Capitolo 21

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Quando mi sveglio quella mattina, mi sento strano e spossato. Fortunatamente è venerdì e avrei avuto un intero weekend tutto per me. Ero ancora indeciso su ciò che avrei fatto, ma forse avrei potuto trovare del tempo per Bree e per Grace, se mai Blondie non avesse trovato del tempo per me. E' strano questo nostro rapporto, questo nostro strano amore che amore non è. Con lei la felicità non sembrava una truffa, e non mi ha mai stupito ciò che provavo nei suoi confronti. Mi stupiva il fatto che ciò che provavo e sentivo per lei, non lo trovavo in nessun'altra. E' vero andavo a letto con tutte, ma il mio cuore, il fegato e i polmoni, sono sempre stati suoi.
Scaccio dalla testa questi pensieri e mi dirigo in ufficio. Non ci sono riunioni a distrarmi, né particolari incombenze. Decido di anticipare la chiusura e i dipendenti sono più contenti. Perfino Gaston, riesce a sorridermi.

In serata, passa a trovarmi Grace. Indossa dei pantaloni a vita alta neri aderenti, che fanno sembrare le sue lunghe gambe, scale per toccare il paradiso. La sua camicetta verde è sbottonata e si passa le mani tra i capelli come se provasse a toccarsi i pensieri. E' venuta da me dopo lo spettacolo, contenta ed eccitata. Quello che doveva essere un semplice hobby sta diventando una passione e mi piace Grace quando si appassiona a qualcosa, quando la passione entra in lei.
-'Però qualche volta mi prometti che vieni a vedermi a teatro? Dai amore.' Chiede civettuola, sfilandomi il bicchiere dalla mano per farsi carezzare. Le sorrido.
-'Magari una volta vengo.' Dico per farla contenta. Lei se ne accorge.
-'Però devi venire davvero.' Continua, prendendo la mia mano e baciando ogni singolo dito. Le sorrido ancora, stavolta con un pizzico di malizia. Stasera Grace ha bevuto troppo, ed è ubriaca del mio vino e della mia presenza. Mi eccita. Le sfioro la base del collo e lei chiude gli occhi come se il mio tocco, scatenasse uragani e tempeste interne. Le sfilo i pantaloni e con addosso solo la camicetta aperta e le autoreggenti, mi sembra il diavolo in persona. Mi fa venire l'acquolina in bocca. La piego ai bordi del letto e bacio le sue gambe, la sua nudità appena scoperta. Lei non dice niente, ma si lascia andare a me, lei lo fa sempre. Lei non mi dice mai di no, mai di aspettare, mai che non è il momento giusto. Con lei sento di non dovermi preoccupare, di non doverci mettere necessariamente il cuore. Grace è solo Grace e quando sono con lei, non mi frega di come sono io.

Quando apro gli occhi, Grace non c'è. Sono le tre del mattino ed è troppo presto, per alzarsi, troppo tardi per restare inermi. Chiamo Bree. Non risponde e il cuore, perde qualche battito senza la sua voce a rincuorarlo. Guardo il telefono e vorrei chiamare Blondie, ma so già che lei c'è, c'è mentre io non ci sono.

Mi sveglio di soprassalto, madido di sudore. Fuori il sole è alto e mi affretto a uscire. Ho indossato il mio completo grigio spezzato e ho lasciato la barba, perché a Bree piaccio così e oggi voglio piacerle. Ultimamente era diversa, stava crescendo e il suo fisico da donna, iniziava a scatenare uragani dentro i miei occhi. Passo a casa sua. Sua zia non c'è e lei è intenta a studiare. Mi getta le braccia al collo, ha un buon odore, di pesca e innocenza. Mi invita ad accomodarmi e mi offre un caffè ed un sorriso mentre la guardo studiare. Mastica il beccuccio della penna continuamente, i capelli ricci cadono sul suo viso, lasciando poco spazio al mio sguardo curioso. Indossa una t-shirt dei Nirvana troppo grande e un pantalone di tuta sgualcito. La guardo, non riesco a smettere. Lei se ne accorge.
-'Ma che hai oggi che mi guardi così?' Mi dice, puntandomi addosso i suoi occhi grandi.
-'Ti guardo così perché sei bella. Sei sempre così bella.' Mi vien da dirle. Lei sorride.
-'Sei già ubriaco?' Mi dice ancora, prima di scoppiare a ridere. E' un suono nuovo. Ride così poco quando sta con me. E poi penso alle fotografie con James, dove lei è sempre sorridente. Mi rabbuio. Lei nota il mio cambio d'umore e abbassa gli occhi, come a vergognarsi di sé. Mi alzo dalla sedia e la costringo a fare lo stesso. In un attimo, siamo sul suo tavolo con i suoi libri sparsi sul pavimento e lei che ansima.
-'Dovresti ridere più spesso con me.' Le dico mordendole il collo. Lei sussulta.
-'Se imparassi a raccontare barzellette, magari mi farei più risate.' Sbotta la mia bambina cattiva. Mi seduce. La libero dei pantaloni e sono dentro di lei. Lei mi stringe a sé, conficcandomi le unghie nella schiena, mordendomi la lingua e ripetendo il mio nome prima di venire. Inarca la schiena, chiude gli occhi mentre mi chiama. Bacio ogni centimetro della sua pelle, mi godo ogni centimetro di lei.
-'Ah, Bree, se io non fossi già dannato, mi faresti diventare tu così.' Ansimo contro il suo collo. Lei mi bacia, chiudendo più forte le gambe intorno a me.
-'Io con te sono in paradiso.' Dice, prima di crollare insieme a me, senza fiato.

-'Grazie per il bel pomeriggio.' Dice, rivestendosi, di colpo timida e bambina.
-'Quando vuoi.' Le rispondo baciandole i capelli. Lei mi stringe, mi stringe come.. se non volesse più lasciarmi andare.

In serata sono ubriaco. Fuori il cielo è limpido, luminoso. Sono le tre del mattino e dentro di me, piove a dirotto. Mi ritrovo a pensare a lei. Alla sua bocca mentre ripete il mio nome, al modo in cui le sue mani mi stringono durante l'amore, ai suoi capelli biondi, alla sua schiena nuda. Mi ritrovo a pensare a noi e mi maledico per quello che sono e per quello che lei non è. E non riesco più a bere in santa pace, a scrivere in santa pace, a dormire in santa pace, a scopare in santa pace. Da quando ti ho nella testa invece che accanto, mi sento un uomo alla deriva, un uomo che non riesce a fare un cazzo senza te a dargli coraggio.

Rehab.Farò rifare il cielo per quando tornerai.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora