Capitolo 16

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Alis
Devo trovare un modo per non far capire ai miei amici dove sto per andare, inizierebbero a rimproverarmi e avrebbero tutte le ragioni del mondo, però io ho bisogno di parlare con Tommaso, guardarlo negli occhi e urlargli contro quanto sia stato uno stronzo.

Pensando ad una scusa da mettere ai miei amici, la più plausibile che mi viene in mente è quella di dire loro di dover andare a comprare una qualsiasi cosa al supermercato e, anche se vorrei essere il più presentabile possibile, di certo a fare spesa non posso andare con tacchi e minigonna, quindi dovrò trovare qualcosa di più comodo, ma che non mi faccia sembrare una pazza.
Indosso un jeans wide leg, un top rosa e le converse.

«Ragazzi, esco un attimo, vado al supermercato più vicino e torno» affermo con la voce un po' tremante
«Vuoi farti accompagnare?» chiede Corinne
«No tranquilla, non preoccuparti, ne approfitto per ascoltare un po' di musica» rispondo uscendo dall'appartamento

Non appena esco di casa, indossi le cuffie e inizio a scorrere la playlist del mio telefono alla ricerca di una canzone che possa calmare la mia ansia e i miei nervi. Sono tesa come una corda di violino, non mi sentivo così nemmeno il giorno in cui ho detto ai miei genitori che non avevo intenzione di seguire le loro orme.

Scorrendo ogni canzone del telefono, decido di ascoltare Classic degli MKTO. Questa canzone mi da sempre una grande carica.

Circa a metà canzone mi rendo conto che sto girovagando senza una meta, dato che non avevo scritto a Tommaso come gli avevo detto, quindi decido di prendere il telefono e di scrivergli un messaggio.

Ciao, io sono uscita di casa, dove ci vediamo?

In attesa di risposta mi siedo sul muretto situati difronte il Colosseo e, poco dopo, la canzone viene interrotta dalla notifica del telefono

Non ci speravo più ormai, comunque ti mando la posizione, incontriamoci lì

Apro Google Maps e inizio a seguire le indicazioni. Dovrei essere a circa dieci minuti.

"Gira a destra e a 150 metri la destinazione è sulla destra"

Queste sono le ultime parole che riesco ad ascoltare. Inizio a sentire voci in lontananza, luci attorno a me e riesco a vedere in maniera offuscata il volto di un uomo che, nel panico, sta telefonando. Urla, cerca di chiedere aiuto, ma nessuno sembra ascoltarlo. Poco dopo si avvicina a lui un ragazzo, che inizia ad accarezzarmi i capelli e il volto. Le carezze sono familiari, ma non riesco a riconoscerlo. Inizia a scendere un silenzio tombale e mi addormento.

Tommaso
Sento un boato e corro subito in mezzo la strada per cercare di capire cosa sia successo, e non appena arrivo in prossimità del luogo, vedo dei lunghi capelli neri corvino e non riesco a credere ai miei occhi. Alis è allungata sull'asfalto e da quello che riesco a capire, una macchina l'ha investita mentre lei stava attraversando. L'uomo al volante è in preda al panico e inizio a correre per raggiungerlo, anzi raggiungere Alis.

«Aiuto, aiuto, non so cosa fare, stava guardando il cellulare ed è sbucata!» urla l'uomo sulla cinquantina
«Signore, ha chiamato il pronto soccorso?» Domando in preda al panico
«Si, l'ho fatto. Lei conosce questa ragazza?» mi domanda
«Si è una mia amica» rispondo, mentre mi siedo a terra accanto ad Alis, cercando di tenerla quanto più sveglia possibile.
Ha il labbro rotto, sangue sulla fronte e graffi ovunque.
Il mio cuore va a mille.
Questa è tutta colpa mia, se non le avessi chiesto di vederci, tutto ciò non sarebbe accaduto, lei starebbe ancora bene.
Spero solo non sia accaduto nulla di grave, non credo riuscirei mai a perdonarmelo.

Arrivano forze dell'ordine e ambulanza e io chiedo a quest ultimi di poterla accompagnare. Inizialmente non accettano, ma quando capiscono che sono l'unica persona che lei conosce qui a Roma, acconsentono.
Dopo circa 15 minuti arriviamo in ospedale, durante tutto il viaggio ho guardato e tenuto la mano ad Alis, pregando che si svegli e che stia bene.

"Codice giallo, ragazza diciottenne, investita. Leggero trauma cranico"
Queste sono le uniche parole dei medici che riesco a capire, tutto il resto sembra arabo alle mie orecchie.
Voglio entrare con lei, non voglio lasciarla sola, ma i medici non me lo permettono.

Sono in sala d'attesa, camminando avanti e dietro nervosamente. Non so cosa fare. L'unica cosa che mi viene in mente è chiamare Noah.

«Amico, ma sei pazzo, è mezzanotte, cosa vuoi?» domanda con voce roca, probabilmente l'ho svegliato.
«Noah, ti prego, vieni in ospedale, ti mando la posizione. Alis ha avuto un incidente, poi ti spiego» affermo e inizio a sentire un baccano allucinante. Corinne piange, Kyle è in preda al panico e Noah cerca di calmare entrambi.

≈≈≈≈≈≈≈≈≈

«Cosa cazzo le hai fatto, stronzo» Corinne inveisce contro di me e ha tutte le ragioni del mondo.
Noah cerca di allontanarla da me per tranquillizzarla e intanto io cerco di spiegare a tutti loro cosa è successo, partendo dalla sera al bar, quando ci siamo incontrati dopo tempo, quando le ho chiesto di vederci e come siamo finiti qui, in ospedale, a sperare che tutto vada bene.

«Io non posso crederci, e adesso quel bastardo che l'ha investita la passera liscia?» domanda Kyle
«Non lo so ragazzi, io quando sono andato via ho lasciato l'uomo che guidava la macchina a parlare con le forze dell'ordine, sapremmo sicuramente cosa fare» cerco di essere il più sereno possibile, ma il realtà il mio cuore va a mille.
«Ma tu perché sei sparito? Si può sapere che cosa hai nel cervello? Sopratutto dopo che lei si era aperta con te, tu cosa hai fatto? Sei scappato» afferma Corinne con gli occhi pieni di lacrime
«Lo so, ho sbagliato, ma non mi sono allontanato per colpa sua, sono successe cose qui a Roma, che vorrei spiegare prima a lei. Spero di riuscire a chiarire tutto e poi sparirò dalla sua vita, anzi da tutte le vostre vite. Ho creato già abbastanza problemi.» dico loro, e poi mi dirigo a prendere 4 caffè.

Alis
"Tommy, dove sei"
Inizio a parlare nel sonno, probabilmente senza cognizione di causa.

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