Capitolo 18

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-'Capo! Capo! Mi sta ascoltando?' La voce di Gaston mi solleva dai miei pensieri. Mi guarda preoccupato. E' la prima volta che mi vede così distratto. Sbatto le palpebre, cerco di metterlo a fuoco, concentrando vanamente, la mia attenzione sulla sua figura. Sospiro, spazientito. Mi passo una mano tra i capelli, decisamente frustrato.
-'E' tutto apposto Gaston. Puoi andare.' Sussurro appena. Lui mi guarda con un lampo confuso negli occhi, per poi alzarsi scuotendo la testa. Vorrebbe dire qualcosa, si vede, si trattiene.
Oggi proprio non va.

In serata mi sento stanco e agitato. Ho svuotato una bottiglia di brandy e dovrebbe essercene un'altra, accanto al frigo. Ho la luce in cucina spenta, sono a piedi scalzi, mentre guardo fuori dalla finestra. Piove a dirotto ed io penso a Bree. Erano giorni che non la vedevo, da quando sua zia m'ha detto che era con lui. Mi ha telefonato un paio di volte, mentre ho lasciato che squillasse a vuoto, incapace di sentire la sua voce. Una volta sono stato tentato di rispondere, ma poi il cuore m'ha trattenuto.
Volevo che sentisse la mia assenza, ma stasera, sono io che sento la sua. Così senza pensarci, prendo la giacca di pelle e la raggiungo.
Busso alla sua porta e mi apre una Bree di colpo bambina. Ha gli occhi gonfi e una felpa troppo grande. Con le mani esploro il suo bel viso, bisognoso di toccarla, e lei mi getta le braccia al collo. Ci baciamo con un passione travolgente, bisognosi di colmare qualcosa che sembra divorarci.
-'Oh, Bree..' Mi vien da dire. Lei mi prende la mano ed io voglio andare dove va lei. La sua felpa lascia spazio al suo seno importante, lo tocco con le dita, lo esploro con la bocca. Sento i suoi sospiri, sento le sue mani che trovano il loro posto sul mio corpo.

-'Ti sei divertita con James? Tua zia mi ha detto che eri con lui quando sono passato a trovarti.' Mi vien da dire mentre mi accendo una sigaretta. Lei si irrigidisce, senza guardarmi.
-'E' per questo che non hai risposto alle mie telefonate? Perché ero con lui?' Lei mi interroga con i suoi occhi scuri e per un attimo, mi sento solo, messo con le spalle al muro.
-'Non ho risposto perché non mi andava.' Dico diretto, cambiando il tono di voce. Lei abbassa gli occhi, di colpo ferita dalla mia risposta.
Mi fa sentire in colpa. Sospiro.
-'Bree, sei libera di vivere la tua vita. Quante volte te lo devo dire? Avanti, non stare così. Usciamo dai.' Le dico più contento. Lei sembra riprendersi, puntandomi i suoi sguardi accesi addosso.
-'Uscire? Dici sul serio?' Mi urla una Bree felice e sorridente. La sua allegria mi contagia.
-'Ho la mattinata libera, possiamo fare quello che vuoi.' Le dico mentre ripasso mentalmente gli impegni della giornata. Non c'è niente che non possa aspettare.  Avrei mandato un messaggio a Gaston, con le direttive da seguire. Bree mi distrae dalle mie frenesie e mi getta le braccia al collo e mi bacia come se.. come se mi amasse.

Nel pomeriggio, ho la testa altrove. Non avevo mai visto Bree così felice prima d'ora. Siamo andati al parco, a vedere uno spettacolo marino ed è riuscita perfino a farmi andare ad una fiera a giocare ad uno di quei stupidi tiri al bersaglio dove di solito si vincono solo cose inutili. Ma Bree è stata contenta quando ho vinto l'elefantino rosa e gliel'ho regalato, che alla fine non mi è più importato di niente.
Cazzo, Bree, cosa mi fai?

-'Ma come va già via? Non sono nemmeno le tre del pomeriggio e c'è un sacco di lavoro da sbrigare.' Mi vien da ridere. Gaston mi fa la predica, sbarrandomi la strada per impedirmi di passare. Da un lato, ammiro il suo coraggio. Lo fisso duro.
-'Forse ti sei dimenticato chi comanda qui dentro. Sono il capo di questa azienda, sono il tuo capo. Sbaglio o ti pago profumatamente per essere il mio vice? Sbaglio, o sono io che ti pago l'appartamento in centro, o la bella macchina nuova che usi per conquistare la tua bionda? Cosa credi che non lo sappia? Torna a posare il tuo culo sulla sedia in pelle. Fatti gli affari tuoi e lasciami in pace.' Dico diretto, più duro di quanto volessi in realtà. Gaston diventa paonazzo difronte la mia sfuriata e non osa aggiungere parola. Sti cazzi.

In serata sono sbronzo. Sono nella mia vasca da bagno, con in mano una sigaretta e un bicchiere di brandy nell'altra. Qualcuno bussa alla mia porta da non so ormai quanto tempo e non riesco a non sorridere. Ma nella vasca con me c'è Grace e per stanotte, non ho più tempo.

Mi sveglio di soprassalto. Grace dorme serena e per un attimo, invidio il suo sognare. Mi ero ritrovato mezzo ubriaco a comporre il suo numero, mentre il cuore scricchiolava. Mi alzo dal letto, versandomi un bicchiere di vino e mi dedico alle stelle. La notte mi spaventa, la notte mi ricorda Blondie. La sua fragilità oscura riusciva a scavarmi dentro, così come i suoi occhi. Lei è l'unica persona che conosco che può davvero farmi male, che può davvero farmi crollare in questo mondo incerto e imperfetto. Sai Blondie, credo che il nostro sia amore, ma in notti come queste, credo che sia più ossessione. E se non sarai tu ad uccidermi, saranno le fiamme di questo amore consumato.

-'Mi hai lasciata sola..' la voce di Grace mi fa sobbalzare. Indossa la mia camicia e non mi è mai sembrata così bella. Si siede sulle mie ginocchia e poggia la sua testa sulla mia spalla. I suoi capelli profumo di latte e di cose buone che non riesco a meritare.
-'Perché non riesci a dormire?' Mi chiede una Grace di colpo intimidita. Tiene lo sguardo basso incapace di guardarmi, ma stringe una mia mano portandosela al viso. L'accarezzo.
-'Forse un giorno te lo dirò.' Riesco a dire e lei sembra farselo bastare.

Rehab.Farò rifare il cielo per quando tornerai.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora