Capitolo Ventitré

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I ragazzi erano all'oscuro di tutto. Ormai aspettavano da ore e ore intere per sapere qualcosa e, d'altro canto, avevano capito la gravità della situazione.
Se ci fosse stato una svolta glielo avrebbero subito comunicato, quindi iniziarono a pensare al peggio. E lo fecero perché si stavano rassegnano, arrendendo.

"Cosa credete che ci sia al di sotto?" alzò un sopracciglio Hoseok interrompendo quel silenzio sempre più cupo e pesante

"In che senso?" corrugò la fronte Namjoon alzando lo sguardo

"Perché non si sveglia?"

"Non si sveglia? Cosa vuol dire che non si sveglia?" si intromise Taehyung mordendosi le labbra

"Oh, lo farà state tranquilli ragazzi" annuí Namjoon sorridendo leggermente "Jiminie non ci lascerà da soli"

"Sei così sicuro di te Nam, e se.." Jin iniziò ma Yoongi lo frenò subito, irritato da quella brutta piega che aveva preso la conversazione, spingendolo di malo modo

"Sta zitto!" esclamò "E sé cosa? Lui deve svegliarsi e lo farà?" assottigliò lo sguardo stringendo i pugni.

Jin sobbalzò leggermente alla sua relazione e fece un passo indietro permettendo a Namjoon di mettersi davanti. Rimasero tutti shoccati, bloccati.

"Che cazzo ti prende Yoongi, eh?" lo guardò Namjoon

"Sono ore che questo silenzio mi sta uccidendo, sono ore che vi sento solo sospirare e arrendervi. Non posso stare fermo a guadare!"

"E tu? Lo sai che non dovresti nemmeno esserci qua! Te ne rendi conto o no?" si intromise Jungkook scaldandosi più del dovuto "dobbiamo ricordarti le cose o lo fai da solo?"

Yoongi si passò la lingua sui denti guardando Jungkook dritto negli occhi. Non aveva il coraggio di controbattere perché non ne era esattamente nelle condizioni per farlo. Nel pensare quelle cose di lui, i ragazzi, avevano ragione e lui lo sapeva.
Si sedette, infatti, subito dopo portandosi le mani in faccia non preoccupandosi stavolta delle sue emozioni: iniziò a piangere.

"Yoongi hyung" sussurrò Jungkook appena si rese conto di quello che aveva involontariamente creato "scusami per averti risposto così, non dovevo" gli poggiò una mano sulla spalla provando ad averci un contatto, ma fu impossibile.

Il maggiore si tolse immediatamente la mano di Jungkook di dosso e, sotto lo sguardo ancora sbigottito degli altri, uscì fuori non curandosi del frastuono che causò una volta alzatosi dalla sedia.

Si fece spazio mettendosi accanto alla porta e tirò dalla sua tasca un pacchetto di sigarette, insieme ad un accendino. Ne tirò via una e la portò alla bocca dandole fuoco prima di poter aspirare quel fumo grigio che gli attraversò i polmoni bruciandogli la gola.
Non lo faceva spesso, ma in quel momento era l'unica valvola di sfogo che aveva.

Non c'era bisogno di ricordare quello che aveva fatto, quello che era successo a causa sua. Sapeva di essere in parte colpevole, sapeva di aver sbagliato ma era semplicemente terrorizzato.
Lui, Min Yoongi, era terrorizzato dalla società e dai suoi ideali.

La sua famiglia non lo aveva mai nemmeno seguito, non voleva saperne di lui, delle sue vittorie, delle sue sconfitte. Quale insegnamento avrebbe dovuto avere sull'amore, sul quella dolce sensazione che ti scalda il petto, se mai nemmeno l'aveva sperimentato.
L'unico posto felice era Jimin e l'aveva capito troppo tardi.

Scosse la testa e buttò il mozzone, in uno dei contenitori che li raccoglievano, voltandosi per tornare finalmente dentro quando, però, venne bloccato proprio da Yuna, che gli fermò il polso.

"Yoongi-ah, come stai?" lo guardò preoccupata

Pensando a quel che era giusto o sbagliato, Yoongi guardò Yuna per bene. Notò quanto ci tenesse a lui e al suo stato d'animo, quanto faticava per sopportare un tale burbero e affaticato di lavoro come lui, quanto lo amasse più di qualsiasi altra cosa.
Yoongi ne rimase dispiaciuto, continuando ad urlare 'scusami', nonostante lei non potesse sentirlo.

"Rain in the pine grove"// Yoonmin (completata) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora