Capitolo 17

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Alis

Quando riesco a svegliarmi completamente, mi accorgo di non essere nella mia stanza da letto, ma in ospedale. Non riesco a ricordare quasi nulla, ricordo solo che stavo raggiungendo Tommaso e poi... il vuoto più totale, ma se sono in ospedale significa che qualcosa è successo.

Mentre provo ad immaginare cosa possa essere accaduto, un dottore entra dalla porta.

«Buongiorno signorina, come si sente?»

«Buongiorno dottore, ho solo un po' di mal di testa, ma per il resto sto bene. Cosa mi è successo?» domando confusa

«Stava attraversando la strada ed è stata investita, ma fortunatamente sta bene, nulla di grave, deve solo riposare un po'. La terremo qui ancora un giorno, per osservarla meglio. Avrei una domanda» afferma il medico

«Mi dica pure» rispondo

«Sappiamo che lei non vive qui, ma è in compagnia della sua famiglia? Sappiamo che essendo maggiorenne non è obbligatorio contattarli, però essendo lei sveglia, se vuole possiamo farlo. Ah, volevo dirle che qui fuori c'è il suo amico che l'ha accompagnata e che è rimasto qui tutta la notte, lo faccio entrare?» mi domanda

Non sono sicura di volerlo vedere e di farmi vedere così, sono uno straccio e poi cosa dovrei dirgli? Però se lo facessi entrare potrei parlargli e chiedergli scusa per non essermi presentata e per aver creato problemi dato che, a quanto dice, ne ha già abbastanza, altri non ne servivano.

«Dottore, per quanto riguarda la mia famiglia, se possibile, vorrei contattare io personalmente solo mio fratello. Poi si, faccia entrare il ragazzo che è lì, in sala d'attesa. La ringrazio» il dottore annuisce e mi rivolge un piccolo sorriso, prima di usciere dalla stanza, chiudendo la porta dietro di se.

Tommaso

Noah, Corinne e Kyle sono andati a casa a prendere un cambio ad Alis, nel caso le servisse, mentre io ho detto loro che sarei rimasto qui in ospedale nel caso lei si fosse svegliata.

"Salve, sono il dottore che ha in cura la sua amica, torno adesso dalla sua stanza. Si è svegliata e vuole vederla" afferma

Non rispondo nemmeno al dottore, che mi dirigo velocemente verso la stanza di Alis. Non appena entro la vedo che è in dormi veglia, ha tutti cerotti cosparsi per il viso. E' dannatamente bella, lo è ogni giorno sempre di più.

Rimango a fissarla e dopo poco si gira verso la mia direzione, rivolgendomi un piccolo sorriso, ma che, ai miei occhi, appare come il sorriso più grande di sempre.

«Ehi, come ti senti?» affermo con voce roca

«Sto bene, grazie, poteva andarmi peggio, sono stata fottutamente sbadata» sentenzia

«Alis, ti chiedo scusa, è tutta colpa mia, se non ti avessi chiesto di vederci ora non staremmo in questa situazione»

«Tommy, smettila, non colpevolizzarti, non hai fatto nulla, sono io che dovevo prestare maggiore attenzione invece che attraversare la strada guardando il cellulare. Non voglio più sentire che è colpa tua, okay?» dice Alis, puntandomi il dito contro e facendo una finta voce , ma questo ruolo non le riesce bene, è davvero molto dolce.

«Okay, va bene, agli ordini» la prendo in giro e dopo la mia affermazione, cade un silenzio imbarazzante tra di noi, non riesco a trovare le parole giuste per spiegarle il perché io sia sparito così, di punto in bianco, senza dare spiegazioni. Non vorrei nemmeno digliele in questo luogo, insomma è già abbastanza delicata questa situazione, credo che il mio 'vuotare il sacco' non cade molto a pennello, ma devo farlo, o ora o mai più. Non credo ci siano situazioni giuste per dire certe cose. Non appena prendo coraggio mi blocca.

«Prima che tu possa spiegarmi la motivazione per la quale sei sparito nel nulla, avrei un favore da chiederti. Mi presteresti il tuo telefono? Vorrei chiamare mio fratello per spiegargli cosa sia successo, cosi domani potrò tornare a New York, è inutile rimanere qui ormai, la vacanza non sarebbe più tale»

Decido di non risponderle e le passo il telefono. Al solo pensiero che da domani potrei non rivederla più, mi fa male tanto quanto mi ha fatto l'ultima volta, prima che ripartissi per tornare a Roma. Non l'avrei mai lasciata, avevo trovato finalmente la ragazza giusta per me, che mi apprezzava per come ero realmente, senza volermi cambiare. I suoi modi di fare, la sua semplicità e i suoi valori, mi ricordano mia madre e per me tutto questo non è da sottovalutare.

«Perfetto, grazie. Lucas sta preparando le valigie, domani sarà qui. Allora, che cosa volevi dirmi ieri sera?» interrompe i miei pensieri

«Alis, ci tengo intanto a precisare che io non sarei voluto andare via da New York, ne tanto meno allontanarmi da te, dopo tutto quello che è successo tra noi nell'ultimo periodo» faccio un respiro profondo e poi continuo «Non vorrei nemmeno dirti ora la motivazione, non credo sia il luogo adatto, ma domani andrai via, quindi mi farò andare bene la situazione. Quando sei andata via da casa mia, dopo esserci baciati, ero il ragazzo più felice del mondo, purtroppo,questa felicità è durata fin troppo poco, perché ricevo una telefonata. Mi ha chiamato la mia ex ragazza, che io non vedevo ne sentivo da mesi e che ho deciso io di lasciare, per tutta una serie di cose che, ora, è il caso di trascurare»

Sto raccontando tutto con lo sguardo rivolto verso il basso, mi vergogno da morire. Se all'inizio Alis aveva accettato ciò, ora tocca il mio mento con il suo indice, facendomi capire di guardarla. Alzo lo sguardo, ho gli occhi lucidi, lei mi regala un altro sorriso che mi tranquillizza e a quel punto riprendo il discorso

«La mia ex ragazza mi ha chiamato per dirmi che sta aspettando un figlio, mio figlio. Non potevo far finta di nulla, per quanto io posso odiarla, quella piccola creatura non ha responsabilità. Ho preso il primo aereo disponibile e sono tornato qui a Roma. »

Alis ha un'espressione sconvolta sul viso, non riesce a credere alle mie parole. Nella sua espressione riesco a notare anche un pizzico di sollievo, forse perché credeva fosse lei il problema, che era stata lei a causare il mio andar via.

Non dice una parola e allora cerco di rincuorarla, per quanto mi è possibile. Dopo questa bella batosta, non credo sia così facile rincuorare qualcuno

«Ho letto tutti i tuoi messaggi e visto tutte le tue chiamate, ma non rispondevo perché non sapevo come spiegarti quanto successo. Probabilmente se non ci fossimo mai incontrati, avrei continuato questo mio silenzio...»

«Molto egoistica questa cosa, non trovi?» afferma bruscamente «Non credi che una motivazione mi fosse dovuta? Avrei preferito, proprio come adesso, la verità. Ho pensato al peggio, credevo ti fosse successo qualcosa, credevo di averti fatto qualcosa io, non riuscivo a motivare questa tua scelta. Per quanto mi faccia male tutto questo adesso, sapere che non tornerai a New York e sapere che il primo e l'unico ragazzo che stava riuscendo ad entrare nel mio cuore, ne già uscito, in un battito di ciglia, preferisco la verità, sempre.» Afferma con tanta rabbia queste parole, ma le ultime sono quelle che mi hanno colpito come mai avrei immaginato. Io sono la causa della sua tristezza, le ho fatto abbattere il muro che sempre ha avuto con i ragazzi e ora la lascio così con il cuore spezzato.

«Alis, io...» tento di parlare ma lei mi blocca

«Tommaso, no, per favore. Lasciami sola ora, sono molto stanca e voglio riposare» mi dice, girandosi sul fianco sinistro cosi da potermi dare la schiene

«Va bene, come vuoi. Io sono qui fuori, per qualsiasi cosa» affermo uscendo dalla stanza, senza ottenere risposta, ma ricevendo un forte cazzotto nello stomaco quando la sento piangere.

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