Capitolo 2

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Ore 08:30. Squilla il telefono.
"Dannata sveglia" borbotto.
Questa mattina devo mettermi all'opera... sento il bisogno di trovarmi un lavoro estivo. Vorrei, anche quest'anno, essere assunta all'interno di un'azienda di abbigliamento, per avvicinarmi sempre di più alla realizzazione del mio sogno, diventare una stilista.
Sin da piccola adoravo disegnare vestiti e spesso mi divertivo nel metterli assieme per presentarli ai miei potenziali clienti (nel mio caso il pubblico e i presenti clienti erano le mie barbie, piccolo dettaglio irrilevante). Crescendo ho capito che la mia non sarebbe rimasta solo una passione, ma avrei fatto di tutto perché riuscissi a farne un lavoro, il problema era solo uno... come lo dico ai miei?

* la domenica precedente*
Ieri notte, non riuscivo a prendere sonno a causa di un pensiero che mi tormentava ormai da tanto: trovare un modo per dire a mamma e papà,durante la colazione del giorno dopo, la decisione che avevo preso già da tempo: non seguire le loro orme. Ne parlo spesso con Lucas e lui mi ha sempre detto che all'inizio non sarebbe stato facile, ma poi lo avrebbero accettato perché mi vogliono bene e vogliono soltanto che io sia felice.
La domenica è, da sempre, la giornata che trascorriamo in famiglia, cerchiamo di organizzare ogni volta un'attività diversa, ad esempio gita in barca, giocare a tennis,pranzo nel nostro ristorante preferito... insomma qualsiasi cosa purché ci fossimo tutti e quattro. L'unica cosa che non cambia è la colazione: pancake allo sciroppo d'acero, waffles, uova strapazzate, bacon affumicato e chi più ne ha più ne metta.

Mentre mangiamo decido, finalmente, di dire ai miei ciò che mi frulla nella testa da un po'.
«Mamma, papà, ho bisogno di parlare con voi» rompo il silenzio.
«Certo tesoro, dicci pure» risponde mamma.
«So che non sarete d'accordo con la mia decisione, però ho scelto di studiare al Fashion Institute of Technology, qui a New York» dico tutto d'un fiato.
«Alisia, perché hai preso questa decisione? Ne avevamo già parlato» chiede mio padre
«Papà io amo disegnare e realizzare vestiti, lo sai, è così sin da quando ho otto anni. Ho provato a convincermi del fatto che fosse solo una passione, ma più crescevo più volevo davvero fare questo nella vita. Vorrei creare una mia linea di moda e potrei continuare ad elencarti le altre mille cose che mi piacerebbe realizzare, ma per questo abbiamo tempo, ore vorrei semplicemente sentire cosa ne pensate e sapere se mi appoggerete» affermo
Mia madre si alza e viene vicino a me dicendomi «Alisia, credo di poter parlare sia a nome mio che di tuo padre. Non ti nascondo che entrambi ci aspettavamo tu scegliessi di studiare medicina, questa tua scelta ci ha un po' spiazzati, però sei sempre la nostra bambina, ti vogliamo bene e qualsiasi scelta tu faccia, noi la appoggeremo, vogliamo solo che tu sia felice.... se questa è ciò che vuoi, non faremo nulla per farti cambiare idea, anzi saremo al tuo fianco per qualsiasi cosa.» conclude mia madre.
«Concordo con tua madre in tutto e ricorda, se ti servono soldi non esitare a chiedere. So benissimo quale sarà la tua risposta, però ricorda che se ti serve aiuto, noi siamo qui.» si intromette mio padre.
«Grazie mille davvero papà, ma rifiuto l'offerta. Vi voglio davvero bene e vi ringrazio per aver accettato la mia decisione. Siete i genitori migliori del mondo» affermo e, subito dopo, spunta sul mio viso un sorriso a trentadue denti.
Wow, sono molto sollevata, non immaginavo sarebbe stato così semplice, credevo iniziasse la terza guerra mondiale non appena avessi parlato con i miei genitori e invece no.
Mi giro nella direzione di mio fratello che mi sta guardando con un'espressione come per dire "vedi? te lo avevo detto che le tue paranoie erano inutili."

Mi alzo dal letto, mi preparo velocemente e scendo in cucina.
Noto che i miei genitori non ci sono, ma hanno lasciato un biglietto sul tavolo della cucina con su scritto

"Tesoro, abbiamo appena saputo di dover andare ad un convegno fuori città, staremo via tre giorni, mi raccomando fa la brava. Ti vogliamo bene"

Ottimo, avrò casa tutta per me, beata solitudine.
Ho sempre amato passare del tempo da sola, non per organizzare festini o cosa, ma per avere un po' di libertà di cui ogni adolescente ha bisogno. Poter mangiare guardando un film, oppure mettere la musica a tutto volume senza preoccuparmi di dare fastidio a qualcuno.

Decido di fare colazione e nel mentre mi arriva un messaggio da Corinne

Alis, che ne dici di un pomeriggio tra ragazze? Mi accompagni a fare un po' di shopping?
Immagino la sua faccia supplichevole e decido di accontentarla

Va bene, come posso dirti di no?

Perfetto, passo a prenderti subito dopo pranzo.

Dopo aver letto il messaggio, decido di prendere il mio computer e mettermi alla ricerca di qualche casa di abbigliamento che cerca personale. Dopo circa un' ora trovo ciò che fa per me.

Fashions' Store cerca stagista con competenze nell'ambito della moda per il mese estivo. Ottimo stipendio.
Se hai questi requisiti, recati nel mio negozio (ho indicato la via alla fine dell'annuncio) e chiedi della signora Leyla.

Oggi è la mia giornata fortunata. Prendo le chiavi della mia auto e mi dirigo al negozio.

«Buongiorno sono qui per il colloquio di lavoro, cerco la signora Leyla» entro nel negozio e dico alla commessa che mi viene verso di me per accogliermi.
«Salve, gliela chiamo subito» mi risponde la ragazza.

Dopo poco viene nella mia direzione una bella donna, avrà una quarantina d'anni, alta con dei lunghi capelli lisci color caramello, leggermente truccata, con delle lentiggini poco marcate e ben vestita "ovviamente scema, essendo una stilista ha per forza buon gusto" ecco che appare la mia coscienza, sempre nei momenti meno adatti.

«Buongiorno, piacere Leyla, tu sei?» mi chiede sorridente, porgendomi la mano.
«Buongiorno, io sono Alisia» rispondo stingendole la mano.
«Seguimi nel mio ufficio» annuisco e mi dirigo nella sua direzione.
Inizio a guardarmi intorno, probabilmente facendomi notare. Le parenti, come la porta, sono in vetro, difronte quest'ultima c'è una grande scrivania color laccato bianco lucido e, abbinata ad essa una poltrona con le rotelle e due sedute da ufficio in pelle bianca. Ciò che mi colpisce di più è l'enorme lampadario in vetro di Murano trasparente.
«Oltre che buon gusto in fatto di abiti, lo ha anche nell'ambito del design di interni» credevo di averlo unicamente pensato, invece nel momento in cui il mio presunto capo mi risponde «Mi fa piacere che è di tuo gradimento l'arredamento» riesco a capire che mi ero sbagliata e ciò mi porta ad arrossire.
«Non preoccuparti, per me e un complimento» afferma Leyla vedendomi in difficoltà.

In circa trenta minuti di colloquio mi ha posto tante domande, mi ha chiesto come fosse nata la mia passione per la moda e se,per il futuro, avessi scelto lavorare in questo campo.
«Alisia,mi ha fatto molto piacere parlare con te, sei una ragazza davvero ingamba è proprio per questo non posso farti scappare. Sei assunta, ci vediamo domani mattina alle 8:30, mi raccomando, sii puntuale» mi dice.
«La ringrazio davvero tanto per questa opportunità, non la deluderò» affermo ed esco dal suo ufficio ringraziando.

Sono le 12:15. Torno a casa per cucinare un pranzetto abbastanza veloce, mangio e decido di allungarmi sul divano, per rilassarmi un po' in compagnia di un buon caffè, mentre aspetto Corinne che arrivi.
Apro i miei social, inizio a scorrere un po' la bacheca e inizio a pensare a quanto queste piattaforme online riescano ad influenzare le nostre vite. Noi ragazzi, ma con il passare del tempo questa ossessione si sta trasferendo anche negli adulti, ci assicuriamo di aver condiviso online ogni singolo attimo delle nostre vite, piuttosto che vivere appieno il momento. Io sono la prima ad avere dei social e a pubblicare foto e video, ma non condivido il farlo h24, in qualsiasi situazione ci troviamo.
Un'altra cosa sbagliata che ci trasmettono questi social è il proporci il corpo 'perfetto' ciò accade mostrandoci foto di modelle e noi,da qui, crediamo di essere inadatte...ma chi dice che questi siano i canoni di perfezione?
Sarei potuta andare avanti per ore, ma, fortunatamente miei pensieri vengono interrotti dal telefono che squilla

«Ali sono qui fuori, non farti aspettare troppo eh» dice Corinne
«Eccomi» rispondo. Prendo le chiavi di casa, la borsa ed esco.

Iniziamo a girare per il centro.
Dopo essere entrate in tremila negozi, aver aspettato che la mia migliore amica provasse una quantità indefinita di vestiti e aver fatto merenda nel nostro bar, Corinne mi riaccompagna a casa e la invito a rimanere a cena da me.
Ovviamente accetta e decidiamo di ordinare delle pizze.
Abbiamo mangiato e subito dopo decidiamo di mettere un film alla tv, però nessuna delle due lo ha guardato fino alla fine, perché siamo crollate come delle pere secche sul divano.

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