Capitolo 12

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Quando rientro è tardi. Mi svuoto le tasche dal telefono, dalla asfissia che mi ha accompagnato tutto il giorno. Mi concedo un bicchiere di vino, mentre mi appoggio ai piedi del letto a guardare la luna. Tornare mi fa sempre uno strano effetto, un po' come andare via. Con le dita sfioro la catenina ancora al mio collo e quasi mi vien da sorridere sapendo che quello è il suo posto, il posto di Blondie. Fermo sulla gola, come un boccone amaro che non riesco a mandar giù, come un groppo alla gola che non mi fa respirare, come un'ansia che di notte non mi fa dormire.  Oh, Blondie, cosa sei.
Cosa sei sempre stata.

Quando mi sveglio, il cielo è limpidamente azzurro. Faccio colazione al bar all'angolo e indosso dei jeans e una camicia con la giacca sportiva e passo a trovare la mia bambina. Non la vedevo da un po' e iniziava a mancarmi. Casa sua è vuota, stranamente silenziosa. E' intenta a disegnare su una tela enorme, sul retro del giardino. E' a piedi scalzi, con una tutina leggera a coprire le sue curve. Ha l'aria concentrata, lo sguardo fisso sulla sua arte. Istintivamente l'abbraccio e respiro il suo profumo innocente.
-'Sei tu..' Dice appena, con voce melodiosa, girandosi nella mia direzione con gli occhi chiusi. Quando li apre sono lucidi e colmi d'emozione.  Mi bacia ed io sono perso, perso in una ragazzina con il corpo da donna.

Quando apro gli occhi, Bree è ai piedi del letto, con addosso una felpa troppo grande e si stringe le ginocchia al petto. Ha il mascara colato e le guance rigate. Mi risveglio di colpo.
-'Bree cosa c'è che non va?' Chiedo quasi allarmato. Lei sorride, un sorriso così diverso da quelli che mi rivolge di solito.
-'C'era anche lei al tuo compleanno, vero? La catena è un suo regalo, proprio per farti capire che sei legato a lei.' Dice, facendo fatica a trattenere la voce. Si spazza via una lacrima con la manica lunga.
Mi sento spezzato in due, il respiro corto.
-'Si, c'era anche lei.' Mi vien da dire.
-'E magari ci hai fatto anche l'amore..' Sussurra tristemente. Nel silenzio della stanza, posso sentire la sua piccola anima rigirarsi, piegarsi.
-'Si..' Rispondo incapace di aggiungere altro.
Cosa posso dirle? Il dolore nel suo sguardo mi devasta. È lampante, struggente, come un pugnale che mi affonda nel petto, senza possibilità di scampo, di fuga, di salvezza.

-'Perché amarti è così sbagliato? Perché fa così male? Cos'ha lei che io non ho? Dimmelo maledizione!' Dice in preda a una crisi isterica, balzando giù dal letto. Provo ad avvicinarmi ma lei indietreggia istintivamente. Ha gli occhi colmi, la fronte imperlata di sudore.
-'No, per favore. Se mi tocchi ora, muoio.' Sussurra chiudendo gli occhi e perdendo l'ultimo briciolo di passione per se stessa. La vedo per quella che è, la vedo per quella che non riesco a meritare.
Raccolgo le mie cose e senza dire niente, chiudo la porta e vado via.

In serata sono sbronzo e stanco. Sono nella vasca da bagno da più di un ora, con una sigaretta consumata tra le dita e un bicchiere di brandy. Non ricordo quanti ne abbia bevuti, ma con l'angolo dell'occhio, riesco a notare che la bottiglia accanto alla vasca, è quasi vuota. Tiro dalla mia malboro.
Il campanello mi fa sobbalzare. Mi asciugo in fretta e mi dirigo all'ingresso con solo l'asciugamano addosso. Ho i capelli ancora umidi, la barba ancora umida. Apro la porta e Grace rimane senza parole mentre mi guarda.
-'Sei proprio un bel bocconcino lo sai? Se è questa la mia ricompensa per quando ti faccio arrabbiare, devo farti innervosire più spesso.' Dice sorridendo mentre si morde apposta un labbro, entrando teatralmente in casa. La guardo.
-'Cosa ci fai qui?' Chiedo stralunato. Indossa un pantalone nero aderente con una camicia bianca troppo sbottonata sotto al suo trench d'alta moda.
-'Son venuta a trovarti, dato che non hai nemmeno risposto al mio messaggio di auguri per il tuo compleanno.' Dice improvvisamente civettuola sbattendo le ciglia. Sono sbronzo, sono stanco, ma sono pur sempre un uomo.
Prima che se ne renda conto, la intrappolo in un angolo e avverto sulla pelle il suo respiro impaziente. Ah, Grace.

Mi sveglio di soprassalto. Grace non c'è e mi sembra di non esserci nemmeno io del tutto. Mi guardo intorno e in questo letto troppo vuoto niente mi tocca, niente mi sfiora, eppure tutto mi ferisce. Eppure mi dici che colpa ne ho io, se il cuore è uno zingaro che si affeziona presto e fatica a dimenticare? Mi dici che colpa ne ho, se i sentimenti ti fottono e l'amore fa star male?
Mi dici che colpa ne ho?

Rehab.Farò rifare il cielo per quando tornerai.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora