CAPITOLO 8

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CAPITOLO 8

Per far si che un disegno venga bene servono poche cosa:

1.            Una matita, ovviamente senza una matita non puoi disegnare

2.            Qualcosa su cui disegnare, andrebbe bene anche la pelle di qualcuno

3.            Una gomma, la gomma è fondamentale

4.            Ispirazione, altrimenti le cose elencate prima non serviranno a nulla

5.            CONCENTRAZIONE, senza di essa non si avrebbe ispirazione e di conseguenza nulla di quello che si è detto prima

Ecco, in questo momento la concentrazione ed io non siamo in buoni rapporti. Di solito ogni volta che prendo una matita è come se in essa tutta la pace e la tranquillità racchiusa in essa si trasmettessero in me e mi dessero la fatidica concentrazione. Ma purtroppo nella nostra situazione sentimentale ( io e la matita) si è intromesso il cellulare, facendo cadere tutta la mia attenzione su di esso e distogliendola dal foglio. È normale che il tuo ragazzo non ti consideri per due giorni? Ormai Gabriel ha ripreso gli allenamenti e sembra che anche agli intervalli mattutini lui e la sua squadra si devono allenare, per ‘’ recuperare tutti gli allenamenti che hanno perso questi cani ‘’ diceva l’allenatore. Stavo anche io nascosta in un angolo della palestra, insieme a Noe, come delle ladre che si preparano a rapinare una banca. Per fortuna nessuno ci ha scoperte … appena l’allenamento è finito e i giocatori sono andati nello spogliatoio, siamo sgattaiolate fuori. Ho dovuto tirare Noe per un orecchio, perché sembrava entusiasta di entrare nello spogliatoio e saltare sopra Giò, ma due cose l’hanno trattenuta: la sua aspirante vendetta e io che la costringevo a camminare dalla parte opposta. Appoggio il cellulare sul foglio e con l’altra mano prendo la matita prima appoggiata a terra e comincio a fare qualche bozza. Ero nella stanza di arte, nel semiterrato, nel mio solito angolino di relax e alternavo lo sguardo dalla punta della matita sul foglio allo schermo del cellulare che, come se volesse irritarmi, era sempre spento. Gabriel si starà ancora allenando? Spero per lui di si. Gli ho mandato almeno una decina di messaggi. Non mi ha risposto e ho il terrore di vedere se gli ha letti. Se fosse così significherebbe che, anche se gli ha letti, non mi ha voluto rispondere. Preferisco l’idea che non abbia potuto. Appoggio la testa sul muro e guardo il disegno davanti a me, due fantastici occhi di lupo, dorati e magnetici. Riconosco subito il tratto marcato, la fantasia del disegno quasi stilizzato. Dave. Come se lo avessi chiamato, il mio amico entra dalla porta mangiucchiando delle patatine. Chiude la porta con un calcio e senza dire una parola si siede affianco a me. Prende tre patatine e le infila tutt’una volta in bocca, masticando furiosamente, con la mascella contratta e i denti che stridono al contatto. Ha lo sguardo furioso, puntato verso il muro, ma dubito che stia studiando qualche disegno. Rivolgo la testa verso di lui e so che qualsiasi parola dirò, scatenerò la sua follia. ‘’ allora … ‘’       ‘’ mi ha invitato e allora io sono andato … ma tu ti immagineresti mai che proprio quando c’ero io … ah … ma sai che hanno fatto? La scena del bacio! Ma non l’hanno proprio fatta, il produttore ha detto … maledizione! Ma ti rendi conto? E io che devo andare a vedere quella stupida rappresentazione … Giulietta e Romeo erano stupidi e sono morti, per una stupidaggine poi! Scusa, ma tu non vedi che quello vive ancora? Che ti uccidi a fare! Che spreco di vite … e poi dicono … ‘’ esclama scattando in avanti e gesticolando con le mani, dicendo altre parole incomprensibile perfino per me ‘’ Dave ‘’ cerco di chiamarlo con voce dolce, ma lui non si ferma troppo concentrato sul suo discordo che soltanto lui riesce a comprendere ‘’ Dave! ‘’ lo chiamo di nuovo con voce più alterata. Lui si blocca e mi guarda, come se si fosse accorto solo ora della mia presenza ‘’ tu hai sempre adorato la storia di Giulietta e Romeo! ‘’ ed è vero! Ha sempre amato la loro storia, perché già da piccolo era un romanticone. Forse perché quando era incinta, la mamma di Dave leggeva romanzi romantici classici, o soltanto storie d’amore. A volta anche di principesse, ma solo nel periodo che pensava che Dave fosse una femmina. ‘’ non l’ho mai detto … ‘’ sussurra lui incrociando le braccia al petto e le gambe. Alzo un sopracciglio ‘’ non mentirmi! Ti conosco molto meglio di chiunque altro! ‘’     ‘’ anche di mia madre? ‘’ alzo gli occhi al cielo ‘’ la tua famiglia non conta ‘’     ‘’ se non mi sbaglio tu sei una specie di sorella, quindi rientri nella mia famiglia ‘’ mi gratto la testa ‘’ lasciamo stare questo argomento, ritorniamo al problema principale … hai visto Jess e Trotta, ehm … baciarsi? ‘’ sospira ‘’ Charlie ma mi ascolti quando parlo? Ho detto che stavano per farlo ma poi non lo hanno più fatto ‘’  sbuffo rassegnata, omettendo la parte in cui dichiaro di non aver capito nulla di quello che ha detto precedentemente, dico ‘’ in che senso non lo hanno più fatto? ‘’ Dave, fa una smorfia di rimpianto e si morde il labbro inferiore ‘’ il professore vuole che il bacio sia spontaneo e vero, non provato ripetutamente ‘’ sbatto più volte le palpebre ‘’ è un bene no? Sapevi già che si dovevano baciare, in questo modo li vedrai baciare solo una volta ‘’      ‘’ non si baceranno solo una volta … ‘’        ‘’ ma Jess mi ha detto che solo uno è il BACIO, gli altri sono dei bacetti da bimbi dell’asilo ‘’ Dave sorride divertito ‘’ tu non hai baciato nessuno fino alla terza media ‘’ dice divertito. Strappo il foglio dal blocco lo accartoccio e lo lancio a Dave, troppo impegnato a ridere ‘’ non ne voglio parlare! ‘’ dico cercando di trattenere anche io una risata ‘’ ah, si! E lo hai dato grazie al gioco della bottiglia. Ti è capitato bene, se non ricordo male ‘’ aggrotto le sopracciglia ‘’ ricordi male! Era un bruttone, secchione, e anche sfigato ‘’ lui si drizza a sedere ‘’ ehi! Ferisci i miei sentimenti ‘’ già. Il mio primo bacio lo avevo dato al mio migliore amico, ma subito dopo ho vomitato. Letteralmente. Ma non gliel’ho mai detto. E non gli ho neanche detto che alle elementari ho dato un primissimo bacio al mio compagno di banco. Mi doveva un favore e in quel periodo vedevo film d’amore che mi misero in testa la strana voglia di assaporare questa nuova sensazione. A quei ricordi arrossisco. ‘’ appena entrato mi sembravi turbata … c’è qualcosa che non va? ‘’ mi chiede gentilmente Dave, appoggiandosi di nuovo sul muro affianco a me ‘’ forse … ‘’ mi da una pacca sulla spalla ‘’ dai, spara ‘’ alzo le spalle ‘’ Gabriel non risponde hai messaggi e non ci vediamo da minimo due giorni. Non ricordo neanche il suo volto … ‘’ Dave alza gli occhi al cielo ‘’ esagerata! ‘’     ‘’ ehi! ‘’ lui ridacchia ‘’ hai provato a chiamarlo? ‘’        ‘’ ehm … ‘’ in effetti non ho neanche pensato di chiamarlo: uno perché non volevo essere esasperante e due … perché non mi è venuto proprio in mente. ‘’ non lo hai chiamato! Fallo subito! ‘’ dice con voce esigente Dave, continuando a ripeterlo finchè non esclamo ‘’ okay, okay, adesso lo chiamo. Ma stai un po’ zitto, sirena dei miei stivali ‘’ lui alza un sopracciglio ma si zittisce. Cerco tra la rubrica il numero di Gabriel e quando l’ho trovato spingo il tasto verde. Mentre squilla mi mordicchio le unghia e penso che se starà agli allenamenti non mi risponderà, se invece … ‘’ pronto? ‘’      ‘’ Gabriel! ‘’ ma ci metto un po’ per capire che non era la voce del mio ragazzo ma una femminile. Famigliare. ‘’ mi dispiace ma Gabe è impegnato in questo momento. Puoi dire a me, glielo riferisco senza dubbio ‘’ serro gli occhi  e le labbra in un impeto di furia e istinti omicidi ‘’ Silvia, come fai ad avere il cellulare di Gabriel? ‘’ lei ridacchia ‘’ tesoro, quanto sei dolce quando fai l’ingenua! ‘’ mi concentro sui rumori che superavano la sua voce. Non erano certo suoni caratteristici di una palestra. Mormorii, risate, rumori di bicchieri e passi tranquilli … rumori tipici dei bar ‘’ Silvia, sul serio … dov’è Gabriel? ‘’ sfuggo di proposito allo sguardo incuriosito di Dave mentre un peso mi cala sul petto. Potrebbe tranquillamente aver preso il cellulare dal suo borsone mentre era occupato ad allenarsi. Ma … se non si fosse proprio allenato? Allontano l cellulare dall’orecchio e metto il vivavoce, mentre Silvia dice qualcosa di ridicolo forse a una sua amica. Senza chiudere la chiamata vado a vedere i messaggi che avevo inviato a Gabriel. Letti. Tutti letti, senza una risposta, circa una mezzoretta fa. Il peso diventa più grande. Tolgo il vivavoce  lo riavvicino all’orecchio ‘’Silvia sto perdendo la pazienza. Dov’è Gabriel? Come fai ad avere il suo cellulare? ‘’       ‘’ oh, la sfigatuccia sta perdendo la pazienza … che paura! ‘’ mi prende in giro ‘’ stai tranquilla, non l’ho mangiato. Almeno non tutto ‘’ ride, accompagnata dalle sue amiche, come se trovasse questa situazione divertente ‘’ e poi … ‘’ continua ‘’ … lo sto facendo divertire. Sai … lo soddisfo in certi bisogni …  ‘’ riesco a sentire la risata di Gabriel in lontananza, poi solo il bip della chiamata terminata.

Non Lasciarmi MaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora