammi due minuti.' Risponde e non riesco a non sorridere. Nessuna riesce a resistermi. Grace è bella. Si è preciptata dopo la mia telefonata, con addosso un jeans chiaro e una t-shirt a righe che la fa sembrare giovane e maliziosa. Finiamo a letto insieme e con lei è sempre così. Così crudo e vero.

-'Cosa c'è che non va?' Chiede mentre s'infila la sua t-shirt ritornando a letto. Scuoto la testa divertito, mentre mi accendo una sigaretta:
-'Scusa Grace, ma non riesco proprio a vederti come confidente.' Dico reprimendo un sorriso. Lei sbuffa fingendosi offesa, togliendomi la sigaretta dalla bocca. Mi da un rapido bacio.
-'Sono corsa appena mi hai chiamata. Una spiegazione non la merito?' Chiede civettuola. Le tiro dolcemente i capelli.
-'Sei corsa perchè anche tu lo volevi. Sei corsa perché mi volevi.' Rispondo facendole l'occhiolino. Lei mi fa la linguaccia ed io spegni la sigaretta e riprendo a baciarla.

Le donne mi stravolgono. Quando ci sono loro non hai mai tempo. Tempo per sognare. Tempo per amare. Tempo per provare a sopravvivere. Cazzo.

Rehab.Farò rifare il cielo per quando tornerai.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora