Capitolo 19

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-'Ieri non so per quanto tempo ho bussato fuori la tua porta. Non eri in casa?' La voce di Bree mi fa sobbalzare, distraendomi dai miei troppi pensieri. Per un attimo, mi perdo a guardarla: le labbra piene, gli occhi scuri, i riccioli neri che ricalcano perfettamente il profilo delle spalle nude. E' bella.
Ma poi la visuale cambia e mi sembra di scorgere una Bree diversa, adulta. Le labbra martoriate dai segni dei denti, la scollatura accennata, dietro la camicia appena sbottonata che indossa. È bella.
-'Allora?' Canzona Bree, distraendomi. Sospiro.
-'Ero troppo stanco per ricevere ospiti. Non sapevo fossi tu.' Mi limito a dire, omettendo la presenza di Grace nella mia vasca. Bree sarebbe rimasta ferita se lo avesse saputo. Non aveva bisogno di un ulteriore dolore.
-'Ah.' Si limita a rispondere, continuando a carezzarmi la mano. Improvvisamente la stringe forte, così forte, che vedo le sue nocche sbiancare ed i suoi occhi vacillare.
-'Ti amo' mi sussurra ed io non riesco a risorgere dalle ceneri in cui mi seppellisce.

-'Capo, c'è il Signor Brusher per lei.' Esordisce Gaston sulla soglia del mio ufficio, nel pomeriggio. Dopo la mia sfuriata, si è gettato a capofitto nel lavoro, lasciando trapelare solo la parte professionale di sé.
Un po', riusciva a farmi sentire in colpa.
-'Fallo entrare.' Mi limito a rispondere, sistemandomi la cravatta nera, che ogni indosso.
Il Signor Brusher aveva pagato profumatamente per il servizio pubblicitario della sua bella fidanzata ed era stato solo questo cospicuo compenso a farmi tenere le mani a posto. Mi ero limitato a flirtare con lei e a regalarle carezze nascoste, mentre lei mi regalava sguardi languidi e la promessa di rivederci quando tutto questo sarebbe finito.
Sorrido bastardo.
-'Lei è bravo nel suo lavoro, non hanno sbagliato a dirmi che lei è il migliore.' Dice il mio cliente, accomodandosi ad una delle poltrone in pelle difronte la mia scrivania. Sorrido.
-'Ah, Signor Brusher, lei mi omaggia troppo. Ho fatto solo il mio lavoro.' Rispondo, fingendo modestia. La verità, è che non c'è nessuno migliore di me e il me più bastardo, non può che essere d'accordo.

In serata, sono stanco. Mi sono fatto una doccia e dopo aver fumato, mi son messo a guardare la tv, giusto per passare il tempo. Non mi ha mai interessato troppo la televisione, per me è sempre come una macchina rovina cervello, utile solo per restare aggiornati su cosa succede al resto del mondo. Blondie ha sempre preferito leggere, al contrario di Bree che ci passa la maggior parte del suo tempo libero. Adora guardare quelle smielate serie televisive strappalacrime, che la fanno piangere ogni volta, nonostante lei si prometta di non farlo. Ricordo che all'inizio di questa nostra strana relazione, mi costrinse a guardare un insulso film sentimentale, anche se per tutto il tempo, io guardai solamente lei. Scuoto la testa, spegnendo la tv. E' proprio vero che le notti più belle, dormono da sole.

Quando apro gli occhi, mi accorgo che è troppo presto. La sveglia ancora non ha suonato e il sole continua a nascondersi. Guardo l'ora e mi meraviglio scoprendo di aver dormito solo un'ora o poco più. Dopo una veloce doccia, indosso il mio completo nero e scendo in strada. La citta si stava appena svegliando.

Sono appena sceso dall'auto fuori l'ufficio quando una ragazza mi viene addosso. I suoi documenti si sparpagliano sul marciapiede e le sue gote si arrossano. Per un attimo, valuto la possibilità di divertirmi, facendole passare un brutto quarto d'ora. Mi viene da sorridere per i miei pensieri così fervidi.
-'Ops, mi scusi tanto! Sono una sbadata.' Sussurra con voce melodiosa. Indossa una gonna attillata grigio chiaro con una camicetta nera con alti tacchi a spillo, abbinati al suo trench troppo leggero per l'aria pungente di novembre. I capelli castani sono raccolti in un'ordinata coda di cavallo.
-'Sta bene? Solo questo mi interessa.' Chiedo civettuolo, chinandomi per aiutarla a recuperare i suoi documenti. Lei alza lo sguardo e per poco non ho un fremito. Julie.
-'Sei tornata.' Dico a voce troppo alta. Lei arrossisce di più, conscia di avermi ritrovato.
-'Ciao.' Balbetta sorridendomi. Quasi non riesco a crederci.
-'Perché non mi hai detto di essere tornata?' chiedo duro, più di quanto volessi in realtà. Lei si morde un labbro mentre ci pensa e trattengo un fremito.
-'Non vedo perché avrei dovuto avvisarti. In tutto questo tempo, non mi hai mai scritto.' Dice con un tono di voce più alto, cercando di coprire la sua insicurezza.
-'Tu te ne sei andata ed io dovevo scriverti?' Cerco di trattenere una risata, ma invano. Lei mi guarda come se non capisse. Recupera le sue cose.
-'Che stupida. Tu non cambierai mai.' Dice, prima di voltare alle spalle e andarsene. La fermo.
-'Ma cosa pensi eh Julie? Che aspettassi il tuo ritorno? Che senza di te sarei morto? Suvvia piccola, non essere sciocca.' Dico sorridendo. Lei abbassa lo sguardo.
-'Hai ragione. Io non sono Blondie.' Dice a mezza bocca, colpendomi là dove nessuna ha mai provato a colpire. Il cuore si sgretola.
-'E non lo sarai mai.' Dico d'un colpo, allontanandomi mentre lei si accascia sul pavimento e piange lacrime che sanno di addio e tristezza.

-'Mi porti un altro brandy. E si sbrighi!' Urlo al cameriere che batte in ritirata ogni volta che mi porge il mio drink. Non so che ora sia, né da quanto tempo io sia seduto qui a bere. Forse un paio d'ore. Forse di più. Non me lo ricordo. Mi passo le mani tra i capelli frustrato. Nel bar ci sono delle donne e qualcuna di loro m'ha pure invitato ad unirmi a lei, ma stasera, proprio non va.

-'Non pensi di aver bevuto abbastanza?' Dice qualcuno alle mie spalle. Mi irrito.
-'Non pensi di dover farti i dannati cazzi tuoi?' Chiedo finendo il mio liquore. Mi brucia la gola, ma me ne frego.
-'Non lo sai che non si trattano così le signore?' Continua provocandomi. Mi giro spazientito e le parole che volevo buttar fuori, muoiono in gola. O forse, nel cuore quando la vedo.
Bella e bionda, la mia Blondie.
-'Ti dispiace se mi unisco a te? Altri due brandy per favore.' Dice, accomodandosi elegantemente allo sgabello vuoto accanto a me. Indossa un abito a maniche lunghe aderente, nero come il mio umore. Ha i capelli raccolti e un paio d'orecchini d'oro pendenti che le sfiorano il collo ad ogni movimento. Nonostante io sia seduto qui a bere, solo Dio sa da quanto, ho sete.
Sete come mai prima d'ora.
Sete di lei.

-'Bevi con me?' Chiede sorridendomi, offrendomi il bicchiere. Accetto grato e quando le nostre dita si sfiorano, sembra che il tempo non sia mai passato. Sembra che io sia pronto a dirglielo che con lei berrei fino a svenire, fino a morire. Sembra che io sia pronto a cambiare, disposto a provare per lei e questo nostro amore maledetto. Sembra che io sia sul punto di inginocchiarmi e buttare all'aria il mio mondo, per costruirne uno solo per lei, uno solo nostro. Ma forse è l'alcool a confondermi e quindi rimango lì a bere, con il suo sguardo addosso.
Ah, Blondie.

Rehab.Farò rifare il cielo per quando tornerai.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora