Capitolo Ventidue

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In quel momento tutti i ragazzi si trovavano in ospedale.
Avevano precedentemente seguito l'ambulanza facendosi trovare lì nello stesso momento in cui portarono Jimin dentro una sala operatoria intensiva.

Impossibile spiegare lo stato d'animo che impossessava ognuno di loro, era difficile da decifrare il 'come sentirsi' dopo una scena simile, dopo una notizia simile.
Le loro gambe avevano smesso di reggere già molto tempo prima, ed infatti erano tutti seduti su quelle scomode sedie, inoltre avevano tutti gli occhi troppo rossi e gonfi per poter mettere a lucido la situazione circostante soprattutto sé, poco giù di lì, continuavano a scendere lacrime senza pietà.

Yoongi, aveva dopotutto la stessa situazione degli altri amici ed infatti se ne stava in disparte, senza prendere parte al gruppo, seduto in silenzio con la testa fra le mani mentre pensava. Pensava a ciò che aveva visto, quello che aveva potuto evitare e pensava a come avrebbe affrontato questa situazione in quello stato: nello stato di colpevole.

Proprio così, si sentiva colpevole di quello che era successo al suo migliore amico e solo allora poté vedere e toccare con mano quanto importate possa essere parlare con sincerità invece di nascondersi dietro ad un dito.

E mentre ripensava ancora e ancora a quel che era successo, il suo telefono irruppe quel tragico silenzio, facendolo balzare ed innervosire ancora di più.
Era Yuna.

Si alzò di scatto passando davanti ai ragazzi, senza degnarli di sguardi o segnali, uscendo velocemente fuori.

"Pronto?" rispose con tono freddo

"Yoongi-ah, finalmente mi rispondi. Dove sei?"

"Dove vuoi che sia, sai cosa è successo?"

"No che non lo so, sono stata tutto il giorno fuori con mio padre. Quindi?"

"E allora se sei stata con tuo padre hai dovuto sapere per forza che uno dei suoi idol è in condizioni gravi finito su un letto di ospedale, mh?"

"Cosa? Quindi le notizie su Park Jimin sono vere?"

"Sono più che vere"

"Oh mio Dio, mi dispiace tanto. Stiamo arrivando"

"No Yuna, non veni-"

"Sta zitto Yoongi, arrivo subito. Mio padre nel frattempo metterà a tacere queste voci prima che tutto il mondo si faccia trovare sotto l'ospedale"

"Yuna davvero non è il caso"

"È il tuo amico, sicuramente sei giù, ed io sono la tua ragazza, ho l'obbligo di starti vicino"

"Fa come vuoi" Yoongi si rassegnò ancora una volta, non avendo la forza o la voglia di controbattere, staccando la chiamata.
Si portò le mani in faccia facendo un respiro profondo, pronto a rientrare in quella tragica realtà finché, inaspettatamente, non si sentí toccare la spalla

"Che hai?" chiese Hoseok guardandolo

"Oh, Hoseok" si voltò "nulla, sono solo preoccupato" annuí Yoongi grattandosi la nuca

"Stavi parlando con Yuna, vero?"

"Mi hai sentito?"

"Beh, ho sentito un pò la conversazione e, di la verità, ti sta sul cazzo?"

"Abbastanza Hobi, abbastanza" sussurrò

"E perché stai con lei?"

"Non voglio essere meschino contro me stesso o i miei sentimenti ma adesso ho tutto ciò che avevo sempre desiderato, non posso lasciarlo andare così. Devo stare con lei, assolutamente"

"Perché ovviamente è la figlia del tuo capo e hai paura che lasciandola potrai dire addio alla tutta la tua carriera, mh?"

"Esatto" abbassò la testa

"E quindi vivrai sempre con la convinzione di amare qualcun'altro..." iniziò Hoseok indicando verso la stanza di Jimin "...senza poterlo mai avere?"

"Beh io ci considero come la-"

"Sisi, la pioggia nel pineto, ho capito, basta. Ma lo sai Yoongi-ah? La pioggia prima o poi tocca il terreno, non può rimanere sempre sulle foglie" sorrise Hoseok facendogli l'occhiolino per poi rientrare dentro.

Yoongi lo guardò e si morse le labbra. Iniziò, in effetti, a riflettere sulle parole di Hoseok che, per quanto troppo superficiale e paranoico potesse essere a volte, aveva davvero ragione.
La pioggia, prima o poi, avrebbe toccato il terreno, non poteva restare sempre sulle foglie, non poteva evitare che le due anime potessero danzare assieme senza mai bagnarsi.

-

Tutto intorno a me iniziò ad essere scuro ed io non potevo fare altro che tenere gli occhi chiusi. Avevo paura che Taemin prima o poi sarebbe comparso dal nulla per uccidermi, anche sé non riuscivo bene a determinare il battito del mio cuore, quindi avrei potuto tranquillamente essere già morto senza saperlo.
La sensazione lacerante, infatti, che quello strozzamento mi aveva portato sul collo non la sentivo più e quindi finalmente avrei potuto respirare l'aria senza nessun impedimento, ciò significava solo che in quel momento Taemin non poteva raggiungermi.

Come un bambino, posto davanti alla sua paura più grande, decidi di contare fino a tre e aprire gli occhi dopo l'ultimo numero così che potessi farmi forza e capire cos'era realmente successo.

Lo feci e rimasi shoccato.

Sembrava un mondo mistico-fantastico, logicamente mai visto prima d'ora.
Davanti a me, grosse e possenti pineti si alzavano verso al cielo che era ricoperto da nubi grige dalla quale scendeva una leggera pioggerellina. Il terreno era completamente ricoperto di foglie, tranne che per un piccolo sentiero, nel quale effettivamente mi trovavo, cosparso da sassolini. Il tutto veniva soggiogato da una luce fioca ma allo stesso tempo primaverile e che quindi, grazie a quel tepore, mi aiutò ben presto mettere a fuoco tutto.

C'era un viale a due strade.

Dal lato destro riuscí ben a vedere la mia più grande passione: il mare. Sembrava essere così calmo, tranquillo, caldo, ideale per perfette passeggiate senza fretta, senza nessuno scadere di tempo.
Dall'altro lato, invece, potei benissimo notare una foresta fitta, scura e cupa, dove probabilmente avrei semplicemente rischiato lasciandomi a capofitto.

Scossi la testa rimanendo fermo su quei due sentieri cercando di fare ordine fra i miei pensieri.
Mi iniziai a guadare intorno, sentendo qualcosa provenire da fuori, dei rumori insistenti, forti.

D'improvviso tutto mi sembrò scomparire e mi chiedevo com'era possibile essere arrivato in quel posto, diventando trasparente ogni secondo di più.
Quei rumori assieme ad una luce rossa, leggera certo ma anche insistente, iniziò a farsi sempre più viva in quello strano mondo e solo allora potei avere chiaro ciò che realmente stava succedendo.

Quelle due strade erano la vita, la foresta, e la morte, il mare. Ero stato fortunato a dover scegliere dove andare, cosa fare, e per una volta ero padrone del mio destino e delle mie scelte.

Di questo viaggio mistico chissà se ne avrei mai avuto ricordo, ma non dovevo concentrarmi sui punti sbagliati, avevo la mia vita fra le mani e per una volta capii ciò che dovevo fare.

"Rain in the pine grove"// Yoonmin (completata) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora